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12-06-2009
UNTO ASHES
Il passato che diventa futuro
di Nicola Tenani
Esaltare la bellezza dell'ultimo album degli Unto Ashes è stato un atto immediato e doveroso: Michael Laird, dopo i recenti abbandoni di Natalia e Mariko (mossesi verso la corte europea di Michael Popp), rimane l'anima del progetto, lo spirito, l'essenza più pura della band che lui stesso ha creato. Decidere di virare verso suoni diversi, chiamando a sé Sonne Hagal e Kim Larsen e scavando nei suoi più intimi strati lirici e sonori, ha generato "The Blood Of My Lady", album che farà a lungo parlare di sé per mille motivi. Innanzitutto la classe musicale, la ricerca storica nell'utilizzo di antiche partiture della religiosa Kassia o dei poemi di Christina Rossetti, ma ancor di più la bellezza estetica intrinseca delle varie tracce. Neofolk: così è definibile la virata di Michael in questa nuova fase artistica del suo cammino, elevando però il genere stesso verso strati eccelsi. Non c'è il manierismo di brutte copie europee marziali, sebbene le percussioni e le voci dei due guest di lusso provengano da quell'area, e ci sono altri cammei che incantano l'ascolto da subito. I testi profondi come lo sono le voci che li cantano, i suoni gelidi o bollenti a seconda del momento, fusi in un amalgama complesso dove incanto e tenerezze percorrono i solchi dell'intero album. Sensazioni di solitudine, natura maestosa, paesaggi emotivi che appartengono anche alla storia pittorica degli Stati Uniti. Michael Laird evoca Jack London per questo suo appartenere ad un mondo sempre più anacronistico ma carico del fascino che un uomo d'altri tempi come lui, proprio per questi motivi, può guardare in chiave futura col carico di tutta la sua arte. Lo incontriamo e lo conosciamo un po' di più in queste domande, ringraziandolo per la sua genuinità sincera, da uomo d'altri tempi, a cui si stringe (anche solo virtualmente) la mano con forza, suggellando l'intesa raggiunta, dapprima nell'ascolto del suo lavoro, e poi tra le righe di questa intervista.
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Michael, con questa intervista vogliamo far conoscere meglio il tuo nuovo lavoro ai nostri lettori, ma anche la tua concezione della musica e il tuo progetto in generale. Insomma, un piccolo tributo al tuo presente ed ai tanti momenti incantevoli del passato. Raccontaci la genesi di Unto Ashes.
"Ci vorrebbe molto tempo per raccontare tutti i momenti 'incantevoli' del mio passato! Tuttavia, potrei parlare in modo molto semplice degli esordi di Unto Ashes, nel lontano 1996. A quel tempo ascoltavo spesso Current 93 e Death In June, anche se alla lunga mi sono stancato di sentire sempre la stessa musica, e mi ero davvero innamorato di questo 'folk apocalittico'... Ho pensato che anch'io sarei potuto essere in grado di comporre musica, anche se non avevo mai suonato una chitarra! Ho preso in prestito una chitarra da un amico ed ho iniziato a imparare a poco a poco, inizialmente suonando semplici progressioni che potevano risultarmi interessanti. In un primo momento ho sintonizzato la chitarra settata con accordatura 'open tuning', che è stato sostanzialmente DADGAD o qualcosa di simile. Da subito è stato abbastanza facile per me scrivere canzoni, ed ho iniziato a registrare pezzi su una grezza attrezzatura a 4 tracce. Ho capito presto i limiti di tale strumentazione, cosicché ho iniziato ad andare in uno studio di registrazione vicino a casa mia, all'East Village di Manhattan; vi ho scritto e registrato un considerevole numero di brani che poi sono apparsi su "Moon Oppose Moon" ed anche su "Saturn Return". Alcune delle persone con cui ho lavorato a quel tempo erano abbastanza folli, ma sono stato molto fortunato ad incontrare alcuni fantastici musicisti come Paolo Ash, Natalia Lincoln, Ericah Hagal e Mariko, per i quali ho molto rispetto."
