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26-05-2017
ANNELI DRECKER
Poesia nordica
di Roberto Alessandro Filippozzi (foto di Stian Andersen)
Sebbene il loro ultimo album "Dorothy's Victory" risalga al 2002, i Bel Canto sono ancora vivi e ben presenti nella memoria di chi ne ha apprezzato le gesta sin dalla metà degli anni '80. Da ormai diversi anni il musicista Nils Johansen e la cantante Anneli Marian Drecker, ossia i Bel Canto, sono due amici fraterni che occasionalmente si esibiscono dal vivo (quasi esclusivamente nella loro natia Norvegia), tenendo viva la memoria della meravigliosa musica che ci hanno regalato e lasciando acceso un seppur minimo bagliore di speranza per chi ancora auspica un loro ritorno in grande stile. Ma nel frattempo le cose sono andate avanti, soprattutto per la divina singer, autentica voce regina che già dal 2000 ha intrapreso una importante e significativa carriera solista, parallelamente a molti altri progetti anche non legati alla musica che hanno riempito ed arricchito la sua vita artistica. Tra recitazione, studio e collaborazioni vocali con molti altri artisti e gruppi, la Drecker è oggi giunta al suo quarto album da solista "Revelation For Personal Use", ed in occasione di tale importante uscita abbiamo colto l'opportunità per intervistarla e ripercorrere assieme alcune delle tappe fondamentali di una carriera altisonante e ricca di soddisfazioni e traguardi raggiunti come la sua...
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È da poco uscito il tuo nuovo album "Revelation For Personal Use", due anni dopo "Rocks & Straws", che a sua volta era giunto dopo una pausa di ben dieci anni nella tua carriera solista: cosa aveva determinato un così lungo silenzio?
"In quei dieci anni ho avuto due figli, nati nella primavera del 2006 e nell'autunno del 2007, il che vuol dire che ero già incinta nel periodo dei concerti per l'album "Frolic", uscito nel 2005.
Sono anche andata in tour in tutto il mondo coi Röyksopp come loro cantante dal 2002 al 2012 ed ho contribuito al loro album del 2009 "Junior" con tre canzoni, il che ha impiegato molto del mio tempo e delle mie energie. Ho partecipato come attrice a sei rappresentazioni in un teatro della mia città tra il 2009 ed il 2015. Sono poi diventata una ricercatrice artistica alla Arctic University di Tromsø, in Norvegia, nell'autunno del 2013, e sto ancora lavorando al mio dottorato. Ho anche partecipato a due grossi show televisivi norvegesi in questi dieci anni, quindi direi che ho fatto parecchie cose in questo periodo."
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"Rocks & Straws" ha segnato una chiara svolta sonora nella tua carriera solista dopo lavori più pop-oriented come "Tundra" e "Frolic": cosa ti ha spinta ad abbandonare quella strada e come sei giunta a questa sorta di 'seconda parte' del tuo viaggio solista?
"Io e la mia famiglia ci siamo spostati a Nord nella mia città natale nel 2008, avendo una grande casa vicino alla foresta. Abbiamo un pianoforte a coda in salotto ed ho iniziato a suonarlo, come facevo quando ero una bambina molto prima di unirmi ai Bel Canto. Non sentivo il bisogno di andare in studio ed accendere i synth, ho semplicemente rispolverato la mie abilità pianistiche ed ho composto usando proprio il piano. Ne avevo bisogno per sentirmi libera e senza alcun 'click' digitale. Quando mi sono imbattuta in queste bellissime traduzioni di Arvid Hanssen, ho continuato a comporre ed a suonare col piano. Sentivo che il suono, con la band al completo, si sarebbe adattato perfettamente ai suoi poemi universali e senza tempo. Inoltre stavolta è stato importante per me lavorare con buoni musicisti, anziché con programmatori e macchine. Dal vivo ho con me la medesima band che ha suonato sugli ultimi due album, hanno messo così tante delle loro idee creative nella musica da sentirla loro. In questo modo siamo una squadra che viaggia insieme, o una band se preferisci. Per i primi due lavori solisti, più pop-oriented, non ho mai lavorato dal vivo con gli stessi musicisti che avevano registrato l'album con me, per cui non c'era il medesimo feeling di collettività. Amo lavorare con le persone."
