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01-02-2010
TONY WAKEFORD
Ciò che rimane
di Michele Viali e Roberto Alessandro Filippozzi
A chi si occupa di giornalismo musicale capita spesso di utilizzare la frase "non ha bisogno di presentazioni", poiché certi artisti o gruppi davvero non hanno bisogno dell'ennesima introduzione in forma di cronistoria uguale a mille altre pubblicate in precedenza, nonostante fra i lettori possa sempre annidarsi qualche neofita che non per forza ha delle 'colpe' in tal senso (si pensi a chi si potrebbe essere appena accostato ad un nuovo genere musicale). Ci piace comunque pensare che il nostro ristretto pubblico di lettori abbia ben chiaro chi sia Tony Wakeford e cosa abbia fatto nella sua ormai ultratrentennale carriera, e quindi anche noi sfruttiamo nel caso specifico il luogo comune di cui sopra per il fondatore di Crisis, Death In June e Sol Invictus, senza certo vergognarci di 'evadere la pratica' in una forma comunque più sbrigativa del previsto. L'occasione d'incontro con lo storico artista inglese è l'ultimo album 'solista' (le virgolette sono d'obbligo, vista la presenza di molti musicisti già impegnati con Sir Wakeford in più occasioni negli anni passati) "Not All Of Me Will Die", pubblicato dall'interessante etichetta israeliana The Eastern Front e, verosimilmente, fra le opere più particolari realizzate in carriera dal Nostro, nonché punto di distacco dalle sonorità più tipicamente folk-oriented fra i lavori da lui firmati con nome e cognome. L'occasione di parlare di questa nuova fatica non ha comunque impedito di discutere in forma di retrospettiva di quanto fatto da Wakeford tanto nelle seminali band di cui sopra quanto in tutti gli altri innumerevoli progetti nei quali è stato protagonista assieme ad alcuni fra i migliori artisti del settore: ecco cosa ci ha raccontato Tony, sornione e spesso telegrafico campione di humour tipicamente inglese...
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Hai realizzato il tuo quarto album solista con la label israeliana The Eastern Front. Come sei entrato in contatto con loro e come è stato lavorare con gente motivata come Tanya e Igor?
"Reeve, mio produttore e percussionista in studio, è israeliano, ed ha invitato me e Renée al matrimonio di sua sorella. Siamo stati a Tel-Aviv dove vivono Tanya e Igor, ci siamo incontrati e siamo stati molto bene, per cui, considerando soprattutto il soggetto del CD, ci è sembrata una scelta ovvia farlo realizzare da loro."
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"Not All Of Me Will Die" è firmato Tony Wakeford: come selezioni i brani che dovrebbero essere utilizzati negli album dei Sol Invictus e quelli che, invece, finiscono in lavori a nome Wakeford, HaWthorn od altri ulteriori progetti?
"Normalmente il materiale a nome Sol Invictus è basato su canzoni più tradizionali. Visto che "Not All Of Me Will Die" è maggiormente ambientale e strumentale e basato su parole non mie, mi è sembrato giusto inserirlo tra i lavori solisti."
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Sebbene nominalmente il disco sia solista, ci sono circa dieci musicisti che vi hanno preso parte: come li hai selezionati e quale è stato il loro ruolo all'interno del lavoro?
"C'è stata una specie di sincronia. Ho iniziato a lavorare su una traccia per una release benefica non andata in porto, per cui avevo deciso di basarmi su questa poetessa ebrea vissuta in Polonia. Nello stesso tempo ho scoperto che la famiglia di mia moglie aveva parenti nell'Europa orientale, svaniti durante la seconda guerra mondiale. Inoltre ho incontrato Reeve, che è un ebreo sefardita: si è sposato con un membro di una famiglia ortodossa londinese, di cui molti componenti sono musicisti. Reeve ha chiesto loro di suonare in sede di registrazione e loro hanno gentilmente accettato insieme al nostro amico israeliano Guy, che ha già suonato coi Sol Invictus."
