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10-04-2008
LEANDRA
Trasformismo ineluttabile
di Marco Belafatti
Questa non è una storia del tutto nuova. Per un vero artista l'eclettismo è un bisogno di prim'ordine, cambiare faccia un'urgenza inevitabile. Il potere di decidere ciò che fare della tua musica ti permette, ad esempio, di vestire i panni di una solitaria e fragile pianista per diversi anni e di ritrovarti, di punto in bianco, a recitare la parte della concupiscente tastierista nella band più 'trendy' e 'sexy' del momento. Ecco ciò che abbiamo (ri)scoperto sfogliando il diario segreto della bella Leandra, leggiadra pianista di origini bielorusse trapiantata in Germania, che, in questa intervista, ci pone di fronte agli infiniti ed imprevedibili dualismi della personalità umana, ad una particolarissima visione della musica e del mondo, e ci svela, in maniera talvolta fin troppo lapidaria, le motivazioni dietro ad alcune sue scelte artistiche che, per chi vi scrive, rimangono in un certo qual modo sconcertanti. Tuttavia, non vogliamo concederci del volgare moralismo nei confronti di una giovane e talentuosa musicista per la quale si prospetta, a tutti gli effetti, una lunga e gloriosa carriera: di fronte ad un album di buonissima fattura quale il recente debutto "Metamorphine", ci limitiamo a riportare tutto ciò che la Nostra aveva da dirci in proposito, tenendo in serbo le critiche nei confronti della band della quale questa fa parte (i noti Jesus On Extasy) per sedi più opportune. Lasciamo dunque che siano tasti d'avorio di un vecchio pianoforte, i miagolii di sei simpatici felini e la soave e multiforme voce di quest'incantevole bambola corvina ad esprimersi al posto nostro. Ladies and gentlemen, miss Leandra...
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Tutti i seguaci della scena gothic/alternative hanno probabilmente avuto modo di entrare in contatto con Ophelia Dax, la tastierista dei Jesus On Extasy, ma la maggior parte di loro forse non sa che dietro a questa figura c'è un alter ego, Leandra, un'artista con una lunga storia alle spalle. Sapresti delineare le principali differenze tra questi due 'personaggi', entrambi incarnati dalla tua persona, e parlarci dei tuoi primi passi nel mondo della musica, della tua famiglia, della tua educazione e delle tue prime esperienze on stage?
"Leandra è la mia parte ipersensibile, quella che vede il mondo attraverso gli occhi di una bambina e lo scopre giorno dopo giorno in un modo diverso. Ogni impressione per lei diventa qualcosa di tragico, una fonte d'ispirazione. Ophelia Dax, invece, è più molto più 'rude' e vive secondo uno stile decisamente più 'rock'n'roll': non possiede l'innocenza infantile di Leandra, e l'unica cosa che le due hanno in comune è il vivere la propria vita come se non esistesse un domani. Suono il pianoforte da quando avevo tre anni. All'età di sei anni i miei genitori mi iscrissero ad una scuola di musica, dove gli insegnanti mi trovarono talmente piena di talento da costringermi a partecipare ad alcune competizioni pianistiche. A nove anni ho scritto i miei primi componimenti classici e vinto il primo premio per un concorso di composizione in Bielorussia, una borsa di studio per l'accademia di musica, dove ho cominciato a studiare pianoforte e composizione ogni giorno dopo la scuola. In quel periodo mi sentivo costantemente sotto pressione, ma alla fine mi ci sono abituata. A dodici anni sono approdata in Germania, dove ho continuato il mio percorso di studi. Tuttavia, vivendo a stretto contatto con una società così individualista, mi sono resa conto che c'era qualcosa che andava ben oltre al mondo classico nel quale ero stata così tenacemente spinta durante la mia infanzia. Da quel momento, ho cominciato a trovare degli altri obbiettivi. Mi sono unita a Rya, che, in quel momento, sembrava provare i miei stessi sentimenti, stando per qualche anno al suo fianco. Durante questo periodo ho scritto le prime canzoni per Leandra. Dopo che Rya abbandonò il pubblico, continuavo però a sentire qualcosa di speciale dentro di me, come se il sangue 'rock'n'roll' mi scorresse nelle vene per la prima volta... Così mi sono unita ai Jesus On Extasy."
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È stato difficile interpretare il ruolo della ragazza 'tutta musica classica' durante il periodo scolastico? Come hanno reagito i tuoi amici alla tua passione per la musica ed al tuo talento?