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Venendo al nuovo album, cos'è questa 'rivelazione ad uso personale' di cui parla il titolo? C'è qualche particolare concept dietro ad essa, e come si ricollega al criptico artwork di copertina?
"L'artwork di copertina è opera di Kim Hiorthøy, che è il grafico incaricato di tutte le copertine delle uscite della Rune Grammofon da 20 anni. È difficile per me rispondere per conto di Kim, ma a conti fatti penso che la giocosa copertina crei un buon bilanciamento con un titolo in qualche modo 'ambizioso'. Ho avuto molte rivelazioni nel periodo in cui stavo componendo queste canzoni, anche come studente per il mio dottorato. Il titolo viene da uno dei brani ed è uno dei miei poemi preferiti sull'album. E tutte le canzoni sono rivelazioni, in qualche modo. Penso si possa dire che la maggior parte dei testi, o poemi, siano legati ad un viaggio spirituale interiore. Le liriche mi parlano realmente e rivelano qualcosa di nuovo ogni volta che le canto."
"Un paio di anni fa David Attenborough ha detto che metà della popolazione mondiale vive tagliata fuori dalla Natura, senza interazione con essa o con gli animali... Come possiamo dire ai nostri figli di preservare qualcosa a cui non sono legati? Oggigiorno usiamo la Natura come intrattenimento, non come uno strumento per la sopravvivenza quotidiana. Penso che questo modo di vivere non sia salutare per noi in qualità di umani!"
(Anneli Drecker)
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Così come quelle di "Rocks & Straws", anche le liriche di "Revelation..." sono basate sui poemi di Arvid Hanssen: è stato difficile per te adattare le sue parole alla tua musica? E quali differenze hai riscontrato rispetto allo scrivere i testi di tuo pugno?
"Legare le melodie a questi poemi di Arvid Hanssen è stato un viaggio meraviglioso. Come ho detto, per comporre ho usato il piano. Così facendo, potevo cambiare accordi e ritmi liberamente durante la composizione per adattarli alle sue parole. Le traduzioni dei poemi dal norvegese all'inglese sono tutte opera dell'autore e musicista Roy Frode Lovland. Comporre per parole già esistenti è in qualche modo come la matematica, e dall'altro lato il processo creativo avviene molto spontaneamente. Ho gettato via alcune ottime melodie solo perché non si adattavano ai testi, che erano sempre la prima delle priorità.
Quando compongo canzoni con i miei testi, questi vengono sempre scritti dopo aver creato la melodia. Il vantaggio di lavorare aggiungendo melodie ad un poema sta nel fatto che, quando trovi la melodia che si adatta alle parole, hai un prodotto finito. A volte mi ci vuole un'eternità per scrivere un mio testo per una melodia. In questo modo, invece, posso lavorare più velocemente e, cosa più importante, non devo preoccuparmi del fatto che le liriche non siano abbastanza buone o che non siano adatte alla melodia. Inoltre, essendo io anche un'attrice, mi sono abituata ad interpretare un testo ed a farlo mio."
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Arvid Hanssen è stato uno dei migliori, se non IL migliore, nel descrivere la bellezza delle terre Nordiche: quali aspetti del suo lavoro hai amato maggiormente e cosa ti ha spinta a scegliere di adattare le sue opere alla tua musica?
"Ho conosciuto il lavoro di Arvid Hanssen quando avevo più o meno 12 anni. Ho interpretato il ruolo principale in un film basato su uno dei suoi libri e l'ho anche incontrato di persona. Mi ha persino omaggiato di tutti i suoi libri con tanto di dedica, sia i romanzi che le raccolte di poesie. Hanssen viene spesso paragonato al famoso autore Knut Hamsun: entrambi provengono dal Nord della Norvegia, ma Arvid era un poeta di culto, quindi non così famoso. Mi sento quindi onorata di poter rendere più conosciuti i suoi poemi, così come le traduzioni di Roy Frode. Penso che ciò che Hamsun ed Hanssen hanno in comune sia il fatto che entrambi parlano molto del misticismo della Natura, e che la usino come metafora per descrivere la vita interiore degli umani.
