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21-12-2020
DIORAMA
Scrutando la mappa del cielo
di Roberto Alessandro Filippozzi
Fra le poche certezze della vita, c'è il fatto che da un nuovo album dei Diorama sai già di poterti aspettare non soltanto grandi canzoni d'indiscusso spessore artistico ed emotivo, ma anche un tasso di qualità ad ogni livello che rende nettamente ed indiscutibilmente superiore il lavoro della band tedesca. Ciò trasforma ogni uscita firmata da Torben Wendt e compagni in un evento di capitale importanza nella scena musicale a tinte scure, ed il nuovissimo "Tiny Missing Fragments" non fa eccezione in tal senso. Quale migliore occasione, dunque, per andare a sondare i contenuti della nuova fatica firmata Diorama e stilare qualche significativo bilancio sulla carriera di questo straordinario gruppo, che da oltre vent'anni ci regala lavori di enorme caratura? Abbiamo quindi colto la palla al balzo e, col mastermind Torben quale nostro gentile ed affabile interlocutore, siamo andati a sviscerare i contenuti di un disco che è da annoverare di diritto fra i migliori di questo 2020 ormai agli sgoccioli.
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Il precedente album "Zero Soldier Army" è stato sicuramente un altro importante punto di svolta nella vostra carriera, mostrando una più intima profondità nella scrittura ed un'attenzione particolare per i dettagli. So che non è facile per un artista pesare il proprio lavoro, ma a distanza di quattro anni, come giudichi la vostra penultima fatica?
"ZSA ha un lato selvaggio, ruvido, selvatico e psicopatico che apprezzo. Al tempo stesso, ha un'attitudine di rassegnazione e di mancanza di speranza, con pochissima luce che vi splenda. Che apprezzo in egual misura (ridendo, nda)! In relazione al nostro viaggio musicale, l'album appare come l'addolorato punto finale di una certa era, laddove "TMF" arriva come l'alba di qualcosa di nuovo."
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Ed allora addentriamoci in "TMF", partendo dal titolo stesso, che immagino racchiuda un intero concept. Quali sono questi "minuscoli frammenti" e perché li identifichi come "mancanti"?
"Quando abbiamo approcciato l'album, i nostri pensieri giravano attorno alle piccolissime e grandissime strutture del mondo, alle loro similarità nel funzionamento e nella logica. Reti di insignificanti particelle che si attraggono e respingono, o semplicemente a cui non importa. E fra queste sfere il livello personale, sociale, dove anche noi costruiamo tali sistemi, attraverso interazioni e relazioni. Siamo circondati da un'infinità di questi mosaici, consistiamo in essi, non abbastanza perfetti per essere "la matrice", non abbastanza imperfetti per essere il caos. Quindi, che dire circa i frammenti mancanti? Ho trovato affascinante immaginare un sistema composto di elementi mancanti. Ed infatti nella vita ci sono cose che sono proprio così. I sogni, per esempio, o una storia d'amore insoddisfatta."
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Come si ricollegano a questi concetti i testi dell'album e quali tipi di fattori li hanno influenzati in sede di scrittura?
"I pensieri sopraccitati hanno iniziato a permeare tutti i differenti aspetti del disco come una linea rossa. Sono persino diventati una parte del metodo produttivo, dal momento che vi abbiamo messo dentro un estremo quantitativo di piccoli dettagli sonori, beat triturati e via dicendo, rappresentando i minuscoli frammenti con cui ci destreggiavamo nelle nostre menti."
"Quando abbiamo approcciato l'album, i nostri pensieri giravano attorno alle piccolissime e grandissime strutture del mondo, alle loro similarità nel funzionamento e nella logica. Siamo circondati da un'infinità di questi mosaici, consistiamo in essi, non abbastanza perfetti per essere "la matrice", non abbastanza imperfetti per essere il caos. Ho trovato affascinante immaginare un sistema composto di elementi mancanti. Ed infatti nella vita ci sono cose che sono proprio così. I sogni, per esempio, o una storia d'amore insoddisfatta."
(Torben Wendt)
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Il processo compositivo è iniziato già nel 2016, ma si è protratto anche nel 2020: questo momento "pandemico" che stiamo vivendo ha in qualche modo influito sull'ultima parte della creazione dell'album?
"Decisamente no per quanto riguarda l'umore, quanto piuttosto per quanto concerne la tempistica."
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L'artwork di copertina, con la sua mappa del cielo, è piuttosto enigmatico ed aperto alle interpretazioni: qual è la vostra?