"Ricordo di non avere mai avuto amici. I bambini alla mia età non potevano concepire il mio modo di vivere e gli studenti dell'accademia erano tutti più grandi di me di almeno dieci anni, non potevo costruire un rapporto con loro. Ho imparato molto presto a concentrarmi sul lavoro, conoscendo le responsabilità che derivano dallo svolgere i propri compiti basandosi su standard qualitativi molto più alti di quelli richiesti ad un bambino 'normale'. Inoltre, ero un'appassionata frequentatrice dell'Opera e del Balletto, luoghi nei quali mi sono fatta una cultura classica. Non ho mai avuto bambole od orsetti attorno a me, c'erano soltanto il mio pianoforte e qualche libro, e, se vedevo per caso delle bambole, le riducevo in mille pezzi (ride, nda). Non credo di avere avuto un'infanzia difficile, anche perché non ne ho mai avuta un'altra da paragonare alla mia. Penso che tutto quello di cui ti ho parlato mi abbia resa più forte, addestrando la mia volontà. Tutti si ricordano di me come una bambina iperattiva, che non riusciva mai a concentrarsi: la vita alla quale ero stata destinata sarebbe stata a tutti gli effetti la miglior medicina. In quel periodo della mia vita, mia madre aumentò il suo controllo su di me, insegnandomi che tutta l'intensità e la pressione alla quale ero costretta erano normale amministrazione per una bambina del mio calibro. Mi ci sono abituata. Ma se qualche volta mi avesse permesso di ascoltare gli Alice In Chains o i Soundgarden in quei tempi, sarei rimasta lo stesso la sua 'nerd' preferita (ride, nda). Ma le situazioni estreme non possono che essere risolte attraverso degli atti estremi: così, un giorno, mi sono stufata e sono scappata via. Scusami per quello che ho fatto, mamma, ma ora sono una persona migliore che vive con le proprie regole."
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Quando hai cominciato a concentrarti sulla tua musica e quali sono stati gli artisti che più ti hanno ispirato in passato?
"All'età di sei anni ho composto il mio primo pezzo classico. Poi, studiando composizione, ho cominciato automaticamente a concentrarmi sulla mia musica. Le mie prime influenze sono state le opere di Rachmaninoff e Chopin. È un onore, adesso, essere paragonata a Tori Amos o PJ Harvey, ma in realtà non ci sono artisti che mi hanno veramente ispirato - o, se ci sono, non so quali siano. Ascolto principalmente opere classiche oppure i suoni prodotti dal vento, dalla pioggia e dal mondo là fuori... È tutto molto più eccitante."
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Come sei entrata in contatto con le sonorità industrial-rock per poi diventare un membro dei Jesus On Extasy? È stata una decisione legata all'idea di espandere i tuoi orizzonti musicali, oppure una scelta fatta per puro divertimento?
"Entrambe! La storia comincia quando Chai, tre anni fa, comincia a scrivermi delle mail da fan. Mi piace sin da subito e, così, rimaniamo in contatto. Poi, nell'estate del 2006, d'improvviso, m'informa del suo nuovo progetto, invitandomi ad assistere ad uno show. Ci sono andata e mi sono accorta che quella band spaccava. Cos'altro posso dire?"
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Non credi che il tuo ruolo in una band che segue uno dei generi più in voga nella scena alternativa potrebbe rappresentare una sorta di ostacolo per la crescita artistica e personale del tuo solo-project? Nella fase di songwriting, come riesci ad intercambiare le melodie immediate ed i ritmi easy-listening dei Jesus On Extasy con le piccole favole di Leandra, così sofisticate e introspettive?
"Quello a cui vado incontro è semplicemente un cambio di 'personaggio': quando vesto i panni di Leandra non sono più Ophelia, e viceversa. Attraverso Leandra ho modo di scoprire la mia parte più introversa, misantropica e pacata. L'unica cosa che faccio sia con un progetto che con l'altro è dominare le tastiere. Se per caso mi capita di mischiare le due personalità in un unico stile compositivo, cestino la canzone o la do a qualcun altro."
"Quando vesto i panni di Leandra non sono più Ophelia, e viceversa. Attraverso Leandra ho modo di scoprire la mia parte più introversa, misantropica e pacata. L'unica cosa che faccio sia con un progetto che con l'altro è dominare le tastiere."
(Leandra)
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La tua ispirazione sembra proprio non avere limiti... Ci confesseresti altre tue passioni all'infuori della musica?
"Studio. Scrivo poesie dadaiste e vogon (toh, un'altra che ha visto il film 'Guida Galattica Per Autostoppisti'! nda), imparo il klingon ed illustro le tecniche di illuminazione, impartisco qualche lezione di pianoforte e dipingo."
