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31-03-2008
DER BLUTHARSCH
Addio alle armi
di Michele Viali
La prima cosa che colpisce dell'incontro con Albin Julius è senz'altro la disponibilità e l'entusiasmo. Come ben si sa, non appena i musicisti (anche quelli di bassa lega, o quelli che non possono neppure permettersi di essere così chiamati) raggiungono un po' di notorietà, spesso diventano odiosamente snob e superiori ai commenti (comunque sempre funzionali) dei media. Der Blutharsch è uno di quei nomi del settore indipendente che può permettersi di vivere di musica, cosciente di aver fatto qualcosa che rimarrà nel tempo e che ha influenzato sia parte delle sonorità moderne che la mente del pubblico, ma nonostante ciò Albin è rimasto piacevolmente verace e interessato a recensioni, interviste e a tutto ciò che la sua produzione musicale mette in moto. Il nostro incontro si colloca nel momento arduo dell''addio alle armi', poiché Der Blutharsch ha infatti modificato tutto: stile, sito, motti e addirittura il vestiario del suo mastermind (passato dalla divisa militare ad un simpatico look mod) ci fanno capire quanto ormai sia stato fatto un passo fatidico ma forse necessario al fine di non divenire l'ombra di sé stesso. La nuova vita della band (tale è adesso!) viennese è motivata e giustificata dal suo protagonista nelle righe di questa intervista, al di là dei rimpianti che certo pubblico può avere e con la certezza di poter costruire ancora qualcosa di importante...
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Dopo la pubblicazione degli album "When Did Wonderland End?" e "The Philosopher's Stone", pensi che possiamo parlare di una nuova vita per Der Blutharsch?
"Certo, probabilmente sì. Forse più per la gente che ascolta la nostra musica che per me stesso. In qualche modo, per me questo è solo un progresso logico. Dal primo album (risalente al 1996, nda) abbiamo viaggiato verso la direzione in cui siamo arrivati. Forse l'unico vero cambiamento rispetto al passato è che adesso siamo una vera band, prima Der Blutharsch era rappresentato più o meno solo da me. Ma non mi sono mai dato alcun tipo di restrizioni nel suono, nella musica e nella produzione."
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Perché nei tuoi ultimi album hai deciso di creare un suono tipicamente rock ed abbandonare l'industrial marziale?
"Non c'è stato un piano di base. Più o meno la musica si è trasformata in ciò che è divenuta. Penso che ciò sia avvenuto per una sola ragione: come ti ho detto prima noi siamo ora una vera band, nel corso del tempo varie persone sono state coinvolte nel progetto Der Blutharsch, tanto che abbiamo adesso più chitarre ad arricchire il suono, che forse proprio per questo è più rock. Ma ciò potrebbe essere dovuto anche dal fatto che ascolto musica diversa dalla mia, come anche dal fatto che sono totalmente annoiato da qualsiasi cosa riguardi la scena neofolk e military. Questo filone è diventato semplicemente stucchevole: nessuna nuova band interessante, nessuna influenza interessante, nessuna sorpresa. Ormai ho abbandonato la scena marziale da un po' di anni."
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Secondo te quanto la produzione industrial di Der Blutharsch ha influenzato l'attuale scena marziale?
"Non penso che siamo importanti per l'ambito marziale... non lo siamo mai stati. Tuttavia qualcuno dice che io sono l'iniziatore di tutto il genere military-pop... ma le cose appaiono come le si vuol far essere. Per me questa scena è morta. Ci sono solo band scadenti che fanno pessima musica e che non hanno né gusto né sensibilità per i suoni. Sembra che una sonorità scadente e qualche campionamento storico siano sufficienti ad alcune persone per considerare musica certa roba... bene! Ma non per me..."
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In che modo si sono sviluppati i brani contenuti in "The Philosopher's Stone"? In altre parole, puoi spiegarci il nuovo metodo compositivo di Der Blutharsch?
