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10-04-2022
THE DEVIL & THE UNIVERSE
Se l'occultismo cammina sul filo dell'ironia
di Roberto Alessandro Filippozzi (foto di Werner Nowak)
Fra tanti gruppi che interpretano pur bene e con buon gusto canoni rigidi e seguiti alla lettera dei vari stilemi a tinte scure, ci piace l'idea di spostare l'attenzione nostra e dei lettori su di un progetto fra i più estroversi ed originali dell'ultimo decennio, anche a livello scenografico e concettuale: gli austriaci The Devil & The Universe, trio composto da Ashley Dayour (leader dei goth rockers Whispers In The Shadow), David Pfister e Stefan Elsbacher il cui nome è mutuato da due carte del set di 78 tarocchi utilizzato dal noto occultista Aleister Crowley. Proprio l'occultismo, filtrato in un'ottica ben diversa da come lo immagina l'uomo medio, è parte integrante di una visione artistica originale e trasversale dal taglio filmico e dall'indole percussiva, in un quadro complessivo originale e di indiscutibile efficacia. Su tutto, le figure delle capre, incarnate dalle maschere che accompagnano costantemente i tre, che non mancano di aggiungere una congrua dose d'ironia al mix. Difficili da etichettare o rinchiudere in qualche preciso comparto, i TD&TU sono uno degli act più determinati e accattivanti gravitanti nel panorama musicale, ed è il fondatore Ashley Dayour a darci prova di quanto la band austriaca sia motivata e col vento in poppa.
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Dall'uscita del quarto album "Folk Horror" in poi, il vostro sound è diventato sempre più percussivo, fisico e groovy se paragonato al più cinematico e sinfonico "Benedicere", e "GOATopia" continua sul medesimo sentiero con ancor maggiore personalità ed efficacia: cosa ha reso così importante il ritmo nella vostra creazione, e quale tipo di cose o arti hanno influenzato l'ultima fatica?
"Gli elementi tribali e più ritmici ci sono sempre stati, ma può essere vero che con gli ultimi tre album siano diventati più prominenti e che il focus si sia un po' spostato. Il nostro sound si è sempre basato su due cose: atmosfera e ritmo. Ed i ritmi tribali sono molto efficaci se vuoi mandare in trance il tuo pubblico, il che è ciò a cui aspiriamo. Di conseguenza, è venuto tutto naturalmente. Non è stata una vera e propria decisione che abbiamo preso. Detto questo, ci sono alcuni momenti quieti e meno ritmici sul disco: "Amaurotum Sunset" o la conclusiva "Psychogeography" sono tra i brani più calmi e meno ritmati che abbiamo mai creato.
Alcuni dei nuovi pezzi sono influenzati dal suono di gruppi krautrock tedeschi degli anni '70 come Tangerine Dream e Neu!, giusto per citarne un paio, ma sempre con una "rotazione GOAT". L'idea dietro l'approccio sonoro era quella di suonare come una band con un occhio ad un futuro che, col senno di poi, non ci sarà mai stato. Un suono utopico per un futuro che non sarà mai."
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Ora addentriamoci nel nuovo album, partendo dal suo titolo: se tutti sappiamo cosa significhi "utopia", cos'è invece la "GOATopia" nella vostra visione?
"Concettualmente parlando, "GOATopia" si basa su un grande utopista come Tommaso Moro. Il suo romanzo "Utopia", del 1516, è considerato il punto di partenza del genere che formula una possibile modalità futura di vita o di ordine sociale. Tommaso Moro narra di un regno in un'isola di finzione dove nuovi concetti sociali vengono vissuti. Noi usiamo idee come queste e creiamo la nostra GOATutopia. In un mondo sbilanciato, siamo riluttanti ad affrontare predizioni distopiche. Smascheriamo lo spettro del futuro per mettervi sopra la maschera della capra."
"In un mondo sbilanciato, siamo riluttanti ad affrontare predizioni distopiche. Smascheriamo lo spettro del futuro per mettervi sopra la maschera della capra."