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Nella cover del tuo nuovo solo album, "Metamorphine", appari seminuda mentre suoni un vecchio pianoforte: si tratta forse di una trasposizione artistica delle tue canzoni come completa esposizione della tua personalità? Si tratta per caso di una trasposizione visuale del contenuto delle tue canzoni inteso come una completa esternazione del tuo io interiore?
"Hai ragione. Sono completamente nuda nella foto, indosso soltanto una benda, che ha la funzione di cancellare gli impulsi del mondo esteriore permettendomi di concentrarmi sulle mie attività interiori, quelle descritte nell'album."
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Cosa rappresentano, invece, i sei gatti?
"I miei gatti sono i miei compagni e le mie muse, sono sempre al mio fianco: Zaphod, Humunculus, Absurda, Schopenhauer, Mursik ed Azraelle. Ognuno di loro è unico e possiede quello che viene comunemente definito 'sesto senso'. Con loro posso comunicare senza parole e comprendere parecchie cose sul funzionamento del mondo, per questo ho deciso di includerli nella copertina del mio disco."
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I poeti romantici erano visionari e riuscivano a compiere esperienze sovrannaturali, che venivano poi tradotte in versi... Analogamente, si dice nella tua biografia che, quando siedi di fronte al pianoforte, accade una sorta di metamorfosi. Cos'è questa metamorfosi? In che modo le note del tuo strumento riescono a rompere le barriere tra la nostra realtà ed un altro possibile mondo, e com'è questo 'altro mondo'?
"È come una fuga verso un luogo in cui non hai bisogno di parole per poter comunicare; un processo parecchio rilassante, in quanto la comunicazione prettamente verbale richiede talvolta troppa energia. Per me è difficile instaurare una comunicazione di questo tipo, dato che non esiste un linguaggio umano che abbia termini adatti a descrivere certe mie esigenze in modo concreto. Con la musica è tutto diverso: non c'è spazio per le interpretazioni perché essa ti permette di esprimerti attraverso le emozioni, e quelle non causano alcun tipo d'incomprensione. Quando sono davanti al mio strumento, divento come un autistico: è un momento molto intimo quello in cui esprimo i miei sentimenti attraverso la musica. Una volta, durante una festa, ho suonato per ore ed ore, totalmente immersa in me stessa ed ignorando le domande della gente che mi chiedeva se stessi bene o se avessi assunto delle droghe. Da quel momento, non suono più alle feste senza prima avvisare gli ospiti di quello che potrebbe accadere!"
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Secondo te, il pianoforte ed il synth sono due facciate dello stesso mondo, proprio come Ophelia Dax e Leandra, o sono espressioni completamente diverse?
"Sono semplicemente due strumenti diversi."
"La comunicazione prettamente verbale richiede talvolta troppa energia. Per me è difficile instaurare una comunicazione di questo tipo, dato che non esiste un linguaggio umano che abbia termini adatti a descrivere certe mie esigenze in modo concreto. Con la musica è tutto diverso: non c'è spazio per le interpretazioni perché essa ti permette di esprimerti attraverso le emozioni, e quelle non causano alcun tipo d'incomprensione."
(Leandra)
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E per quanto riguarda il canto, quando hai capito di essere in grado di creare delle melodie anche attraverso la tua voce?
"Durante la mia infanzia sentivo una sorta di barriera dentro di me, per questo non cantavo mai ad alta voce o in maniera espressiva; a dire la verità, non parlavo nemmeno spesso. Ad undici anni dovetti preparare un accompagnamento musicale per una cantante: era la title-track del musical 'Cabaret', ed io non avevo mai suonato quel tipo di musica prima di allora. La cantante non poté partecipare ad una delle prove, così un giorno dovetti cantare il brano da sola al suo posto. Dopo un'ora di canto, ho sentito una specie di membrana rompersi nella mia gola: la mia voce diventava sempre più alta e potente. Tutto ad un tratto, mio padre aprì la porta ed entrò nel salotto; i suoi occhi brillavano e lui, in maniera quasi psicotica, balbettò: "WOW, mia figlia ha una VOCE!!!"..."
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Vorrei concentrarmi ora sull'impressionante varietà delle tue canzoni: come descriveresti l'intero processo compositivo dell'album? Credo che il prodotto finale non possa essere circoscritto in un unico stile musicale, sebbene vi sia una sorta di linea rossa ad unificarne il contenuto...