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Tra i tanti testi che hai scritto negli anni, prova a pensare ad una song che maggiormente ti rappresenta a livello concettuale e ad una in cui ritieni ci sia stata una perfetta unione lirico-musicale.
"Sono molto soddisfatto del lavoro realizzato finora. Non so esattamente come risponderti, ma dal nuovo album "The Blood Of My Lady" sono particolarmente appagato da "I Will Lead You Down": è un brano onesto e molto semplice. Per questi motivi mi piacciono pure "Sonnet 87 ('When As Man's Life')" da "Saturn Return" ed "Emptiness" da "Grave Blessing"."
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Dove trascorri principalmente il tuo tempo?
"Vivo principalmente in un vecchio casale vittoriano di campagna. È una casa bellissima e dall'ottima acustica: qui ho registrato quasi tutto il nuovo materiale dell'album di Unto Ashes. I soffitti sono veramente alti, e tutto è costruito in legno. Questa stanza dove registro ha otto pareti: è una sala a pianta ottagonale e l'acustica che presenta è davvero incredibile!"
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È una scelta che ti appaga vivere negli States, oppure, come tanti artisti goth americani, vorresti vivere in Europa?
"Non posso parlare a nome di altre persone, ma per ora mi piace dove vivo e non mi vedo impegnato in un trasloco nel breve periodo. Ma la vita è lunga ed il futuro assolutamente incerto, chissà cosa riserverà..."
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Molti artisti confessano di non riuscire a vivere della propria musica... Oltre ad essere musicista, hai altre occupazioni?
"Non ho mai voluto lavorare full-time sulla musica: sono molto felice del mio impiego come libraio antiquario, è qualcosa che faccio da anni ed anni. Amo ciò che faccio e non smetterei mai di farlo! Concretamente, sulla mia scrivania vi sono quindici sermoni funebri inglesi del 17° secolo. Ho appena iniziato a lavorare su di loro e sarà una gioia guardarli tutti, il catalogo bibliografico per essere esatti, per poi venderli ad un cliente molto entusiasta che condivide il mio interesse e l'eccitamento... e che mi paga molto bene questo privilegio!"
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Tu ed il web: un connubio difficile, oppure riesci a vedere questo strumento come un modo per arrivare ovunque per divulgare il tuo lavoro?
"Penso sia fantastico: apre veramente il mondo verso nuove forme di musica, nuove idee, nuove persone da ogni parte del mondo. Adoro ascoltare queste persone e ho sempre cercato il tempo per scrivere loro, perché so cosa significhi essere fan della musica di qualcun altro. Lo scambio di vedute, anche breve, può essere molto significativo."
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Lavorando per lui hai totale libertà nelle scelte, oppure Sam, essendo musicista, ti consiglia, indirizza, propone?
"Chiedo spesso a Sam una sua consulenza perché con me sarà sempre onesto, ed io rispetto molto le sue opinioni."
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A volte ami reinterpretare brani di altri artisti: qual è una cover che ti ha particolarmente soddisfatto?
"Mi piace la cover dei Depeche Mode, "Fly On The Windscreen" pubblicata nel nuovo album di Unto Ashes. Recentemente ho registrato la cover di una band di Los Angeles, gli Adolescent, chiamata "Kids Of The Black Hole" (e chi la dimentica? fu il primo brano esplosivo di Rikk Agnew dopo lo split dai Christian Death... nda). Un giorno, forse, la metteremo su una compilation che attualmente non è ancora stata programmata."
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Hai riproposto "Ostia (In Death Of Pasolini)": un tributo ai Coil o al nostro poeta?
"Entrambe le cose. Mi eccitava molto il brano dei Coil, ed ho scoperto che John Balance e Peter Christopherson hanno amato molto la versione degli Unto Ashes del brano."