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Perché hai deciso di rendere tributo al lavoro della poetessa Zuzanna Ginczanka, scrittrice polacca nata a Kiev, e come si lega il disco all'autrice?
"Ho scoperto alcune sue poesie che poi ho amato. Lei è stata uccisa dalla Gestapo e ignorata dai comunisti, dato che la sua produzione non rientrava in ciò che un buon poeta di parte dovrebbe scrivere. Il titolo del disco deriva da uno dei suoi poemi."
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Soltanto due dei brani dell'album hanno il titolo. Come mai?
"Non ho avuto il tempo di dar loro un nome, cosa per me rara. Ad ogni modo i pezzi nascono l'uno dall'altro."
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Parlando della musica di "Not All Of Me Will Die" crediamo non abbia molto a che fare col cosiddetto neofolk, mentre per contro i tre precedenti album a firma Wakeford sono più legati a questo genere e alle sonorità dei Sol Invictus. Il tuo nuovo disco ha suoni totalmente diversi, un particolare flusso sonoro, una singolare alchimia che sembra ottenuta sfruttando in qualche modo le dinamiche delle jam-sessions... qual è la dinamica con cui è nato questo lavoro?
"Non penso che il disco abbia nulla a che fare col neofolk. È iniziato tutto improvvisando, poi musicisti come l'oboista Mark Baigent e i fratelli Negin hanno aggiunto i loro contributi."
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Dopo oltre trent'anni di carriera e tanti dischi prodotti, il tuo nuovo album ci ha sorpresi: dove hai trovato l'ispirazione per andare avanti e quali cose ti hanno influenzato per questo nuovo capitolo della tua lunga storia musicale?
"Ho trovato l'ispirazione molto occasionalmente nella mia carriera. Come nel caso di "Angels Fall", per esempio: l'intera canzone venne fuori in un sogno o in qualche strana situazione."
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"Not All Of Me Will Die" evoca immagini e colori peculiari con i suoi panorami sonori...
"Lesley Malone è l'autore delle belle fotografie interne al disco, specificamente basate sui testi delle canzoni."
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Come tu stesso hai detto, questo nuovo album ha un suono molto particolare, diremmo in qualche modo complesso: temi che i tuoi fans più accaniti possano non capirlo?
"È possibile. Per questo l'album è stato pubblicato col mio nome. Venderebbe di più se fosse uscito come Sol Invictus, ma sarebbe stato un falso pretesto: non ho mai adattato la mia musica a quel che vuole la gente. Sia "In The Rain" che "Thrones" non stati accolti bene dai fans per essere stati, rispettivamente, troppo pop e jazz."
"È possibile che i fans non capiscano appieno il disco: per questo è stato pubblicato col mio nome. Venderebbe di più se fosse uscito come Sol Invictus, ma sarebbe stato un falso pretesto: non ho mai adattato la mia musica a quel che vuole la gente. Sia "In The Rain" che "Thrones" non stati accolti bene dai fans per essere stati, rispettivamente, troppo pop e jazz."
(Tony Wakeford)
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Tornando indietro al primissimo periodo della tua carriera, vorremmo farti alcune domande riguardo ai Crisis: come è nata e si è evoluta nella sua pur breve esistenza questa punk-band?
"Beh, siamo stati io e Douglas (Pearce, nda) a formare la band e ad averla gestita dalla nascita alla morte. E più Douglas che io, quando c'era da sgobbare."
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A posteriori, dopo oltre trent'anni, qual è la tua opinione riguardo ai prodotti dei Crisis? Pensi abbiano ancora un loro senso dopo tutto questo tempo?
"Credo che i prodotti dei Crisis stiano in piedi abbastanza bene rispetto a quelli di altre band dell'epoca. Ma hanno molto più senso per chi li ha vissuti a quei tempi. Gli anni '70 davano una sensazione particolare: era un periodo molto politico, un periodo di estremismi."
