19-05-2009
CLIENT
+ Sergio WOW
Unwound, Padova, 09/05/2009)
di Nicola Tenani
foto Valentina Bonisoli
Setlist CLIENT:
Son Of A Gun
Satisfaction
Client
Lights
Radio
Pornography
Lullaby
Overdrive
Can You Feel?
Blackheart
Pills
Your Love Is Like Petrol
In It For The Money
Down To The Underground
Pensavo di avere visto quasi tutto nella mia vita dopo i Post Contemporary Corporation del bolognese Zekkini, ma la mia strada non aveva ancora incrociato Sergio WOW, one-man-band che ha aperto la serata all'Unwound. Il locale ci accoglie di nuovo dopo il nostro report sulla performance di Emilie Autumn, e con piacere vi torniamo. Ottima acustica e buona capienza, nonostante sia di dimensioni contenute: le 150 persone che ho stimato a occhio all'interno del locale hanno potuto godere senza problemi di una serata divertente, ballabile (anche per i dj set successivi) e di buon valore artistico per la sicurezza che le Client offrono sempre dal vivo. Torniamo al nostro Sergio WOW: come definirlo? Un pazzo innanzitutto, ma non uno stupido: una persona che con coraggio affronta in solitaria un palco davanti ad una platea in attesa, sapendo che proporrà deliri al limite del credibile, è da elogiare a priori. Tendenzialmente questo artista si esibisce su basi (sue) campionate, ballando in maniera assolutamente velleitaria, divertendosi e divertendo, tra cose assurde (una cover di Ambra Angiolini), testi che parlano di sue ipotetiche gang bang, con lui stesso sullo sfondo di video minimali del suo breakfast, della sua doccia, di lui in pose che ricordano Dave Gahan nel periodo "Personal Jesus". Questa potrebbe essere l'idea che ad un primo ascolto ci si può immediatamente fare della sua musica e di lui: tra Depeche Mode nel lasso di tempo fine-ottanta, primi anni '90, mescolata ad un filone industrial attraversato anche da Genesis P-Orridge e ad un certo glam ostentato dal vecchio Bowie. In questo singolare mix ci sta la performance del padovano Sergio WOW: divertente, ed a volte è bello così. Dopo i suoi 45 minuti di palcoscenico, tocca al trio inglese. Citati i Depeche Mode prima, eccoli di nuovo come riferimento, poiché Sarah, Kate ed Emily nella label Toast Hawaii di Andrew Fletcher hanno trovato asilo sicuro fin dagli esordi del 2002, prima del passaggio su Out Of Line. Quattordici i brani proposti, dai classici agli estratti inclusi nel nuovo full-lenght "Command", che in studio, tra le varie guest, vede anche alle tastiere la 'stellina-meteora' degli anni '80 Toby Anderson, che per un po' ha brillato nei circuiti pop internazionali con i Curiosity Killed The Cat. Sul palco, come sempre, solo loro tre: a volte le abbiamo viste in una versione con batterista, ora la soluzione 'live' definitiva sembra sia con Sarah come frontwoman, Emily al basso (sostituita da una musicista che è già salita sullo stage in passato, ma di cui non siamo riusciti a reperire il nome, vista la ressa dopo la performance), Kate alle campionature e synth. Un live delle Client non è mai uno spettacolo pirotecnico, però la musica 'catchy' nel loro electroclash molto elettronico, unita al sottile gioco erotico della frontwoman sia con il pubblico sia con le compagne di stage, assicura sempre divertimento. Così è stato da subito con le due nuove "Son Of A Gun" e "Satisfaction", per poi portare i presenti ad accenni di canto corale e ballo crescente con le hit "Client", "Lights" e "Radio", tra gli ammicchi di Sarah (che per quanto si finga mistress, nel momento in cui le si aprono due bottoni del vestito non nasconde ciò che è: una ragazza inglese che dietro il glitter del trucco nasconde una certa fragilità velata...) e le buone campionature selezionate da Kat. In queste si percepiscono anche gli accordi di chitarra che in "Command" i vari musicisti coinvolti hanno fornito per arricchire un suono che rischiava di rimanere scontato, cercando invece di diversificare, allineando le Nostre al nuovo modo di intendere l'electroclash tipico di Ladytron o altre band del panorama francese (tra le nostre pagine basta cercare un po' per trovare esempi...). Basso invece spesso in ombra, e quando esce dai soliti scheletrici giri di supporto al mood elettronico, è piacevole scoprire sia la tecnica 'virtuosa' alle quattro corde, sia un suono più 'pieno': è il caso "Lullaby" (dal nuovo album) o delle accelerate di "Blackheart" (anch'essa presente in "Command"). Sembra allora (premetto che l'album non l'ho ancora sentito) che ci sia una svolta nel sound delle Client, meno pop e 'easy' nella volontà di uscire dai clichè semplicistici per arrivare ad una linea più complessa: evidentemente il successo europeo raccolto da "Velocifero" dei Ladytron è motivo d'input al cambiamento. Undici brani nella prima parte e tre bis nell'uscita finale: le Client non saranno mai una band di riferimento, ma divertono sempre nel loro essere semplici ragazze inglesi che giocano a sedurre, ed alla fine in ciò riescono più con la dolcezza dello sguardo che non con le finte mosse 'mistress' o col sorriso di Sarah più che coi suoi lampi di seriosità finto-lesbo nel tentare giochi seduttivi con le compagne.