"Non ho mai voluto lavorare full-time sulla musica: sono molto felice del mio impiego come libraio antiquario e non smetterei mai di farlo! Sulla mia scrivania vi sono quindici sermoni funebri inglesi del 17° secolo. Ho appena iniziato a lavorare su di loro e sarà una gioia guardarli tutti, per poi venderli ad un cliente molto entusiasta che condivide il mio interesse e l'eccitamento... e che mi paga molto bene questo privilegio!"
(Michael Laird)
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Conoscevi Pasolini prima che Balance scrivesse il brano?
"Sì: ho letto alcune delle sue poesie, ma inizialmente sono stati i suoi film che hanno avuto su di me un'influenza particolare ("Salò" in primis...)."
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Per Pasolini la composizione letteraria deve essere ideologica: il tuo comporre liriche lo è?
"Non sono un grande intellettuale come è stato Pasolini, cerco solo di fare la musica che mi interessa."
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Come Nasce un testo degli Unto Ashes?
"Questo dipende dalla canzone: di solito creo la musica prima del testo, poi provo ad aprire il mio animo per 'sentire' cos'hanno da suggerirmi le parole che mi sovvengono alla mente, per poi rimuovere infine me stesso dal processo. Se riesco a tenermi 'aperto', le parole giuste verranno da sé."
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Il primo accostamento che viene spesso fatto quando si parla di voi è quello coi Dead Can Dance. Trovo sia sbagliato, e semmai vi vedo vicini a band come Rajna o Qntal per molti suoni, meno 'dark', cupi e più rinascimentali, anche in considerazione di un tuo uso moderato in passato dell'elettronica: sbaglio, oppure la mia impressione è giusta?
"Io non sono veramente in grado di effettuare tale confronto: posso dire che sono stato molto ispirato dal primo album dei Dead Can Dance, ma non dai successivi. Non so perché, ma amo ancora la rusticità di quei primi suoni: è così pura e così vivace... amo il suono delle chitarre della 4AD. Ciò che è così interessante è che loro ODIANO questo tipo di registrazione, ma io lo adoro tanto! Mi ha emozionato molto anche il secondo disco dei Qntal, che è l'unico loro album che avevo sentito, poiché per molti anni la loro musica è stata molto difficile da reperire negli Stati Uniti. In effetti ho comprato la mia copia a Parigi... Ma, in risposta alla tua domanda, non posso dire che io abbia mai sentito i Rajna."
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Siete stati in tour a lungo con i Qntal stessi: quali ricordi di quell'esperienza porti con te?
"È stato un periodo gioioso per entrambi, veramente per tutti! I membri di entrambe le band a volte salivano sul palco contemporaneamente, così il suono è stato incredibile, non solo per Unto Ashes, ma anche per i Qntal. Credo che il pubblico abbia amato le nostre performance, lo sento. Inoltre ho avuto molto tempo per visitare l'Europa insieme ai membri dei Qntal: sono quel tipo di persone divertenti, molto intelligenti e divertenti, ed ovviamente brillanti musicisti. Tutta la compagnia era brillante, di tutti ho grande rispetto. Posso in breve dire che è stato uno dei periodi più felici della mia vita."
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Ci racconti un aneddoto curioso?
"Ogni spettacolo è stato veramente sorprendente: abbiamo suonato in diverse chiese antiche e le performance sono state assolutamente surreali... quasi sacre, in un certo modo. Probabilmente la data più imprevedibile del tour è stata quella al Locomotive di Parigi: la location era gremita al di là delle proprie capacità ed il pubblico era come impazzito... non so come o perché, ma queste persone cantavano tutte le parole dei nostri brani. Alcune persone nella parte davanti del locale, sotto il palco, piangevano dalla gioia, era strano... strano..."
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La 'migrazione' di due componenti degli Unto Ashes (Natalia and Mariko) verso Estampie ed Helium Vola è nato in quel tour?