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Infatti i Crisis erano attivi anche politicamente. Perché avevate questo tipo di interessi, mentre molti gruppi punk dell'epoca ne erano estranei?
"Io e Douglas abbiamo portato le nostre idee politiche all'interno della band, ma erano idee nate prima dei Crisis. Io ero attivo nell'Internazionale Socialista e Douglas era in un movimento internazionale marxista."
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Quali motivi portarono alla fine dei Crisis? Eravate annoiati dal movimento punk?
"In un certo senso andò tutto in frantumi. Il nostro batterista ci lasciò per unirsi ai Theatre Of Hate. Penso che allora ne avessimo tutti abbastanza. Inoltre tanta fretta non sempre porta a prendere buone decisioni (ride, nda)."
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Dopo i Crisis, tu, Douglas e Patrick Leagas avete creato una realtà estremamente diversa come Death In June, cambiando sia lo stile musicale che il look. Chi fu l'ideatore di tutta questa grande rivoluzione sonora e visiva?
"Douglas, assolutamente."
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Dopo pochi anni hai abbandonato il progetto Death In June. Da cosa fu dettata questa scelta? Le solite divergenze musicali, oppure c'è stato qualcos'altro?
"Beh, considerando che i Death In June erano formati da tre psicopatici maniaco-despressivi, è sbalorditivo il fatto che il gruppo sia andato avanti con quella formazione per tutto quel tempo (ride, nda)... Il punto è che sono stato fatto fuori, e anche a ragione: prima ho iniziato ad interessarmi a tempo perso di politica di estrema destra, poi ne sono stato direttamente coinvolto. Il peggiore e più grande sbaglio di una vita piena di errori. Comunque, considerando che Patrick se n'è andato poco dopo, le colpe sono sicuramente da cercare in tutti noi."
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Quali emozioni ricordi della tua prima performance dal vivo con Death In June? È stata una bella esperienza?
"Paura cieca, come se dovessi cantare e suonare il basso per la prima volta. In supporto ai Birthday Party, oltretutto! Che stavano con gli occhi fuori dalle orbite, se ricordo bene."
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Prima di fondare Sol Invictus, hai formato la band Above The Ruins. Cosa ti ha spinto a dar vita a questo interessante progetto e perché ne hai concluso la carriera prematuramente?
"Above The Ruins era un progetto coinvolto nella politica. E inoltre non era un granché. Quando ho iniziato a tirarmi fuori da quelle questioni, l'ultima cosa che volevo fare era continuare con quel progetto."
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Quali erano gli altri membri della band? Non esistono molte informazioni al riguardo... Erano coinvolte anche persone che hanno poi suonato nei Sol Invictus?
"Eravamo io, la mia ragazza e il tecnico del suono. Ma non farò i loro nomi, dato che sicuramente loro non lo vorrebbero. Nessuno dei futuri membri dei Sol Invictus, a parte me, era coinvolto in Above The Ruins."
"Considerando il fatto che i Death In June degli inizi erano formati da tre psicopatici maniaco-despressivi, è sbalorditivo il fatto che il gruppo sia andato avanti con quella formazione per tutto quel tempo..."
(Tony Wakeford)
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L'album "Songs Of The Wolf" di Above The Ruins fu stampato inizialmente su cassetta nel 1984 e poi su vinile, circa due anni più tardi. Come mai questa attesa per produrlo in LP?
"Problemi di soldi, credo. Inoltre bevevo e sniffavo troppo. Non è stato un bel periodo."
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Ristamperai questo lavoro, visto che attualmente è di difficile reperibilità?
"Ne è stata fatta una versione in CD dalla World Serpent, a cui ho acconsentito a malincuore. I fans e i collezionisti lo volevano, ma comprensibilmente l'ho fatto ristampare solo per non dare soldi al KKK o a chi stava cercando di farne un bootleg."
