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07-02-2013
THE VICTIM'S BALL
Ballando all'ombra del patibolo
di Roberto Alessandro Filippozzi
Spostarsi sino agli antipodi delle lande natie e trovare in un altro continente non solo nuove prospettive di vita in generale, ma anche e soprattutto le prerogative giuste per dare una forma compiuta alle proprie idee artistiche: è quanto accaduto a Roberto Massaglia, milanese di nascita ma ormai da oltre vent'anni residente in Australia, terra che ha dato i natali a numi tutelari imprescindibili come Dead Can Dance ed Ikon. La carriera di Roberto inizia a dare i suoi frutti all'inizio del terzo millennio, in principio coi Tankt, ed in seguito coi The Tenth Stage; solo dopo lo scioglimento di questi ultimi nasce The Victim's Ball, la creatura definitiva con la quale esplorare sonorità più teatrali, oscure e sinfoniche. Questa nuova intrigante incarnazione delle idee di Roberto (stavolta mastermind indiscusso), completata da una pletora di collaboratori di livello per voci e strumenti, è rapidamente giunta al quarto album, ed è proprio col recente "Tales From The Gibbet" che abbiamo finalmente fatto luce su di una piccola ma significativa realtà in cui pulsa un cuore italiano. Un pizzico d'orgoglio nazionale 'trapiantato' dall'altra parte del globo: un percorso artistico sul quale era doveroso indagare, interpellando lo stesso Roberto per far conoscere al pubblico nostrano il valore di un'opera affascinante come "Tale From The Gibbet"...
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Oltre vent'anni fa hai maturato la scelta di vita di trasferirti da Milano all'Australia, e proprio in questa realtà agli antipodi dell'Italia ha preso forma la tua carriera musicale, dapprima coi Tankt e poi coi The Tenth Stage: vuoi raccontarci come si è sviluppato il tuo percorso artistico con queste due band e cosa esse hanno rappresentato per te?
"Fin da quando vivevo in Italia, ho sempre avuto una passione per la musica indipendente in generale. Sfortunatamente, vuoi perché i canoni di popolarità sono dettati dalla musica di lingua inglese, o vuoi perché in Italia è sempre stato molto difficile rompere le barriere con la canzonetta all'italiana, non riuscii mai ad esprimere la mia creatività nel campo musicale fino al mio approdo sulle sponde dell'Australia. In particolar modo Melbourne, che è la capitale musicale dell'Australia. Gruppi musicali come i Birthday Party, o Dead Can Dance per esempio, sono nati e cresciuti nei sobborghi di Melbourne. Con queste premesse, era solo una questione di tempo prima che trovassi anime affini con le quali condividere le mie esperienze musicali. Dave Foreman fu il primo della lista. Nel 2000 lui aveva già l'idea per un progetto musicale di genere EBM/industriale di nome Tankt. Appassionato com'era di band come i Klinik o i Depeche Mode, Dave aveva solo bisogno di trovare un cantante per il suo progetto. Durante una serata in un club di musica industriale, dalla musica assordante e dalla nebbia delle smoke machines (così Dave descrive il nostro connubio) emerse il sottoscritto, completamente ubriaco, in una frenesia danzante di salti e sbracci... Quasi immediatamente, nei Tankt, mi accorsi di avere trovato una valvola di espressione musicale dalla quale non mi potei più allontanare. Sfortunatamente Tankt finì, ma dalle ceneri nacque The Tenth Stage assieme a John Von Ahlen. Incontrai John alla mia palestra di pugilato. Lui allora aveva uno studio di registrazione, ma era annoiato dal suo lavoro come tecnico musicale, in quanto non aveva alcuna possibilità di esprimersi a livello personale. Dave ed io stavamo allora registrando le vocals del nostro ultimo album come Tankt ("Club Life"), e siccome avevamo bisogno di uno studio di registrazione, John offrì i suoi servigi. Da allora John, Dave ed io formammo un'amicizia che non solo portò alla collaborazione musicale reciproca, ma anche alla formazione di The Tenth Stage dopo lo scioglimento di Tankt."
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Se i Tankt aderivano maggiormente a dei canoni electro, si può dire che i The Tenth Stage siano stati la giusta fase di passaggio prima di approdare ad un suono come quello che esprimi oggi con The Victim's Ball: come analizzeresti la parabola stilistica che ti ha visto approdare ad un sound così diverso da quello dei tuoi esordi?