"Il metodo per 'scrivere' i brani è sempre lo stesso, se vuoi chiamare ciò che io faccio 'scrivere canzoni'. Più che altro, vedo me stesso come un costruttore di suoni. Iniziamo con un ritmo, con una melodia o con una parte vocale, e lavoriamo attorno a questo per costruire la musica. Va più o meno in questo modo... adesso è stata coinvolta più gente nel progetto, quindi ci sono influenze maggiori e diverse, ma alla fine io sono il produttore e ho il controllo totale nella produzione e nel mixaggio. D'altra parte adesso abbiamo a disposizione molti più strumenti. Per l'ultimo album ho usato un gran numero di vecchi sintetizzatori, organi e apparecchiature, ma nessun computer (non ho mai usato i computer), nessun campionamento o sequencer... è tutto fatto a mano... è molto più eccitante."
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È solo Albin Julius il motore vitale di Der Blutharsch o c'è adesso un lavoro creato dalla unione di più menti? ...in fin dei conti Der Blutharsch è diventato ormai una band. Quanto è stata importante nell'economia di "The Philosopher's Stone" la collaborazione con il chitarrista Jörg B. (già in Graumahd) e le partecipazioni speciali di Matt Howden al violino e Christine K. al clarinetto?
"Siamo una band a tutti gli effetti... io, Marthynna, Jörg B. e Bain Wolfkind, e di tanto in tanto abbiamo l'aiuto di qualche buon amico. Tutto ciò è molto importante per me, in particolar modo lavoro molto insieme a Jörg. D'altro canto hanno un ruolo preminente le collaborazioni: è un gran piacere coinvolgere queste persone, dato che invito solo gli amici a partecipare ai miei album, ma il fatto porta anche dei benefici sul piano artistico, poiché i collaboratori aggiungono alla musica delle partiture proprie... e questo è un aspetto ottimale."
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Quali sono le band del passato che ti hanno ispirato per la musica di "The Philosopher's Stone"? Come è nato il tuo interesse per questa sorta di acid/psychedelic rock che caratterizza il tuo nuovo lavoro?
"Beh, io sono cresciuto con questa musica, quand'ero giovane ero un MOD e guido ancora la mia vespa (ride, nda)! Da allora ho ascoltato una gran quantità di buona musica... ero un fan degli Who e mi piacevano un mucchio di vecchi gruppi... mi piacciono ancora adesso, ed anche oggi ascolto tante di quelle band del passato. Ci sono molti progetti più recenti che fanno gran musica, come Queens Of The Stone Age, Black Angels, Black Mountain ecc... Sono un grande fan del doom e dello stoner rock: secondo me questa è al momento la scena musicale più interessante."
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So che uno dei tuoi gruppi preferiti sono i romani Ain Soph: pensi che possa esserci qualcosa in comune tra la tua attuale produzione e il periodo acustico e rock degli Ain Soph (penso ad album come "Aurora" ed "October")? Hai pianificato collaborazioni con qualche ex-membro della band capitolina?
"Sono da sempre un grande fan degli Ain Soph. Abbiamo già collaborato, e penso che ciò avverrà di nuovo. Tuttavia gli Ain Soph sono per me un mistero: un giorno esistono, l'altro non esistono più, poi ricompaiono di nuovo e via dicendo... ma sono sicuro che registreranno un nuovo micidiale album, o almeno lo spero... e sono sicuro che, in un modo o nell'altro, collaboreremo di nuovo."
"Sono totalmente annoiato da qualsiasi cosa riguardi la scena neofolk e military. Questo filone è diventato semplicemente stucchevole: nessuna nuova band interessante, nessuna influenza interessante, nessuna sorpresa..."
(Albin Julius)
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Tornando a Der Blutharsch, come hanno reagito i tuoi vecchi fans ai tuoi album rock? Sono soddisfatti? C'è stata qualche opinione negativa?