(Ashley Dayour)
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Proprio la figura della capra, con le maschere e gli ironici "riferimenti satanici", appare assolutamente centrale nel vostro concept, ma che significato le attribuite nella vostra visione artistica?
"Fondamentalmente è il nostro avatar, le capre sono le nostre persone sul palco. Ci sono anche delle similitudini con una divinità chiamata Baphomet, ed è perfetto per le foto. Dovunque tu metta le capre, finisce per diventare un quadro interessante. E diventa una cosa conosciuta, ai concerti certuni arrivano addirittura con le loro maschere da capra. Ad uno show ricordo un tizio che ha indossato la sua maschera per tutto il tempo: quella è dedizione! Impressionante, decisamente impressionante."
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L'ironia, assieme alla teatralità, sono certamente elementi importanti nel vostro mix, come possiamo vedere in particolare nei vostri video, ma anche in una definizione come "goat wave". Quanta importanza assumono questi aspetti nella vostra visione d'insieme?
"Credo che l'umorismo ci distingua e ci renda differenti. Tutti i nostri video sono creati da Edie Calie, e lei è davvero una forza trainante quando ci si occupa di quel lato della band. Abbiamo un tipo di umorismo molto contorto e perfino crudo, ma non tutto è divertente, anche se strappa una buona risata. Camminare su quel filo sottile è importante, ma non diventeremo gli Stanlio & Ollio della scena goth, non è una farsa. Beh, forse a volte lo è, ma c'è sempre un intreccio.
È anche sconosciuto a un sacco di gente il fatto che l'occultismo possa essere divertente e che ci sia un lato umoristico nella magia. La maggior parte delle persone ha nella mente questa oscura e meditabonda immagine dell'occultismo, principalmente perché è ciò che ha visto nei film, ma non è tutto così. Non è il quadro completo di cosa possono e a mio dire dovrebbero essere la magia e l'occultismo, ma per molta gente è qualcosa di interamente nuovo. In realtà non lo è, ma non ci sono molte band che approcciano questi temi come facciamo noi. A dire il vero, al momento non siamo secondi a nessuno in ciò."
"Credo che l'umorismo ci distingua e ci renda differenti. Il nostro è molto contorto e perfino crudo, ma non tutto è divertente, anche se strappa una buona risata. Camminare su quel filo sottile è importante, ma non diventeremo gli Stanlio & Ollio della scena goth, non è una farsa. Beh, forse a volte lo è, ma c'è sempre un intreccio."
(Ashley Dayour)
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Non ci sono veri e propri testi nelle vostre canzoni, in cui le voci vengono usate per lo più come "indicazioni tematiche", il che rende l'insieme a suo modo più "concettuale": vedi la band come tale?
"Il termine "concept album" o "concept band" è altamente abusato di questi tempi, ed in un certo senso ogni arte è in qualche modo concettuale. Penso tuttavia che il termine si adatti al modo in cui lavoriamo: quando iniziamo un nuovo album, la prima cosa che ricerchiamo è un tema, che sia il culto della Vergine Maria su "Benedicere", il lato oscuro della cultura hippie ed il 1969 su ":Endgame 69:" o le visioni utopiche che non sono mai arrivate su "GOATopia". Prima di iniziare a scrivere canzoni ci serve avere un tema, tutto il resto sgorga da lì: quali strumenti usiamo, quali suoni, che tipo di atmosfera è necessaria per rappresentare quei temi, etc..."
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Restando sul versante vocale, ho notato che Christina Lessiak è ancora una volta ospite su un vostro lavoro: avete mai pensato di affidarle un ruolo più importante nei vostri brani?
"Sì, è la terza volta che canta in uno dei nostri pezzi. Affidarle un ruolo più importante? Perché no? Se il concept futuro avesse bisogno di più parti vocali, non esiteremmo a farlo."
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Finalmente iniziano a spuntare fuori date per i vostri concerti dopo la lunga "pausa forzata", e da quel che ho potuto vedere in rete, i vostri show sono ancora più percussivi rispetto al lavoro in studio: cosa possiamo quindi aspettarci dai prossimi spettacoli?