"Ho introdotto Michael Popp alla musica di Kassia (la compositrice religiosa di Costantinopoli del nono secolo). Precedentemente non ne aveva mai sentito parlare, e lo stesso vale per gli altri componenti degli Estampie. Abbiamo parlato di un'eventuale collaborazione e dopo il nostro tour europeo è venuto a trovarmi a casa mia, a New York, dove abbiamo iniziato alcune prove preliminari. Ho capito immediatamente che non sarebbe stata la direzione che volevo, ma naturalmente ho dato la mia benedizione a Natalia, Mariko e Michael nel lavorare insieme sul progetto. Ho scritto e registrato una partitura di violoncello arrangiandolo su una composizione di Kassia per "The Blood Of My Lady", intitolando il brano "The Tomb Of My Remains"."
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Ora parliamo più in dettaglio della musica: dopo "Song For A Widow" tre anni senza uscite, uno scioglimento quasi totale dell'ensemble e la stesura di "The Blood Of My Lady"... cos'è successo in te? Raccontaci questi tre anni...
"È stato molto positivo per me allontanarmi da una serie di rapporti di lavoro ormai giunti al capolinea. Sono stato il principale autore e produttore di tutti i sei album di Unto Ashes, ma purtroppo ci sono stati molti conflitti inutili tra i membri dello staff. Io non avevo più alcun desiderio né la necessità di proseguire per quella strada, e così mi sono trasferito fuori da New York, in campagna. La conseguenza è stata che la maggior parte dei testi e delle registrazioni di "The Blood Of My Lady" è nata molto spontaneamente. Ho lavorato all'album seguendo il mio ritmo: non avevo niente a dimostrare a nessuno e, del resto, ho voluto che il risultato finale del mio lavoro fosse davvero un capolavoro. Tutte le persone che sono state coinvolte nella realizzazione dell'album sono state estremamente felici di partecipare: Josie Smith, Sonne Hagal, Kim Larsen, Will Weigard e Gregory Palmer, ognuno di loro è stato fantastico."
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Hanno influito in questa grossa virata stilistica le critiche (a mio parere opinabili) espresse nei confronti di "Songs For A Widow"?
"Non sono interessato a ciò che i critici scrivono riguardo le mie incisioni. Ho sempre fatto musica solo per me stesso."
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In "The Blood Of My Lady" c'è una canzone, "Who Has Seen The Wind", che nasce da una poesia di Christina Rossetti: come nasce questa scelta tua e di Sonne Hagal?
"Sonne Hagal mi ha inviato una versione demo di questo brano che consisteva in una semplice partitura per chitarra di circa un minuto e trenta secondi. Ho riconosciuto che c'era qualcosa di molto speciale per me in quel brano, così ho detto loro che avrei inviato i miei arrangiamenti. Ho cambiato la struttura, aggiunto ulteriori chitarre, il mandolino e la ghironda, le campane e le mie armonie vocali aggiunte a quelle di Josie Smith. È uno dei miei brani preferiti dell'album!"
"Probabilmente la data più imprevedibile del tour è stata quella al Locomotive di Parigi: la location era gremita al di là delle proprie capacità ed il pubblico era come impazzito... non so come o perché, ma queste persone cantavano tutte le parole dei nostri brani. Alcune persone sotto il palco piangevano dalla gioia, era strano... strano..."
(Michael Laird)
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Conosci anche le opere del fratello di Christina, ed in genere ti piace la pittura?
"Sì, mi sono molto familiari le opere di Dante Gabriel Rossetti, i dipinti per la fratellanza pre-raffaelita. Probabilmente amo le opere di Christina ancor più dei quadri del fratello: il suo lavoro è davvero cupo e deprimente, ed a mio parere più sincero e meno manipolato."
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Ho citato Sonne Hagal, ed insieme a lui troviamo un altro partner di lusso in questo nuovo album: Kim Larsen. Come sono entrati nel tuo progetto?