"Beh, sono veramente sorpreso riguardo alle reazioni. Ovviamente a qualcuno non è piaciuto il nostro nuovo stile... c'è sempre gente a cui piace più il vecchio che il nuovo. Tuttavia sarebbe veramente noioso e triste per me, dopo dieci anni, fare ancora le stesse cose che facevo all'inizio. Ma ho visto che tanta gente a cui piaceva il vecchio Der Blutharsch adora il nuovo stile. Di certo ho perso qualche vecchio fan, ma per ognuno perso ne abbiamo acquisiti dieci nuovi... le vendite sono sorprendenti, sono letteralmente esplose e le recensioni nelle riviste sono buone, siamo stati promossi da grandi testate che prima ci ignoravano. Ritengo che uscire dall'ombra sia stata una saggia mossa."
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Hai modificato anche tutto il tuo sito web, infatti non ci sono più né le croci di ferro né la classica frase "molti nemici, molto onore": intendi fornire un profilo totalmente nuovo per Der Blutharsch?
"Sì: durante gli anni siamo cambiati, io sono cambiato, i miei interessi sono cambiati, così come è cambiata la visione di Der Blutharsch. Sono abbastanza stanco di essere ridotto a dei cliché politici, perché Der Blutharsch è solo musica e nient'altro... le uniformi cambiano sempre... lo sai (ride, nda). Ma noi usiamo ancora come simbolo la croce di ferro, è un simbolo forte e buono per il rock'n'roll (i Motörhead ne sanno qualcosa, nda). Ho cominciato anche a stufarmi di porgere scuse o spiegare le mie idee in continuazione, dato che qualcuno ha sempre voluto vedere in noi ciò che non siamo e mai siamo stati."
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Molti artisti, quando cambiano stile, decidono di cambiare anche il loro nome (penso ad esempio al tuo vecchio progetto parallelo La Maison Moderne, o anche al tuo primo progetto The Moon Lay Hidden Beneath A Cloud). Hai cambiato la tua musica, la grafica, il sito web, l'iconografia, ma l'unica cosa che è rimasta è il nome Der Blutharsch: hai mai pensato di cambiarlo?
"Ci ho pensato per un po', ma non ne ho mai trovato una ragione. Perché dovrei? È sempre la stessa persona che crea la musica, adesso con l'aiuto di alcuni amici. Dietro di questo c'è ancora la stessa visione musicale, e perciò il cambio non è mai avvenuto. Non penso che ci sia bisogno di cambiare nome: per me Der Blutharsch è ancora lo stesso bambino di una volta, forse un po' cresciuto e più 'maturo' che all'inizio, ma è pur sempre mio figlio."
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"Uniforms are always changed, rock'n'roll will stay forever" sembra essere il tuo nuovo slogan. Puoi spiegare il senso di questa frase? Sembra una sorta di "Addio alle armi"...
"In qualche modo la frase riflette il nostro progresso..."
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Non hai mai stampato le liriche dei tuoi brani, e siamo curiosi di sapere qualcosa circa le parole che caratterizzano il nuovo album. Quali sono i principali argomenti che segnano "The Philosopher's Stone"?
"Vari... amore, odio, morte, vita, sesso, droga, alcol, semplicemente rock'n'roll... e anche forse un po' di disperazione... o forse no. Chissà..."
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Nel roster della tua label Hau Ruck! sembrano esserci adesso più progetti rock e acustici, penso a Bain Wolfkind, Varunna, Changes, Naevus, Graumahd, mentre in passato davi più spazio all'elettronica. Anche in qualità di produttore hai scelto di dare maggiore attenzione al rock?
"Non esattamente... ho sempre avuto progetti diversi nella mia etichetta. Scelgo i gruppi da produrre su Hau Ruck! solo per due motivi: 1) Mi deve piacere la gente 2) Mi deve piacere la musica che fanno... tutto il resto non ha importanza. Ho rifiutato molti progetti con cui avrei venduto tanto, questi sono adesso prodotti da altre label, ma semplicemente a me non sono piaciuti. Hau Ruck! è per me il privilegio di realizzare la musica che mi piace e che amo ascoltare... non è un business per me, ma è di certo un business, solo non vedo questo aspetto come il principale."