A dire il vero, il motivo per cui ho iniziato a comporre brani usando i poemi di Hanssen sta nel fatto che casualmente mi è capitato per le mani uno dei suoi libri autografati qui a casa, nell'estate del 2015. In questo libro puoi trovare poemi come "On A Road", "Revelation For Personal Use", "Snow" e "Raindrops". Non avevo intenzione di fare un altro disco come "Rocks & Straws", ma stavolta è stato come se Hanssen mi avesse trovata, ed allora la palla ha ricominciato a girare..."
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In un'intervista di qualche anno fa, parlando dei poemi di Arvid, hai detto che "parlano di un'intera cultura che sta per scomparire", e posso ben comprendere a cosa ti stai riferendo. Ritieni che questa tragica perdita culturale, che ormai affligge praticamente ogni Nazione occidentale, sia il nefasto effetto collaterale di quest'era di estremo e disumanizzante globalismo in cui stiamo vivendo?
"Certamente! Molti dei poemi di Hanssen parlano di un tempo in cui gli umani vivevano molto più a stretto contatto con la Natura, e descrivono anche la durezza della vita nella Natura e come essa influisca sugli umani. Proprio come nella canzone "Fisherman's Blues" da "Rocks & Straws". Non sono rimasti molti piccoli pescherecci sulla costa norvegese. Tutto finisce nelle mani delle grosse aziende: i piccoli villaggi dove prima c'erano una scuola, un negozio di alimentari ed una piccola azienda ittica si stanno svuotando. Ora queste località sono divenute città-fantasma e si popolano solo d'estate, grazie a quelli che ancora posseggono delle case lì. In una conversazione con Barack Obama, un paio di anni fa David Attenborough ha detto che metà della popolazione mondiale vive tagliata fuori dalla Natura, senza interazione con essa o con gli animali... Metà della popolazione mondiale! È un numero altissimo. Naturalmente ciò implica qualcosa per noi in qualità di una delle generazioni di oggi. Come possiamo dire ai nostri figli di preservare qualcosa a cui non sono legati? Oggigiorno usiamo la Natura come intrattenimento, non come uno strumento per la sopravvivenza quotidiana. Siamo completamente indifesi quando si tratta di sopravvivere nella Natura. Non conosciamo i nomi dei fiori, degli alberi o degli uccelli, ci mancano completamente i termini per descrivere ciò che ci circonda. E così diventa un qualcosa di remoto ed astratto di cui non parliamo ai nostri figli. Penso che questo modo di vivere non sia salutare per noi in qualità di umani! Moltissima arte, specialmente nella musica, si focalizza unicamente sulla vita e le interazioni umane, anziché descrivere la Natura e gli animali. Io voglio aggiungere qualcosa di importante alla mia musica, e con le parole di Hanssen sento che lo sto facendo. Dall'altro lato, per "Revelation For Personal Use" ho scelto poemi che parlano anche degli umani e della loro psiche interiore. Hanssen aveva un modo profondo di descrivere anche queste cose."
"Sono tornata nel Nord per essere più vicina alla Natura ed alla mia famiglia. Tempeste di neve, lampi, temporali etc. mi rammentano che noi, come umani, siamo molto vulnerabili, e penso che avere l'umiltà di riconoscerlo sia un aspetto importante della vita. Mi sento spiritualmente in salute e sopraffatta dall'amore per la mia terra, ed è da ciò che traggo la mia maggior ispirazione..."
(Anneli Drecker)
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Parlando di ispirazione, so che l'essere tornata a vivere nella tua Tromsø dopo gli anni spesi ad Oslo è stato un passo molto importante per te, e lo capisco bene, avendo fatto da lungo tempo una scelta di vita similare che mi tiene lontano dalle grandi città. Quanto è stato importante riavvicinarti alla Natura e quali aspetti della vita di città non potevi più sopportare?