"John ed io avevamo chiaramente passioni musicali che andavano al di là della musica industriale ed EBM, e per quanto lui fosse sempre stato un fanatico di musica elettronica, almeno fino a quel momento, era abbastanza contento di esplorare genere musicali diversi. John ed io siamo sempre stati un po' lo Ying e lo Yang di The Tenth Stage. Lui, appassionato di dance elettronica dalle tinte vivaci e alquanto commerciali, ed io un appassionato di storia, orrore e teatro, e chiaramente di musica a tinte scure. Dal matrimonio di queste premesse nacque uno stile musicale che posso solo definire come "Grand Guignol", dove l'esperienza di John in campo musicale si misurò con la mia, in una specie di 'tiro alla fune' che portò a risultati molto interessanti e appassionanti nella nostra carriera musicale."
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Quali motivazioni ti hanno definitivamente spinto a chiudere il capitolo The Tenth Stage e ad aprire quello relativo ai The Victim's Ball?
"Credo che The Tenth Stage finì quando John divenne annoiato dal nostro 'tiro alla fune'. La sua insoddisfazione creativa crebbe, tanto che decise di iniziare un suo side-project solista dal nome di Parralox. Purtroppo, come si sa, i side-project tendono a disturbare il delicato meccanismo di una band, e fu solo questione di tempo prima che mi ritrovassi a scalpitare e ad esigere più attenzione per i The Tenth Stage: il risultato fu lo scioglimento del gruppo, e la conseguente nascita di The Victim's Ball."
"La parola 'procrastinare' non ha senso per me, mi ritrovo a comporre anche quando non vorrei. Molto spesso mi dico che dovrei passare più tempo ad esercitarmi con la ghironda o il basso, ma appena cerco di farlo mi vengono sempre idee per composizioni, e finisco sulla tastiera del mio computer. Persino la nascita delle due mie bimbe Eve e Lilith mi ha semplicemente rallentato, ma non fermato!"
(Roberto Massaglia)
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Coi The Victim's Ball sei sempre stato particolarmente attivo, tanto da pubblicare un album esattamente ogni dodici mesi: hai trovato la tua dimensione definitiva come artista, e quindi gli stimoli migliori, oppure sei semplicemente un compositore prolifico in generale?
"(ridendo, nda) La parola 'procrastinare' non ha senso per me, quindi mi ritrovo a comporre anche quando non vorrei. Molto spesso mi dico che dovrei passare più tempo ad esercitarmi con la ghironda o il basso, ma appena cerco di farlo mi vengono sempre idee per composizioni, e finisco sulla tastiera del mio computer. Persino la nascita delle due mie bimbe Eve e Lilith, nel 2011, mi ha semplicemente rallentato, ma non fermato!"
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Per creare la musica di The Victim's Ball, riunisci attorno a te musicisti e cantanti capaci che completano al meglio il tuo disegno: vuoi parlarci del loro apporto alla tua creazione?
"Il problema dei solo-project è che un musicista ha sempre bisogno di trovare il sistema non solo di migliorare e crescere musicalmente, ma anche di ridurre al minimo i difetti di composizione, di mixaggio e persino le ripetizioni di tematiche alle quali si è esposti, quando si compone in totale isolamento. Per ovviare a ciò alcuni musicisti, incluso me, cercano di separarsi dalla bozza quasi-finale per giorni o mesi talvolta, affinché, dopo tale periodo, quando questa si riascolta, i difetti di composizione o mixaggio saltino subito all'orecchio. Un altro sistema, che io ho adottato, è quello di introdurre l'apporto di altri musicisti (come La Baronessa, Verney 1826, Joanne Missen, Greg Jones, Dave Foreman, eccetera) durante la creazione della composizione... Trovo che, spesso, lo scambio di idee con altri musicisti mi aiuti ad acuire sensi e creatività."
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Anche la strumentazione impiegata va ben oltre gli elementi-base del rock e di tutti i suoi derivati: come selezioni gli strumenti da utilizzare nelle tue creazioni?
"Ogni strumento ha una sua propria anima. Alcuni strumenti, come la ghironda o il dulcimer, si prestano a composizioni dai toni scuri e melanconici. Il basso o il bodhrán, per esempio, si prestano a composizioni più ritmiche e cadenzate, mentre il corno francese a composizioni epiche. Altri strumenti, come il theremin o l'aquaphone, sono adatti a composizioni più eteree e meno strutturate. Io non sono mai riuscito a comporre un pezzo senza prima avere stabilito lo stato d'animo del medesimo, e poi, di conseguenza, il carnet di strumenti che mi possono aiutare a crearlo."
"Il disco è nato come tributo ad artisti vecchi e nuovi, conosciuti e sconosciuti. In un'era dove il consumismo regna imperante, molti di questi musicisti, scrittori, personaggi storici e storie stesse che fanno parte della nostra cultura sono stati dimenticati. Io ho cercato nel mio piccolo di far rivivere questi personaggi, semplicemente perché le loro storie e le loro arti sono ancora estremamente accattivanti..."