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A proposito della tua label, è un grande evento la ristampa di "Fruits Of Yggdrasil", la pietra miliare dei Sixth Comm (hai senz'altro le mie congratulazioni per questa operazione). Qual è la tua opinione riguardo l'album in questione? Come hai conosciuto Patrick Leagas e perché hai deciso di mettere a punto la ristampa? Conosci anche Freya Aswynn?
"Beh, io e Patrick siamo amici da un po'. L'ho incontrato per la prima volta quando ho suonato a Londra con Death In June, dato che lui e Tony Wakeford si sono uniti alla band per la performance di tre brani. L'ultima volta che ero a Londra ci siamo seduti insieme a bere del vino prima di andare a vedere i Crass... gli dissi che 'Fruits Of Yggdrasil' è per me un album estremamente importante, e lui mi ha direttamente offerto di realizzarlo tramite la Hau Ruck!... beh, ho accettato subito... è un onore, un piacere e una parte della mia storia. Per contro non ho mai avuto l'opportunità di incontrare Freya, dato che vive abbastanza isolata, ma forse un giorno le nostre vie si incroceranno..."
"Di certo ho perso qualche vecchio fan, ma per ognuno perso ne abbiamo acquisiti dieci nuovi... le vendite sono sorprendenti e le recensioni sono buone, siamo stati promossi da grandi testate che prima ci ignoravano. Ritengo che uscire dall'ombra sia stata una saggia mossa."
(Albin Julius)
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C'è qualche nuovo progetto che produrrai per la Hau Ruck! nei prossimi mesi?
"Sì, produrrò un progetto svedese, e inoltre qualche nuovo album delle mie band è quasi pronto. Quest'anno sarò abbastanza occupato."
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Hai prodotto tramite Hau Ruck! un singolo di Spiritual Front, che è forse al momento l'artista più richiesto dell'area pop'n'folk: in pratica un gigantesco affare per qualsiasi etichetta indipendente. Perché la tua collaborazione con Simone è finita dopo solo un 7"? Sei dispiaciuto che Simone non rimasto nel roster della Hau Ruck!?
"No, non sono dispiaciuto. Simone ha preso la sua strada. Lui voleva diventare famoso, e la Hau Ruck! non è probabilmente la label adatta. In base alle scelte che ha fatto, penso che sia adesso con gente migliore. La mia label si occupa di musica, non di altre cose."
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Ho iniziato a seguire la tua carriera dai tempi dei The Moon Lay Hidden Beneath A Cloud: senza dubbio un grande progetto. Dato che gli album sono fuori catalogo da anni, ne hai per caso pianificato delle ristampe?
"Ci abbiamo pensato e ne abbiamo già parlato, ma ho capito che ciò farebbe tornare in vita sentimenti ed emozioni negative, inoltre io non voglio avere alcun contatto con Elisabeth: lei è estremamente sconveniente per me e il mio tempo è troppo importante per essere perso in questioni controproducenti. Ho anche realizzato che The Moon Lay Hidden Beneath A Cloud per me oggi non significa nulla e che non ho alcun sentimento al riguardo, né positivo, né negativo. Semplicemente è qualcosa che non esiste più."
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Alcuni mesi fa hai pubblicato il 7" ultra-limitato "Yellow Leaf", in assoluto l'edizione più limitata targata Der blutharsch. Perché hai scelto di stamparne solo 33 copie?
"Ho voluto fare ancora una volta qualcosa di speciale, e 33 copie sembrano essere un buon numero per questo scopo. Come dice sempre Lina Baby Doll: "Alcuna musica è per molta gente, altra per poca". Penso che ristamperò il brano ivi contenuto entro qualche anno in una compilation di rarità, ma fino ad allora la gente dovrà avere pazienza."
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A proposito, cosa ne pensi dei prezzi assurdi toccati da alcune tue vecchie release come "Thank You", "Inutiles" e tanti altri? ...siamo ai limiti della follia...