"'Metamorphine' descrive la mia necessità di cambiamento. Ho molte personalità, ed alcune di esse sono state mostrate in questo disco. La mia musica è il risultato di situazioni tragiche ed estreme, e qualcuno potrebbe descriverla come una sorta di 'diario segreto'. Quelle composte per quest'album sono le canzoni che sento nella mia testa come una sorta di colonna sonora durante le situazioni particolari di cui ti parlavo poco fa. Non mi capita mai di sedermi di fronte al computer per lavorarci sopra: esse fuoriescono dalla mia mente all'improvviso ed io le trascrivo, una ad una. La parte più difficile di questo processo compositivo è ovviamente la mia impazienza: a volte vorrei inventare un apparecchio che possa convertire le idee del mio cervello in un file midi! In parole povere, posso dire che la mia musica è, per la maggior parte, il risultato di uno sguardo sul mondo attraverso gli occhi di una bambina, la scoperta di esso, giorno per giorno, sotto una nuova luce. A causa della mia ipersensibilità, ogni momento toccante diventa una fonte d'ispirazione. Per colpa dei troppi impulsi che ci circondano, non riusciamo veramente a vedere le cose 'reali' attorno a noi. Il mio consiglio è questo: apri i tuoi occhi e guarda al di fuori perché ci sono dei segreti in ogni piccola cosa alla quale passi davanti, rifletti su te stesso e sulle profondità della tua anima, non renderti troppo serio e vedrai ciò che vedo e ciò che sento anch'io, ovvero qualcosa di inondante, grande e luminoso."
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Cosa mi dici del contenuto lirico dell'album? Quali sono i sentimenti che emergono attraverso i suoi episodi e quali momenti della tua vita hai voluta inserirvi?
"Come ho già detto, l'album è una sorta di 'diario segreto'. 'Noisy Awareness', ad esempio, l'ho scritta per un'ombra che mi ha seguito per ben due anni della mia vita. In questo brano provo a farle comprendere le profondità della sua anima, liberandola dalla sua distorta percezione della realtà. 'Son Of Venus (Danny's Song)' parla dell'addio più doloroso della mia vita. Danny, al quale ho dedicato il brano, è stato un vero e proprio catalizzatore mentale, la mia più grande musa ispiratrice... Dopo la sua perdita, temevo di non comporre mai più. 'Lie To Me' descrive la dedizione nella quale si cade per rendersi troppo disponibili nei confronti delle persone, mentre 'Pi' narra dei sentimenti che scaturiscono dalla consapevolezza di trovarsi rinchiusi in un corpo debole, trovando la pace solo in un momento finale."
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"Tyberi Folla" è probabilmente il brano più atipico dell'opera. Com'è nato?
"Questa canzone parla di due creature astrali, un insegnante e uno studente, che discutono della composizione dell'aria. La lingua è puramente fantastica; faccio ricorso ad essa quando non riesco a trovare parole già esistenti per descrivere un'immagine. Le lingue umane sono così difficili da maneggiare: ne parlo almeno cinque tipi diversi, ma non ci sono termini per esprimere qualcosa di così particolare, così, spesso, uso dei neologismi. Tuttavia, le parole possono causare talmente tante incomprensioni che preferisco esprimere me stessa soltanto attraverso dei semplici suoni o delle sillabe."
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"The Art Of Dreaming" contiene un intenso duetto con Sven Friedrich (Zeraphine, Dreadful Shadows, Solar Fake); è stata una tua idea?
"Qualche anno fa mi trovavo in viaggio attraverso l'Irlanda. Durante una notte passata presso un lago di montagna ho sognato Sven. Il nostro è stato un dialogo di pensieri, qualcosa di molto impressionante, che mi ha insegnato molte cose. La melodia di 'The Art Of Dreaming' risuonava nel sogno, durante il dialogo: al risveglio l'ho trascritta. Qualche mese più tardi ho incontrato per la prima volta Sven e, dopo essermi chiesta perché mi sembrasse così familiare, mi sono resa conto che si trattava del mio interlocutore. Non mi ci è voluto molto tempo per registrare la versione finale del brano apparsa su 'Metamorphine' invitandolo a duettare con me... che altro posso dire? Ha una voce perfetta per quel dialogo ed è stato sicuramente lui ad ispirare quella canzone."
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Oggigiorno accadono molte collaborazioni, e molti guest sono apparsi nei tuoi brani: collaborerai con qualcun altro nel futuro prossimo?
"Per ricambiare la presenza della chitarra di Oli sul mio album, sono recentemente andata in tournée con la sua band, i Letzte Instanz, come pianista e vocalist. Se Sven mi domandasse di collaborare per il suo solo-project Solar Fake, lo farei sicuramente. Contraccambio sempre ciò che ricevo e sono molto curiosa a proposito di ciò che il futuro ha in serbo per me."