(Roberto Massaglia)
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Il tuo intero concept artistico è ispirato dal lato sinistro della storia, dalla rivoluzione francese, dal teatro, dalla letteratura e dalla migliore musica classica: quanto pesano questi elementi nella tua creazione, e quanto hanno influenzato la scelta di un nome come The Victim's Ball?
"Ho sempre avuto la cattiva abitudine di andare controcorrente. Quando The Tenth Stage é stato caratterizzato come genere steampunk, io mi sono un po' risentito. Quindi ho deciso di trovare una vena artistica per The Victim's Ball che non fosse già stata sfruttata appieno. La mia passione per la storia e letteratura gotica ha fatto il resto. "Les Bal Des Victimes" erano esclusive serate danzanti che avvennero dopo il periodo noto come il 'regno del terrore', durante la Rivoluzione francese. Questi balli erano caratterizzati dall'eccentricità delle danze e dei suoi partecipanti, che generalmente indossavano abiti da lutto o costumi elaborati. Questi giovani facevano parte di una nuova generazione, disillusa dall'avvento del 'Terrore'. Una generazione che aveva perso genitori e parenti per mano della ghigliottina e dei tirapiedi di Robespierre. Sembra così strano che eventi del passato possano trarre parallelismi così forti con eventi del presente, e sicuramente del futuro. Sofferenza, rivolta, tortura, passione, rinascita, ecc... Questi sono sentimenti che fanno parte integrante di noi come esseri umani, indipendentemente da quando sono avvenuti... e forse è per questo che ho scelto questo tema..."
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Entriamo nello specifico di "Tales From The Gibbet": quale storia narra il disco e come si sviluppa il concept che lega musiche, testi e veste grafica? A quali brani sei più legato e perché? E cosa puoi dirci circa "Er Ricordo", brano che profuma decisamente più di romanesco che non delle tue origini lombarde?
"Il disco è nato come tributo ad artisti vecchi e nuovi, conosciuti e sconosciuti. Storie connesse tra loro dalla gioia, dalla sofferenza e dalla morte, avvenute nell'ombra incombente del patibolo. In un'era dove il consumismo regna imperante, molti di questi musicisti, scrittori, personaggi storici e storie stesse che fanno parte della nostra cultura sono stati dimenticati. Io ho cercato nel mio piccolo di far rivivere questi personaggi, semplicemente perché le loro storie e le loro arti sono ancora estremamente accattivanti. "Er Ricordo" di Gioachino Belli, per esempio, è un bellissimo sonetto che pone le fondamenta nella tradizione romanesca dell'inizio Ottocento. La descrizione di un giorno nella vita di Gioachino. Un giorno fatidico dove il piccolo Gioachino impara una lezione dura, impartita dal padre, sulla morte, sotto forma di patibolo e del suo Boia, Mastro Titta. 'Gotico' e 'romantico' sono le parole chiave che mi vengono in mente per descrivere quest'album, e in questa veste la foto di copertina e la direzione artistica sono state sviluppate dalla mia compagna Joanne e da me. Jo ed io abbiamo sempre amato immagini profonde, quasi tridimensionali, che raccontano una storia passata o futura. Per la copertina di quest'album abbiamo cercato di sviluppare una storia... all'ombra del patibolo. Nel dettaglio: l'immagine ritrae forse un ladro? La Mano di Gloria è forse un segno? Il fantasma della nobildonna cerca di dirci qualcosa? Tutta la direzione artistica è tesa a stimolare la fantasia dell'astante, tanto quanto la musica che quest'album contiene. Ci saremo riusciti? Beh, speriamo di sì."
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Ancora una volta hai coinvolto un nome interessante come Verney 1826, sia per rileggere un suo brano che per crearne uno assieme: cosa puoi dirci circa il lavoro svolto con Lionel?
"Incontrai Meiko virtualmente qualche anno fa, dopo l'uscita del mio secondo album "Romanzo Gotico". Naturalmente, avendo la stessa passione per la letteratura Romantica e la musica classica e neo-classica, ci siamo ritrovati a collaborare, all'inizio scambiando qualche remix, e più avanti - come nel caso di "Tales From The Gibbet" - con un vero e proprio pezzo assieme, "Captain Macheath Spirit". Devo dire che, anche se geograficamente distanti, c'è molto rispetto l'uno per l'altro, e prevedo molte più collaborazioni in futuro con Verney 1826."
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Un altro nome che torna a comparire al fianco di The Victim's Ball è quello di Dave Foreman, che lavorò con te nei Tankt: cosa puoi dirci circa il suo coinvolgimento in qualità di remixer?