"Sono tornata nel Nord per essere più vicina alla Natura ed alla mia famiglia. La città era troppo piena e rumorosa, avevo semplicemente smesso di cantare e di fare rumore. Qui nel Nord c'è tantissimo spazio, ed ogni giorno mi viene ricordato quanto sia bello il mondo e di come uno dovrebbe essere grato per essere nato in un così meraviglioso posto sulla Terra. Il clima è molto duro coi suoi quattro mesi di oscurità in inverno, e poi coi quattro mesi di sole di mezzanotte in estate: l'anno è fondamentalmente come un unico lungo giorno, il che finisce per influire su di te. Tempeste di neve, lampi, temporali etc. mi rammentano che noi, come umani, siamo molto vulnerabili, e penso che avere l'umiltà di riconoscerlo sia un aspetto importante della vita. Mi ispira anche molto sentire gli uccelli cantare ed osservare cervi o balene. O la bellezza dell'Aurora Boreale ed il sole di mezzanotte. Mi sento spiritualmente in salute e sopraffatta dall'amore per la mia terra, ed è da ciò che traggo la mia maggior ispirazione."
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A livello musicale "Revelation..." sembra proseguire nel solco tracciato con "Rocks & Straws", fondendo il più ispirato folk artico/nordico e la musica classica con un approccio più piano-based che in precedenza. Hai trovato la tua dimensione ideale anche per il futuro, oppure progetti di esplorare ulteriori nuove dimensioni nei prossimi lavori?
"Creativamente parlando ho passato degli anni splendidi, grazie ai meravigliosi poemi, al piano ed alla collaborazione con la Arctic Symphonic String Orchestra e con tutti i grandi musicisti con cui ho lavorato su questi due ultimi album. Tutto ciò mi ha davvero ispirata come compositrice e produttrice, e forse mi ha anche migliorata. Voglio sempre imparare qualcosa di nuovo. Ho lavorato con le macchine per oltre vent'anni. Chiunque può diventare un buon programmatore e produrre una perfetta canzone pop, si tratta di mestiere tanto quanto di talento. Ma creare qualcosa assieme a così tante persone, il lavorare su qualcosa collettivamente, richiede più che quello. Ma devo dire che mentre registravo questi due ultimi album, ho usato lo stesso metodo lavorativo che avrei normalmente impiegato per un album synthpop. Lavoro con un programma musicale e con ritmi preparati. Non mi libererò mai dall'uso della tecnologia, è impossibile quando si registra un album al giorno d'oggi. Faccio ancora l'editing con Pro Tools, come ho fatto per i primi due album solisti, ma ora il suono è basato su strumenti acustici anziché su suoni sintetici. Ci sono anche dei synth sullo sfondo di entrambi i miei ultimi lavori, quindi non sono al 100% 'synthetic free'. Visto che ricerco sempre nuove sfide, è dura ipotizzare come suonerà il prossimo album..."
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Avendo intrapreso un percorso da solista, hai dovuto necessariamente ricorrere a delle collaborazioni con altri artisti per completare la parte strumentale: quali di esse hanno contribuito a dare una svolta alla tua carriera e come le hai selezionate? E, parlando delle tue molte partecipazioni ad altri progetti, cosa puoi dirci in particolare riguardo a quella con delle autentiche icone come gli A-ha?
"Penso che in qualche modo tutte le mie collaborazioni mi abbiano arricchita e spinta a migliorarmi, in una maniera o nell'altra. Quindi è dura sceglierne una in particolare, anche perché differiscono molto l'una dall'altra. Per rispondere alla tua seconda domanda, ho lavorato coi musicisti per vent'anni, fatto concerti e realizzato anche pezzi commissionati ma mai pubblicati. Il chitarrista Eivind Aarset l'avevo già incontrato coi Bel Canto, quando è venuto in studio per aggiungere le chitarre sul nostro album "Magic Box", quindi lo conosco fin da metà anni '90. Sindre Hotvedt, l'arrangiatore degli strumenti a corde, aveva già lavorato con me sul mio primo album solista "Tundra" del 2000 ed è anche lui di Tromsø, la mia città natale. Ed il batterista Rune è un mio vecchio amico che ha suonato su tutti i pezzi a me commissionati sin dall'inizio, quindi questa è la mia band. Il bassista su "Rocks & Straws", Ole Vegard Skauge, suona il basso coi Röyksopp, mentre il bassista su "Revelation...", Even Ormestad, l'ho incontrato durante un tour di sei settimane con gli A-ha lo scorso anno, poiché faceva parte della band di supporto. Scelgo sempre di lavorare con gente con cui ho già suonato in passato. Ho bisogno di conoscerli bene perché condividere musica come questa, fidarmi di loro per le mie composizioni e dare loro così tanta libertà creativa richiede fiducia, e di norma ci si fida di persone che conosciamo, che ci piacciono e che rispettiamo. Per finire con la tua terza domanda, devo dire che è sempre un grande onore lavorare con gli A-ha: sono dei miei vecchi amici e li rispetto moltissimo."