"L'hai detto, è una mappa a cielo aperto, pervasa da trilioni di dettagli. Infinita, inafferrabile, assurda, bellissima, fatta a pezzi. Un posto dove perdersi. Proprio come la musica."
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A proposito di musica, ho molto apprezzato il modo in cui avete lavorato con ritmi e suoni, che mi ha ricordato spesso le cose migliori della scena IDM/glitch: da dove arriva questa passione per microsuoni e dettagli?
"Bella osservazione. Abbiamo avuto una forte preferenza per questi arrangiamenti glitch, in parte per via di cose che stavamo ascoltando, ma anche provando a suonare con fonti differenti come percussioni o frammenti audio registrati. Aggiungere molteplici strati di questi elementi ci ha portati a risultati che descriverei come "tappeti ritmici"."
"La nostra malinconia, l'oscuro romanticismo e le atmosfere umorali ci terranno sempre uniti alla scena musicale dark. A parte questo, i Diorama sono pressoché impossibili da etichettare e questo ci rende difficili da commercializzare, suppongo. E sì, potrebbe esserci un certo potenziale su una scala più ampia che non siamo stati in grado di sfruttare. Ma questo sembra essere il nostro destino. Siamo gli eterni perdenti."
(Torben Wendt)
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Ritengo che la vostra evoluzione vi abbia portati al punto in cui è impossibile classificarvi semplicemente come synthpop, electro-goth o che altro: siete andati oltre le definizioni, il che credo sia uno dei traguardi più grandi che una band possa raggiungere, giacché significa aver dato vita ad un suono unico e personale. Pensi possa essere limitante avere la maggior parte dell'esposizione mediatica in ambiti musicali prettamente dark-oriented? È senza dubbio il luogo da cui provenite, ma siete anche andati molto oltre negli anni...
"La nostra malinconia, l'oscuro romanticismo e le atmosfere umorali ci terranno sempre uniti alla scena musicale dark. Per non parlare delle meravigliose persone che abbiamo avuto l'opportunità di incontrare negli anni. A parte questo, sì, i Diorama sono pressoché impossibili da etichettare e questo ci rende difficili da commercializzare, suppongo. E sì, potrebbe esserci un certo potenziale su una scala più ampia che non siamo stati in grado di sfruttare. Ma questo sembra essere il nostro destino. Siamo gli eterni perdenti. Ciao ciao, Sophie!"
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Ho apprezzato ognuno dei nuovi brani, ma fra quelli che più mi hanno colpito vi è senza dubbio "Dark Pitch", che va ben oltre i limiti implementando squisite influenze jazz nel vostro sound...
"È stato il nostro chitarrista Zura a venirsene fuori con l'arrangiamento di base in 5/4, le melodie di chitarra ed i suoni atmosferici. Ho preso i pattern, ne ho ripetuti alcuni, vi ho aggiunto sopra batteria e voce ed a poco a poco la canzone si è evoluta. Parti del testo sono dedicate al mio secondo figlio, che in un certo modo è molto simile a me. Mai soddisfatto, sempre in lotta, sempre in cerca di qualcos'altro, di qualcosa di più grande, non accettando mai ciò che è. Il brano è allo stesso tempo una sveglia ed una ninna-nanna. È il primo pezzo dei Diorama ad includere un vero oboe. E siccome abbiamo pensato che si sarebbe adattato perfettamente a quest'anno scosso, specialmente per la sua solenne e confortante parte centrale, è diventato il primo singolo estratto da "TMF"."
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Rispetto a moltissimi altri, voi sembrate avere una precisa, forte, chiara e concreta visione di ciò che la musica dei Diorama deve essere. Qual è questa visione nella tua mente e nel tuo cuore?
"I contenuti, così come la forma, necessitano di risultare rilevanti e significativi per noi stessi. Quella è la regola aurea. E poi possiamo sperare che ciò diventi parte di altre persone."
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Analizzando la vostra intera carriera, vedi un preciso momento di svolta nella vostra vita artistica? Personalmente, ritengo che un fondamentale punto di svolta sia arrivato con "Amaroid", che è verosimilmente il momento in cui vi siete liberati dei paragoni coi Diary Of Dreams... La vedi così anche tu, oppure c'è qualche altro momento che ritieni abbia ridefinito la vostra carriera?