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La tua musica e la tua immagine, il tuo stile di vita ed i tuoi abiti creano una perfetta simbiosi: questo aspetto è molto importante per te? L'immagine è il giusto complemento per la musica?
"Sono sinestetici ed ogni cosa per me deve essere perfetta: dallo show alla musica, dal vestiario all'intonazione della voce, ogni cosa deve avere il giusto colore. Ovviamente, sono conscia del fatto che questo perfezionismo non sia sprovvisto di una certa dose di feedback da parte del pubblico: tutto ciò viene colto, anche inconsciamente, dall'audience. La maggior parte delle persone probabilmente non sa nemmeno perché, ma se c'è anche solo una parte che non si sposa col resto, sente che c'è qualcosa che non va."
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Sai sicuramente che molti tra i tuoi fan di sesso maschile ti considerano probabilmente una ragazza attraente, e questo è un dato di fatto! Considerando il fatto che "Metamorphine" godrà della distribuzione da parte di una major in Germania, secondo te, quanto è importante avere il look 'giusto' nel music-biz?
"Oh, grazie per il complimento! In effetti il look 'giusto' è qualcosa di importante, ma se pensi ad artisti come PJ Harvey o Keith Caputo, che hanno avuto un grande successo senza curarsi troppo della loro apparenza e senza sottomettersi ai moderni 'ideali di bellezza', ti rendi finalmente conto che non si tratta soltanto di look, ma di una reale espressione di sé. E se alcuni amici e colleghi non mi avessero parlato per lungo tempo a causa delle mie scelte, forse anch'io avrei preferito non mostrarmi affatto per quello che sono. Ma siccome il pubblico conosceva già il volto di Ophelia Dax, ho pensato: perché no?"
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Al giorno d'oggi, la scena 'dark' è sempre più dominata dalle donne. Cosa ne pensi di questo crescente 'girl power' nel mondo della musica? C'è qualcuna tra le tue colleghe che apprezzi veramente?
"Hmmm, in realtà non mi ero proprio accorta di questo cambiamento! Per me non è poi così importante la maggiore o minore presenza di artiste donne rispetto ai colleghi uomini. Sono cresciuta con gli uomini, la maggior parte dei miei amici sono uomini, alcuni dei miei pensieri e dei miei comportamenti sono diventati così mascolini da portarmi a pensare che l'aspetto migliore di questo sviluppo sia il fatto di avere un maggior numero di belle ragazze da guardare (ride, nda). Le colleghe che apprezzo maggiormente sono sicuramente Amanda Palmer dei Dresden Dolls e Peaches. Non ho mai visto un'espressione così intensa, sicura di sé e allo stesso tempo così... maschile!"
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Sei consapevole del fatto che qualcuno la fuori parlerà probabilmente di un side-project nato sulla scia del successo di Emilie Autumn e che un numero ancora maggiore di persone, nel caso in cui altre artiste emergessero immediatamente da questa scena, parlerebbero di un 'nuovo trend'? Hai qualcosa da dire prima di ricevere qualsiasi sorta di 'accusa'?
"Il mio progetto solista è nato quattro anni fa. Non so praticamente nulla delle mode o del music-business, né chi sia chi. Non ho mai lavorato ad una canzone pensando ad un eventuale successo commerciale, non ho mai elaborato un concept seduta di fronte al mio PC con una tazza di caffè in mano. Tutto ciò che faccio è semplicemente dare uno sguardo alle cose che mi circondano, al mondo, alla vita, trascrivendo in musica tutto ciò che mi può ispirare."
"Il mio progetto solista è nato quattro anni fa. Non so praticamente nulla delle mode o del music-business, né chi sia chi. Non ho mai lavorato ad una canzone pensando ad un eventuale successo commerciale, non ho mai elaborato un concept seduta di fronte al mio PC con una tazza di caffè in mano."
(Leandra)
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Hai in mente di portare sui palchi il tuo solo-project? Cosa dobbiamo aspettarci da uno show di Leandra?
"Certamente suonerò dal vivo; il palco è la mia seconda casa! La cosa che ho sempre desiderato per i miei show sono due pianoforti a coda, uno alla mia destra ed uno alla mia sinistra. Ultimamente però ho avuto l'idea di fissare due grandi pezzi di tessuto sulle mie mani, sui quali si possano fare delle proiezioni, perciò avrò probabilmente bisogno del supporto di un altro tastierista o di un DJ, oltre a quello del batterista e del chitarrista."
http://www.leandrasphere.de/
http://www.drakkar.de/