"Infatti! 'Thank You' è stato venduto per 1600 euro su Ebay, una cifra assolutamente assurda. Con quei soldi avrei fatto cose migliori che comprarci un cazzo di disco! Se solo me ne fossi conservate un po' di copie invece di darlo solo gratuitamente agli amici... Che stupido!"
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Molte tue release sono stampate in edizioni lussuose ultra-limitate in vinile: ciò caratterizzava sia i tuoi albori, quando eri ancora semi-sconosciuto, sia l'apice della tua carriera come alfiere della scena marziale. Da cosa viene la passione per questo tipo di produzioni?
"Ho sempre amato il vinile e mi piace realizzare il design per le copertine delle mie produzioni. All'inizio producevo edizioni limitate solo perché non riuscivo a vendere molte copie. Ciò in qualche modo ha portato all'idea delle edizioni speciali, e quando penso all'edizione limitata, credo che debba essere un po' più particolare. Ma noi facciamo anche edizioni normali. Gli ultimi due album sono stati stampati in vinile in una tiratura di 1500 copie, che non è esattamente così limitata."
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Durante la tua carriera hai pubblicato un gran numero di registrazioni dal vivo, sia di lunga durata che in formato singolo: come mai hai deciso di dare tutto questo spazio ai live? Il fatto sembra strano, soprattutto per un progetto industrial...
"Beh, per me documentano ciò che è stato. Qualcuno di questi doveva essere necessariamente realizzato: il concerto al Monastery ('Live At The Monastery' del 2005, nda) è stato un set esclusivamente acustico, e quindi totalmente differente dai concerti fatti in precedenza... l'esibizione a Copenhagen ('Live In Copenhagen' del 2006, nda) mostra il lato rock'n'roll di Der Blutharsch, ecc... Ma il motivo di realizzare tanti dischi live risiede anche nel fatto che, sin dall'inizio della mia carriera, la gente ha stampato bootlegs di Der Blutharsch che sono stati venduti a cifre alte, così ho voluto dare al pubblico l'opportunità di avere registrazioni ufficiali realizzate con una buona qualità audio ed acquistabili a prezzi ragionevoli."
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Nell'album "When Did Wonderland End?" appare una cover del brano "La Barca" di Adriano Celentano, pubblicata anche on-line e divulgata attraverso il tuo 'yahoo group'. Come è nata l'idea di reinterpretare questa vecchia canzone?
"Sono un grande fan di Adriano, alcuni dei suoi brani sono fantastici e 'La Barca' è uno dei miei favoriti. Quella notte io e Jörg avevamo bevuto una gran quantità di vino e abbiamo fatto una piccola jam session, abbiamo messo insieme gli accordi e registrato il pezzo... quella notte, con litri di vino... penso che puoi sentirlo da te (ride, nda)."
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Ci sono altri autori italiani del panorama pop che ti interessano?
"Sicuramente. Mi piace moltissimo Paolo Conte ma anche altri, in special modo i primi lavori di Franco Battiato. Inoltre c'è una grande doom band romana, i Doom Raiser: sono fantastici!"
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Quando pubblicherai il prossimo album di Der Blutharsch? Ci stai già lavorando? Puoi darci qualche anticipazione?
"Ho iniziato a lavorarci la scorsa settimana ... quindi per adesso non posso dire nulla, è presto per le anticipazioni... ma penso che sarà sulla linea di 'The Philosopher's Stone'... vedremo... forse questa volta suonerà un po' più krautrock... la data di realizzazione è fissata per la prossima primavera/estate, dipende da quanto velocemente lavoreremo."
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So che hai in progetto anche un singolo split con la rock band romana Sotto Fascia Semplice: come è nata la collaborazione?
"Li conobbi a Roma, e da allora siamo rimasti in contatto. Ascoltai la loro musica già prima di incontrarli e mi piacque moltissimo: è un gran gruppo formato da persone decisamente interessanti, ho tutti i loro album e per me è un grande onore poter lavorare con loro."