"Parlando in generale, ogni album ha avuto il suo significato ed ha spostato la curva nell'una o nell'altra direzione. Puoi assolutamente sostenere che "Amaroid" abbia avuto un impatto piuttosto drastico. Quel disco è stato un passo in avanti importante per noi. Dopo "The Art Of Creating Confusing Spirits", abbiamo schiacciato il pulsante reset e tentato di capire cosa avremmo potuto fare oltre i confini del nostro genere musicale. L'album riflette ciò. E ci ha dato il coraggio di sperimentare ancor più liberamente in seguito. Sono convinto che "TMF" abbia il potere di esercitare un'influenza altrettanto forte."
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Ogni vostro nuovo album ribadisce come non vi sediate mai sugli allori, ed è chiaro che alla fine questa filosofia ha pagato. A tuo dire, come potrebbe migliorare ulteriormente una band come la vostra? Quali aspetti vorresti portare ad un livello più alto?
"Quando penso al nostro ulteriore sviluppo, non vedo alcun obbligo per i nostri lavori di diventare oggettivamente sempre migliori. Sento l'impulso ad evitare una stasi artistica, a continuare a cercare rotte differenti sulla mappa del cielo, a creare ed impiegare nuovi linguaggi/dialetti musicali. Ma si tratta d'ispirazione che ti arriva, non del tentare di essere il più possibile perfetti. Diorama non è fine a sé stesso."
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Parlando di progetti paralleli, non possiamo non menzionare la tua avventura assieme ad Adrian dei Diary Dreams: Coma Alliance. A due anni dall'uscita di "Weapon Of Choice", come valuti i risultati ottenuti? E, soprattutto, possiamo sperare in un seguito?
"Sì, vogliamo lavorare ad un secondo album. Dal momento che il focus è rimasto sui nostri due progetti principali negli ultimi due anni, non abbiamo ancora dato il via ai lavori, ma abbiamo raccolto idee, e sia io che Adrian ci sentiamo molto attratti da esse. Produrre "WOC" si è rivelata un'esperienza molto gratificante, attraverso la combinazione dei nostri differenti approcci e tecniche, attraverso lo scambio con Daniel Myer e Gregor Beyerle, ed ovviamente con i concerti, che sarà presto ora di ricaricare con nuove munizioni (ride, nda)!"
"Quando penso al nostro ulteriore sviluppo, non vedo alcun obbligo per i nostri lavori di diventare oggettivamente sempre migliori. Sento l'impulso ad evitare una stasi artistica, a continuare a cercare rotte differenti sulla mappa del cielo, a creare ed impiegare nuovi linguaggi/dialetti musicali. Ma si tratta d'ispirazione che ti arriva, non del tentare di essere il più possibile perfetti. Diorama non è fine a sé stesso."
(Torben Wendt)
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Tre singoli e relativi videoclip sono stati pubblicati, ma come tutti sappiamo, al momento è impossibile pensare ad un tour. Alla luce di ciò, come continuerete a promuovere l'album? E quando finalmente i concerti potranno riprendere, potremo finalmente aspettarci la vostra prima data in Italia?
"Adoreremmo suonare in Italia, e in qualsiasi modo tu possa contribuire affinché questo accada, te ne saremo grati (speriamo che qualche promoter serio legga queste righe, nda). Per farci perdonare la cancellazione dei concerti, presto ne pubblicheremo uno registrato in studio con un certo numero di brani del nuovo album. Ci sarà un quarto videoclip ed abbiamo pianificato un seguito di "TMF" con alcuni bei remix. Di conseguenza, restate sintonizzati."
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Bene Torben, siamo giunti all'ultima domanda. Vedo che hai una grande passione per la montagna, come il sottoscritto. Da dove nasce questa tua passione e come ti fa sentire trovarti in quei luoghi così unici e speciali?
"Quando vado sui monti, faccio in modo di dimenticarmi di tutto il resto per un po', focalizzandomi solo su quel particolare momento. Un qualcosa in cui faccio schifo nella mia vita di tutti i giorni. Inoltre, a livello di resistenza mi piace conoscere i miei limiti e spingermi oltre, le rotte non sono mai lunghe o dure abbastanza. Forse questa ricerca del dolore e della fatica è una punizione per tutte le brutte cose che ho fatto (ridendo, nda)! D'altro canto, quando i tuoi occhi scivolano sul bellissimo scenario che si vede da lassù, quando raggiungi la cima o il rifugio di montagna scendendo, senti un flusso di endorfine che non ha eguali. Quindi, a conti fatti, mi sento semplicemente vivo sulle montagne. Niente di più, niente di meno."
http://diorama-music.com/
https://www.accession-records.de/