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Alcuni brani di Above The Ruins sono confluiti in compilation della Rock-O-Rama (e forse Grimnir ne era una sottoetichetta), una label che normalmente produceva band oi-punk. Come entrasti in contatto con la Rock-O-Rama? Oggigiorno hai qualche rammarico riguardo l'aver lavorato con questa label, che già al tempo stampava materiale politicizzato?
"Grimnir era solo un nome per realizzare il nastro. Da quel che posso ricordare l'etichetta era già sospetta quando aveva realizzato il mio disco, ma non fino al punto che avrebbe raggiunto successivamente. Di certo rinnego TUTTO quel periodo."
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Durante gli anni '80 vari musicisti della nascente scena neofolk sono stati relazionati alla cosiddetta "Enclave X". Puoi raccontarci la tua esperienza, nel caso fossi stato coinvolto nell'Enclave?
"Non ho mai vissuto lì, ho solo fatto qualche comparsata per ridere del loro menù culinario."
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Dopo Above The Ruins hai fondato i Sol Invictus. Ricordi perché all'epoca scegliesti proprio questo nome?
"Tutti abusavano dei nomi e della cultura nordica, per cui io ho voluto abusare di qualcos'altro, cogliendo l'occasione quando un mio amico mi ha raccontato del culto del Sole Invitto."
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Il nome Above The Ruins e il titolo del primo disco dei Sol Invictus "Against The Modern World" fanno pensare che al tempo tu fossi interessato all'opera del filosofo italiano Julius Evola...
"Lo ero allo stesso modo in cui ero interessato al latino, pur non sapendolo parlare, o a Lenin. Ero interessato a Evola, ma non mi sono mai addentrato nei suoi pensieri. I suoi libri sono rimasti intatti in casa mia a prendere polvere, e ora sono andati a fare la stessa cosa sugli scaffali di qualcun altro. Gli ho sempre preferito Barbara Vine."
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Molti brani dei Sol Invictus fanno riferimento all'Europa. Qual era la tua idea dell'Europa allora e quale il tuo sentimento per l'Europa di oggi? Cosa pensi della globalizzata Unione Europea dei nostri giorni?
"Beh, mi piace l'Europa continentale e le differenze con questa isola in cui vivo. Per molti aspetti è una superpotenza, per altri non lo è. Per molti versi l'Unione Europea è un oltraggio, ma troppo noioso per oltraggiarmi ulteriormente."
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Tor Lundvall è stato un importante collaboratore dei Sol Invictus. I suoi quadri rimangono il migliore commento per molti tuoi album. Come ebbe inizio la vostra amicizia?
"Tor mi ha contattato e mi ha spedito alcuni suoi lavori. Ci siamo poi incontrati quando ha visitato Londra e siamo rimasti amici da allora."
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Di tutta la gente con cui hai lavorato, Matt Howden sembra essere il tuo amico più stretto e uno dei collaboratori con cui hai realizzato i brani migliori. Cosa puoi raccontarci di questo speciale rapporto?
"Beh, mi piace il modo in cui lavora Matt e sono molto orgoglioso della nostra collaborazione all'interno e al di fuori dei Sol Invictus. Il nostro è un legame profondamente spirituale, suggellato dall'amore per il tè e per le torte."
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Di tutti i lavori che hai fatto con Matt, qual è quello che preferisci?
"La maggior parte dei pezzi nascevano sepolti in un mare di 'fumo', per cui ricordo solo che dopo ogni sessione di registrazione avevo bisogno di dormire per un po' giorni."
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Sol Invictus è considerato uno dei maggiori progetti neofolk di sempre. Pensi ci siano altre analoghe realtà interessanti oggigiorno?
"Le band che riescono ad uscire da questo genere o che non si considerano parte di esso. Mi piace molto Spiritual Front, mente maledetta e meravigliosa."
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Per molti anni i tuoi dischi sono stati distribuiti dalla World Serpent. La bancarotta di questa etichetta ti ha causato problemi?
"Beh, direi di sì, visto che mi ha lasciato coi debiti fin sopra la testa. Non ho altro da dire in proposito."