"All'inizio della mia carriera solista ho dovuto rimboccarmi le maniche e imparare a mixare e comporre senza l'aiuto di altri tecnici. Dave allora mi facilitò nel processo, non solo insegnandomi a usare software di mixaggio come Logic, ma anche mixando a braccetto con me il mio primo album, evitandomi così il rischio di pubblicare un prodotto non all'altezza del mercato... e di fare brutte figure! Col tempo e sudando sangue finalmente imparai alcuni trucchi del mestiere, ed ora sono abbastanza contento del risultato ottenuto dai miei sforzi passati. Inoltre Dave ed io abbiamo appena finito due pezzi come Tankt, ma questa è un'altra storia (ci sorride sornione, lasciando intendere ciò che serve senza dire di più... nda)..."
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L'album si fregia anche del bel clip per "Hand Of Glory", curiosamente un pezzo del primo album: perché includerlo solo ora, anziché realizzare un video per un brano dell'ultimo album? E, a parte questo, ti soddisfa il modo in cui le immagini completano il tuo concept artistico?
"Ho sempre avuto una particolare affezione per "Hand Of Glory". È uno di quei pezzi che non solo si adatta perfettamente ad un videoclip, ma possiede anche tutte le caratteristiche stilistiche di ciò che The Victim's Ball rappresenta. I testi e i toni musicali sono perfettamente in sintonia con il mio pensiero... "Hand Of Glory" è una vera e propria storia basata su antiche leggende. Inoltre la ghironda è suonata da Harry Wass, lo stesso liutaio che costruì due delle tre ghironde che posseggo..."
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In passato The Victim's Ball ha condiviso uno split coi leggendari Ikon: cosa ti lega a questa storica band e che ricordi hai di quella particolare release assieme?
"Ormai conosco Chris McCarter da anni. La nostra collaborazione si perde nella nebbia dei tempi. Già diversi anni fa, per esempio, sono stato il responsabile della direzione grafica di molti album degli Ikon, e in passato ho prestato la mia voce su pezzi come "Rome". Era solo una questione di tempo prima che arrivassimo a produrre uno split 12" assieme. Quando il futuro ce lo consentirà, faremo un pezzo assieme: è una promessa!"
"A meno che non venga sovvenzionato da qualche riccone filantropo e fuori di zucca, troverò difficile esibirmi in pubblico. L'idea che ho dei miei show trova le radici nel teatro del diciottesimo secolo a tinte e sfumature medievali e barocche, e richiede i fondi necessari per pagare le sale, gli scenari, i costumi e gli artisti che vorrei utilizzare a questo scopo. Così, piuttosto che dare un impressione sbagliata agli astanti, preferisco non esibirmi per niente..."
(Roberto Massaglia)
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Immaginiamo non debba essere facile per un gruppo australiano ottenere la giusta visibilità nei mercati più importanti, come quello europeo, così come esibirsi dal vivo fuori dall'Australia: come vivi questa situazione, cosa hai ottenuto finora in termini di risultati e cosa ti aspetti per il futuro?
"Il futuro, musicalmente parlando, è abbastanza grigio. Le etichette indipendenti hanno perso i requisiti necessari per soddisfare i palati più difficili. Negli anni 80 molte etichette indipendenti producevano band che non erano necessariamente veicolabili commercialmente, ma che ciononostante vendevano un sacco di dischi. Al giorno d'oggi queste etichette, generalmente per colpa dei download illegali, hanno dovuto riaggiustare il tiro per cercare di sopravvivere. Progetti come il mio, per esempio, non venderanno mai alle masse. Ed è anche per questo che, a meno che non venga sovvenzionato da qualche riccone filantropo e fuori di zucca, troverò difficile esibirmi in pubblico. L'idea che ho dei miei show trova le radici nel teatro del diciottesimo secolo a tinte e sfumature medievali e barocche. Sfortunatamente questa idea ambiziosa richiede i fondi necessari per pagare le sale, gli scenari, i costumi e gli artisti che vorrei utilizzare a questo scopo. E così, piuttosto che dare un impressione sbagliata agli astanti, preferisco non esibirmi per niente... almeno fino a quando non troverò i mezzi necessari per farlo. Per il momento questa è la mia croce! Ma almeno me la sono scelta io stesso, e me ne vanto pure (ride di gusto, nda)..."
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Per concludere, cosa ti lega ancora all'Italia ed alla sua scena musicale?
"Hmmm... fammi pensare... La musica, così così.... Il cibo sì, molto! La politica, proprio NO! La storia, l'arte e la letteratura alla grande!"
http://thevictimsball.com/
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