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A proposito, questi discorsi mi riportano alla mente il tuo singolo split con gli ZetaZeroAlfa: sei interessato anche alla scena Oi punk? Come entrasti in contatto con la band capitolina?
"Non sono molto ferrato sulla scena Oi... ma gli ZetaZeroAlfa, cazzo se sono un gran gruppo! Amo la loro potenza, e poi sono persone veramente intelligenti e divertenti... e questi aspetti li puoi sentire direttamente nella loro musica... non si prendono mai troppo sul serio, fatto che trovo incoraggiante. Li ho visti esibirsi dal vivo un po' di volte: i loro concerti sono sempre avvenimenti piacevoli e straordinari."
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Lo split in vinile 7" è un classico della produzione di Der Blutharsch: ci sono altre band con cui vorresti collaborare in futuro usando questo formato?
"Beh, non al momento, ma di certo in futuro accadrà di nuovo... per ora non ho pianificato nulla. Prima mi occuperò del nuovo album, poi dovrò continuare il lavoro 'Der Blutharsch vs. Dernière Volonté' per cui sarà realizzato un 7" (il primo capitolo, sempre su vinile 7", risale all'agosto del 2006, nda): vorrei fare di più, ma sia io che Geoffroy siamo al momento abbastanza impegnati... prima o poi troveremo il tempo. Oltre ciò, ci sono due autori con cui vorrei collaborare: Genesis P. Orridge e Leonard Cohen... ma come sai ognuno ha i suoi sogni nella vita, n'est-ce pas?"
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Uno dei tuoi più importanti partner artistici del passato è Jürgen Weber, meglio noto attraverso il nome del suo progetto Nový Svet. Perché è terminata la vostra collaborazione (di cui ricordo i singoli "Inutiles" e "Cafe Mentone", oltre a varie altre partecipazioni)? Sarà possibile vedere in futuro un altro split Der Blutharsch/Nový Svet o un album di Nový Svet ancora una volta prodotto dalla Hau Ruck!?
"Beh, di sicuro non è stato il più importante. Non so perché lui abbia voluto troncare la nostra amicizia, penso che abbia dei seri problemi mentali: da un giorno all'altro non mi ha più considerato suo amico, e contemporaneamente si è allontanato da tutti i suoi amici più stretti. Oggigiorno se lo incontro accidentalmente in città non mi guarda negli occhi, non mi dice un semplice 'ciao', il che è strano e in qualche modo triste. Ma questa è la vita... dunque NON ci sarà mai più una collaborazione con lui. Parimenti non so se la sua band esista ancora, e non mi interessa saperlo."
"Io sono cambiato, i miei interessi sono cambiati, così come è cambiata la visione di Der Blutharsch. Sono stanco di essere ridotto a dei cliché politici, perché Der Blutharsch è solo musica e nient'altro... Ho cominciato anche a stufarmi di porgere scuse o spiegare le mie idee in continuazione, dato che qualcuno ha sempre voluto vedere in noi ciò che non siamo e mai siamo stati."
(Albin Julius)
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Hai pianificato nuovi concerti in Italia? In particolare, c'è qualche città italiana in cui vorresti suonare?
"Inizierò il tour il prossimo anno insieme a Dernière Volonté e Bain Wolfkind, faremo anche una data in Italia... se ne saprà di più quando avremo fissato il tutto. Una città in cui vorrei suonare è Torino: la amo (...e non solo perché guido una Fiat!). Sarebbe bello suonare di nuovo a Roma e mi piacerebbe esibirmi a Venezia: amo anche questa città. Ma in tutta onestà non ho problemi... ogni posto è buono per suonare in Italia. L'Italia ci ha sempre accolti bene."
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Ultima domanda prima di chiudere: come pensi che il pubblico ricorderà Der Blutharsch da qui a 10 anni?
"Beh, spero solo che qualcuno almeno si ricorderà di Der Blutharsch."
http://www.derblutharsch.com/
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