03-11-2009
TARJA TURUNEN
Final Storm Tour 2009
Estragon, Bologna, 05/10/2009
di Nicola Tenani
foto Valentina Bonisoli
Setlist:
Enough
My Little Phoenix
She Is My Sin
Damned And Divine
Sleeping Sun
I Walk Alone
Ciaran's Well Solo
Ciaran's Well
Tired Of Being Alone
Lost Northern Star
Poison
Oasis
Over The Hills And Far Away
Sing For Me
If You Believe
Deep Silent Complete
Die Alive
La nostra volontà di assistere al live di Lady Turunen è indubbiamente dettata dal desiderio di conoscere un po' di più questa nordica regina del metal. Curiosità di sentire dal vivo la voce di una soprano che ha mosso i primi passi sui palchi interpretando melodrammi, e non cercandosi spazi alternativi dopo il conservatorio; curiosità di vedere fino a che punto, come lei ha in passato proclamato, l'uscita dai Nightwish è stata dettata dal desiderio di percorrere nuovi sentieri più gotici ed introspettivi. Non per ultima la rarità di vedere sul palco una musicista che ha la capacità di ammaliare folle di tutto il mondo con la sua presenza non strettamente legata alla bellezza, ma incrementata dalla grande mimica e dall'ottima mobilità intrinseca. Appagati! Tarja Turunen è realmente tutto ciò: un cocktail esplosivo di bellezza algida e crudele contrapposta a lampi di innocenza favolistica, in poche parole due ego che mescolano la crudeltà della matrigna con la purezza della figliastra Biancaneve. Nella prima parte del concerto un abito che la cattiva Grimilde avrebbe bramato con voluttà è stato poi sostituito dal candore di un corpetto e di una lunga gonna bianca, mentre la mimica facciale durante tutto il live, tra ammicchi complici con i compagni di stage ed il pubblico, si intervallava con asettici e dolorosi sensi di sfida tra i suoi nordici occhi indaco e le centinaia di sguardi dei presenti. In questo lo spettacolo è stato esemplare: nella sua unica data in Italia, Tarja ha esibito un'arte visiva e canora veramente degna dell'appellativo di regina del metal, senza mai risparmiare vocalità spesso oltre il DO sovracuto e mai scese al di sotto dell'eccellenza; ma ancor più importante, il fondamento del bel canto è stato onorato: timbro, colore, agilità della voce ne fanno un esempio di naturale maestosità canora nel saper coniugare estro e virtuosità con senso melodico. Non eccessiva la presenza del pubblico, considerando l'eccezionalità dello show offerto da Livenitaly (ottima l'organizzazione da parte di questo promoter che in ambito rock ha enormi possibilità di pianificazione negli eventi, tra cui prossimamente Porcupine Tree, Dream Teather ed Epica sono solo esempi dei blasoni proposti): una mia stima personale lo attesta di poco oltre le duecento unità (parliamo sempre di un riferimento importante del metal, con le oltre 500000 copie vendute in soli tre anni...) e di età tendente al molto giovane. Se pensiamo ad eserciti 'rapiti' dalla musica (?) di Lady GaGa o Tokyo Hotel, nonostante la Turunen non sia quel tripudio di ispirazione gotica che mi attendevo, la cosa porta a pensare che almeno è Tarja sia una buona alternativa commerciale, sperando che sia anche il primo porto per tanti adolescenti verso ricerche più elaborate, anche tra le nostre baie oscure sonore. Musicalmente il live ha offerto alcuni momenti di indiscutibile interesse, quasi sempre quando il 'fantasma' Nightwish di chiara matrice gothic-businnes-metal lasciava spazi creativi all'estro anche compositivo di Tarja. Momenti in cui i riff anche caotici e poco assimilabili lasciavano posto a ricerche ambientali quasi favolistiche (un po' stereotipate e 'burtoniane', ma di ottima fattura). In questi momenti il violoncello esalta il suo corteggiamento nei confronti della soprano, mentre tutto il tessuto onirico viene retto dalle tastiere e dagli effetti: mi trovo allora coinvolto dalla bellezza glaciale di "My Little Phoenix" in cui l'arco di Max Lilja (ex-membro degli Apocalyptica) nei suoi riverberi, complice la tastiera in un tessuto atmosferico da leggenda e la batteria rallentata nei battiti, porta davvero Tarja in un mondo in cui può essere una regina mefistofelica o una principessa verginale, il che dipende da come la si percepisce in questi contesti. Stesse impressioni rilevate in "Damned And Divine": tutto l'apparato strumentale si trasforma per forgiare soffici tessuti in cui la vocalità impostata ricama il sogno creato. Sparisce invece l'incanto nei momenti in cui i riff di chitarra nascondono il violoncello e la batteria 'violenta' il suono; in questi episodi ("Sleeping Sun" o "I Walk Alone", come pure "Oasis" per dare al lettore esempi significativi) il sound riporta ai Nightwish: metal 'easy' e commerciale che smarrisce quell'alone di regalità nordica così sfumato tra i fumi della smoking-machine e dalla personalità della frontwoman. Comunque momenti in cui atmosfera, sortilegio vocale ed abbandono dello stereotipo da hit, ve ne sono ancora durante lo show: "Tired Of Being Alone" è l'ennesimo brano in cui val la pena prestare attenzione all'insieme per abbandonarsi ai tentativi (tra l'altro efficaci) di costruire qualcosa di maggiormente artistico ed evocativo. Nel mezzo del live anche il tecnico e virtuoso assolo di batteria di Mike Terrana, fine a sé stesso, ma voluto per dar modo all'iniziale signora gotica di trasformarsi in una verginale dama artica, cambiando l'abito dall'iniziale foggia diabolica ad un look totalmente candido nel suo corpetto e dalla lunga gonna nivea. Tarja conosce perfettamente i meccanismi dello star-system e li sfrutta con professionale competenza anche estetica. Ma è il finale il momento in cui lo show diventa fiero di essere vissuto: se prima alcuni brani in mezzo al metal più scontato e poco gotico avevano comunque focalizzato la mia attenzione, nel momento in cui il bis avrebbe dovuto avere la solita pantomima del richiamo del pubblico e la conseguente esecuzione degli ultimi pezzi, il colpo di scena! Tarja insieme al violoncello, una tastiera ed una chitarra in veste acustica, scende tra il pubblico porgendosi con umiltà per una piccola ma suggestiva session acustico-classica in cui, innegabilmente, la sua voce ed il violoncello stesso l'hanno fatta da padrone. Tre momenti di reale coinvolgimento non solo mediatico per l'essere fisicamente in mezzo ai propri fans, ma qui il 'profumo' della ricerca mi ha investito portando tutto lo show dalle sponde metalliche a quelle quasi folk di matrice scandinava 'linkandosi' con i miei gusti e le mie prerogative musicali di matrice totalmente all'opposto. Anche la voce in questo modo acquista tutti quei timbri, quei colori, quelle inflessioni romantiche che normalmente non può esprimere se connotata tra chitarre suonate da rapide plettrate e percussioni aritmicamente inverosimili per creare un diverso ambito sonoro. Tiriamo le somme di questo show: momenti di noia e di attenzione ammirata, attesa premiata da un finale di grande scuola compositiva e carismatica. Spesso gli artisti nei momenti topici dello show denotano stanchezza dopo essersi giocati le carte migliori nel momento in cui fiato e corpo erano ancora carichi, mentre Tarja per oltre due ore ha esaltato la sua 'palestra toracica', una regina nel portamento e nella professionalità quotidiana: se in futuro osasse credere fino in fondo a quelle atmosfere così 'crepuscolari' ed eteree...