"Sì, dal vivo tutto è più intenso e trascinante, o almeno questo è ciò che il pubblico di dice. I video proiettati alle nostre spalle sono anch'essi una parte importante dello show. Ogni notte proviamo a mandare sia noi stessi che il pubblico in trance e ad immergerci dentro la musica e le luci. Fondamentalmente, è uno show molto più rock di quanto ti aspetteresti. Eravamo così annoiati da tutti quei gruppi electro che si limitano a suonare con un laptop, un cantante e qualche video fantasioso. Voglio dire, è ok se a te smuove qualcosa, ma noi proviamo comunque a dare più di così, e ci è stato detto che ci siamo riusciti."
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Ashley, al momento sei impegnato con due progetti di alto profilo (TD&TU e i tuoi Whispers In The Shadow), e nel corso della tua carriera non sono mancate alte partecipazioni di rilievo. Ti riesce facile trovare il tempo necessario per assolvere al meglio tutti questi tuoi impegni in ambito musicale?
"Sono stato impegnato coi L'Âme Immortelle, ma non lavoro più con loro da 13 anni ormai. È stato comunque un bel periodo, molto più festaiolo di quanto ti aspetteresti da gente come loro, se posso osare dirlo. I WITS sono sempre molto attivi, ormai sono 26 anni. Abbiamo realizzato l'ultimo album in studio "Yesterday Is Forever" nel 2020 e lo scorso anno abbiamo ri-registrato una selezione di brani da tutta la nostra carriera, facendone una retrospettiva in doppio vinile a titolo "Gilding The Lily", e infine abbiamo anche qualche fatto qualche concerto quest'anno. Sono stato anche parte dei Near Earth Orbit per un paio d'anni, ma ho lasciato nel 2020.
Tuttavia, non è difficile trovare il tempo: non sono uno stakanovista, amo il tempo libero e ne ho bisogno, e necessito anche di nutrire il mio cervello con nuove idee. Ma, quando lavoro, sono piuttosto veloce ed ho idee molto concrete su cosa voglio fare e cosa intendo conseguire, il che mi fa risparmiare molto tempo. Ma non cadere in errore: arrivare là, a sapere realmente cosa voglio e cosa serve, può richiedere tempo. A dire il vero, più invecchio e più tempo ci vuole, ma credo sia normale.
Ci saranno anche dei nuovi progetti in un futuro non così distante, perché cosa fare quando l'intero mondo impazzisce? Iniziare una nuova band, ovviamente."
"Credo che il sound che stiamo creando vada oltre l'idea di una qualsiasi scena. Ovviamente siamo più legati al lato oscuro delle cose, ma l'idea di buona musica, o arte, dovrebbe sempre ambire all'universalità, e non ad uno specifico target di pubblico."
(Ashley Dayour)
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Ok, siamo giunti all'ultima domanda. Il vostro sound è piuttosto trasversale, nel senso che ha il potenziale per attrarre gente anche al di fuori della scena dark/goth da cui provenite: vi capita di trovare visibilità e responsi positivi al di fuori della nostra nicchia sonora?
"Sì, ci capita. Abbiamo suonato in festival dove il pubblico non era in prevalenza proveniente dalla scena dark/goth, e per quel che ti posso dire da lassù dov'ero, gli è piaciuto molto. Credo che il sound che stiamo creando vada oltre l'idea di una qualsiasi scena. Ovviamente siamo più legati al lato oscuro delle cose, ma l'idea di buona musica, o arte per quel che importa, dovrebbe sempre ambire all'universalità, e non ad uno specifico target di pubblico. Detesto il pensiero elitario o "da scena". Il mondo è troppo grande per limitarsi, e c'è così tanto da perdere se ti nascondi in un angolo per tutta la tua vita. Detto ciò, amiamo i nostri fans goth: sono le persone più amichevoli e ben educate che puoi desiderare, e siamo assolutamente consapevoli che non si stiano solamente nascondendo in un angolo, specialmente quando ballano come pazzi ai nostri spettacoli."
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