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Passando a parlare del futuro, puoi darci informazioni riguardo le tue prossime uscite e i concerti che farai?
"La Prophecy sta realizzando il nuovo disco dei Sol Invictus, ma visto che hanno relazionato l'uscita alle ristampe di altri nostri album, probabilmente sarò già morto quando il disco uscirà. La Tursa, tramite la Cold Spring, ha già fatto uscire una compilation e un album di Tor Lundvall. Inoltre io ed Andrew King ci esibiremo dal vivo a maggio all'interno del prossimo WGT, dopodichè sarà realizzato un nuovo album di Orchestre Noir e il remix di un lavoro di Susan Matthew. Infine Kaparte Productions e Tursa organizzeranno una serata a cadenza bimestrale chiamata "Ship Of Fools": l'evento si terrà all'interno di una nave sul Tamigi."
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Parlaci della tua terra, l'Inghilterra. In un brano dici: "England is funny but sometimes she scares me"... Questa frase rivela la tua totale sensazione al riguardo, oppure c'è qualcosa di più?
"Beh, per lo più sì, l'Inghilterra si riassume in un'affascinante eccentricità che talvolta sfocia in qualcosa di sinistro."
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Come di norma accade ai musicisti relazionati alla scena neofolk, anche tu sei stato accusato di essere in qualche modo legato a tematiche nazi o roba del genere... Adesso che è tutto passato e (si spera) non verranno più avanzate stupide accuse, qual è la tua opinione riguardo le sgradevoli parole che qualcuno ha avanzato contro di te e i tuoi lavori?
"Morirò con addosso queste accuse, in parte per colpa mia. Nessuno mi ha puntato una pistola alla testa per farmi fare quel che ho fatto. Detto questo, sia la musica che la politica contano un buon numero di gente ossessionata, e credo che questi individui abbiano bisogno di riempire le proprie vite con qualcosa. La gente con cui lavoro conosce tutta quella vecchia immondizia, per cui ho dato la possibilità a mia moglie (ebrea) di 'lavare i panni sporchi' degli ultimi dieci anni. Talvolta la situazione diventa veramente bizzarra: al proposito ho letto che io avrei preso il nome del progetto Orchestre Noir da un documentario degli anni '80 su dei pazzi belgi di estrema destra..."
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Sei considerato una delle leggende viventi del neofolk. Cosa provi quando leggi affermazioni del genere su una rivista?
"Beh, penso che qualcuno debba prendersene la colpa."
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Hai un buon feeling con l'Italia: hai suonato qui diverse volte e in passato hai collaborato con alcuni progetti nostrani (Ordo Equitum Solis)...
"Mi piacciono il cibo e le donne italiane, ma non ho mai il tempo di fermarmi da voi! A dispetto di questo, ho bellissimi ricordi dei miei soggiorni in Italia."
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Per terminare l'intervista vorrei chiederti a quali dei tuoi brani, album o liriche sei più legato, e se c'è qualche release di cui ti rammarichi.
"Penso che "In The Rain" regga ancora bene. Non mi piacciono "In The Jaws Of The Serpent" e "Against The Modern World"."
"Morirò con addosso certe accuse, in parte per colpa mia. Nessuno mi ha puntato una pistola alla testa per farmi fare quel che ho fatto. La gente con cui lavoro conosce tutta quella vecchia immondizia, per cui ho dato la possibilità a mia moglie (ebrea) di 'lavare i panni sporchi' degli ultimi dieci anni..."
(Tony Wakeford)
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Quali sono, tratutti i musicisti con cui hai collaborato, quelli che ti hanno dato le più grandi emozioni?
"Matt, Tor e qualche musicista classico di Orchestre Noir, questo perché loro vogliono lavorare con una persona come me! E sono loro grato per quel che fanno e hanno fatto."
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Ok Tony, l'intervista è terminata... grazie per il tuo tempo.
"Grazie per il vostro interesse. Spero siate riusciti a rimanere svegli con le mie risposte."
http://www.tursa.com/