"Ho semplicemente inviato a Kim una mail, dicendogli che l'ho ammirato molto per il suo lavoro come :Of The Wand And The Moon: e che sarei stato molto lieto di aiutarlo con registrazioni di qualche tipo. È risultato che Kim era nelle prime fasi di lavoro del debut album del suo nuovo progetto Solanaceae, e mi ha inviato alcune tracce demo di esso. Sono felice di annunciare che sono stato in grado di aggiungere molto a questo album eponimo appena rilasciato dalla label tedesca Tesco. Quindi abbiamo concordato che l'avrei aiutato per la stesura di "Solanaceae" e lui avrebbe ricambiato il favore per la mia produzione di "The Blood Of My Lady". Gli sono molto grato per i contributi dati: siamo diventati amici in questo processo, in attesa di ulteriori collaborazioni in futuro."
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Hai chiamato a te due importanti rappresentanti del neofolk, eppure in passato, a parte qualche momento acustico sparso in vari album, difficilmente queste sonorità sono state riconducibili a te...
"Non sono sicuro di capire cosa intendi con questo, poiché vi è una grande componente acustica in ogni album degli Unto Ashes. Perciò sono lieto di annunciare che il nuovo album è praticamente quasi totalmente acustico."
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Kim Larsen ha collaborato con un altro act americano: gli In Ruin. La scena neofolk si sta spostando lentamente dal cuore dell'Europa agli USA?
"Non ne sono sicuro, visto che non mi sento coinvolto in 'scene' di nessun tipo."
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Pensandoci bene, alcuni momenti di "The Blood Of My Lady" ricordano certi suoni di "Saturn Return". Sbaglio, oppure quel momento così intenso continua nel presente?
"Sono d'accordo sul fatto che vi sono alcuni elementi del nuovo album confrontabili con "Saturn Return", per esempio la sincerità o la grandezza di "Sonnet 87 ('When As Men Life's')" o forse l'intimità di "You Say You're Happy Now". Entrambe queste canzoni dimostrano una vera e propria genuinità comparabile ed evidente in "The Blood Of My Lady"."
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Le atmosfere delicate di più brani del nuovo lavoro mi portano a viaggiare in una terra di immaginarie visioni: qual è il tuo ideale 'emotional landscape'?
"Il mio ideale 'emotional landscape'? Un luogo remoto in un territorio dove non vi sia presenza umana intorno. Presumibilmente per me andrebbe bene la Norvegia."
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Larsen e le rune... credi anche tu in questo antico metodo divinatorio, nella loro potenza?
"Sì, credo possano trasmettere il loro potere e cambiare la realtà. Credo in questo."
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Nel sound degli Unto Ashes c'è un grande impiego di strumenti tradizionali acustici appartenenti alla tradizione classica europea: hai mai pensato (magari per le percussioni) di attingere dagli strumenti della tradizione nativo-americana?
"Ho ammirato molto le qualità ritmiche e gli incanti vocali della musica dei nativo-americani, che è straordinariamente suggestiva e potente. È anche sacra, e non vorrei mai interferire con essa manipolandola in alcun modo per i miei scopi."
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Per concludere, ti ringrazio Michael per la bellissima musica creata in questi anni: ti andrebbe di salutare il nostro pubblico?
"Grazie per le tue profonde e penetranti domande; a tutti gli amici ed appassionati della mia musica in Italia, vi prego di accettare i miei migliori auguri."
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Dimenticavo: mentre ascoltavo "The Blood Of My Lady", (giuro) ho per te estratto una runa: è uscita Ewhaz, runa potente di cambiamento ed evoluzione. Se ne trovi una o la vuoi forgiare tu (magari chiedi a Kim...), tienila con te perché noi i tuoi mutamenti artistici li attendiamo con favore...
"Questo aspetto è molto interessante e positivo: indica l'energia ed il movimento futuro. Ewhaz può rappresentare anche la comunicazione su lunghe distanze, che è appunto il modo con cui abbiamo condotto questa intervista!"
http://www.untoashes.com/
http://www.projekt.com/