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Nelle molte sfaccettature della tua vita artistica sei anche un'attrice, specialmente di teatro: cosa ha aggiunto tale esperienza alle tue abilità di performer sul palco?
"Essere un'attrice mi ha portato molto nella mia veste di cantante e performer da palco. So come lavorare in squadra per il beneficio di tutti, e so anche che ogni aspetto ed ogni persona sono egualmente importanti per il risultato finale. So anche che siamo egualmente importanti sul palco: non si tratta soltanto di me, me stessa ed io, ma è un lavoro di squadra. Ora, quando compongo, sono anche meno preoccupata di eliminare o cambiare delle idee, se ciò porta un miglioramento. Prima ero molto preoccupata di dover cambiare o eliminare delle idee, ma da quando lavoro in teatro ho imparato molto sul fattore 'meno è più'. L'essenza del messaggio è sempre la parte più importante, non il messaggero. Ma ho sempre visto me stessa come una comunicatrice, piuttosto che una intrattenitrice. Non sono io quella sotto ai riflettori, ma è sempre la canzone ad esserlo."
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Se dovessi introdurre qualcuno che non ti conosce alla tua carriera musicale scegliendo un pungo di canzoni fra le moltissime che hai realizzato, quali sceglieresti per meglio rappresentarti?
"Difficile a dirsi, molto dipende dal mood in cui mi sento in quello specifico giorno. Ma sicuramente metterei nella playlist "Becoming More Like God" dalla mia collaborazione con Jah Wobble. E "Bombay" dei Bel Canto... ed "Ocean's Organ" dai miei album solisti. E "Sparks" dei Röyksopp."
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Veniamo alle inevitabili curiosità circa i Bel Canto. Il progetto continua a vivere per degli sporadici eventi live: le cose sono destinate a rimanere tali, oppure ti capita di parlare con Nils della possibilità di realizzare nuova musica assieme? E quali cose o aspetti del periodo d'oro dei Bel Canto ti mancano maggiormente?
"Al momento suoniamo dal vivo occasionalmente, vedremo cosa porterà il futuro. Mi manca suonare all'estero, una cosa che ho fatto molte volte coi Bel Canto. Mi manca il nostro pubblico in Messico, in Francia e nel resto d'Europa. Mi manca anche cantare le canzoni dei Bel Canto, ma quello lo posso fare anche a casa (ride, nda)... Io e Nils ci incontriamo spesso, quindi per fortuna almeno di lui non devo sentire la mancanza..."
"L'essenza del messaggio è sempre la parte più importante, non il messaggero. Ma ho sempre visto me stessa come una comunicatrice, piuttosto che una intrattenitrice. Non sono io quella sotto ai riflettori, ma è sempre la canzone ad esserlo..."
(Anneli Drecker)
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Nel loro periodo d'oro i Bel Canto erano molto apprezzati dal pubblico della scena darkwave/gothic, ed è probabile che molte di quelle persone abbiano seguito anche i tuoi passi successivi... Senti ancora qualche legame con quella scena?
"Ad essere onesta, non mi sono mai sentita legata alla scena gothic. Personalmente non sono mai stata una 'goth', né lo è mai stato Nils. Ma posso certamente capire il perché la nostra musica è divenuta parte della scena darkwave."
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Per concludere in maniera 'leggera' direi che, vista la tua lunga militanza nei Bel Canto, un qualche legame con la cultura italiana abbia fatto parte della tua vita artistica, nonostante tale definizione (il 'bel canto', appunto) sia pressoché universale nel mondo della musica classica e della lirica in particolare... In virtù di ciò, non pensi di mancare da troppo tempo dai palchi italiani?
"Adorerei venire in Italia a suonare, sia coi Bel Canto che da solista. Abbiamo fatto pochissimi concerti da voi in passato... Prometto di essere alfiere del bel canto: se non da opera lirica, almeno in modo intonato!"
http://www.annelidrecker.no/
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