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23-03-2009
DIAMANDA GALÁS
Tre volte colpevole
di Nicola Tenani (traduzione: Valentina Bonisoli)
"Guilty Guilty Guilty" è l'ultimo lascito della lady oscura più maledetta della scena musicale internazionale. Attiva all'inverosimile, quasi rinunciando ad una vita privata; nuove produzioni attendono la strega americana, spaziando con la sua voce nei territori scuri, blues, lirici, con una visione universale del suo mondo artistico. Un anno di contatti con la sua manager: rimandi, dimenticanze, assenze per concerti in ogni angolo del Pianeta, ma alla fine vi regaliamo con passione un piccolo ritratto personale dell'artista. Non giudicatela se nelle risposte tende ad essere a volte evasiva: il carattere della Serpenta è chiuso e diffidente, e se qualche spiraglio di intima essenza lo capterete, l'obbiettivo prestabilitoci sarà raggiunto. Diva ed antidiva, blasfema e mistica, le lande della decadenza umana da lei percorse sono il lascito di tanti anni di lavoro. Anche DARKROOM Magazine ora ha l'onore di aggiungere un piccolo tassello di un puzzle complesso e controverso. Attendendo nuovi lavori, nuovi orizzonti, nuove maledizioni, nuove esplorazioni dell'inconscio malato dell'uomo. Il sole non batte mai sulle finestre di Diamanda: benvenuti tra le sue tenebre...
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Diamanda ed il palcoscenico: fin da subito (ti vidi all'Arezzo Wave nella tua prima performance italiana) il tuo modo di stare sul palco è stato naturale e senza imbarazzi... Cosa vuol dire per te stare in scena?
"È il momento in cui mostro tutto quello che so del mondo; mi dà anche l'opportunità di essere me stessa senza le costrizioni della vita quotidiana."
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Ero in prima fila e, dal nulla, arrivasti gettandoti a terra e urlando le tue litanie da "The Divine Punishment"; quattro anni fa a teatro ti rivedo immobile e conscia del tuo oscuro potere: lo percepisci mentre ti esibisci?
"Le due performance sono completamente diverse. A dire il vero propongo diversi tipi di esibizioni, ma queste due sono le due più dimetricamente opposte. Il lavoro che vede protagonisti solo piano e voce richiede una concentrazione assoluta sulla voce e sui testi, e molto del lavoro al pianoforte è improvvisato nei passaggi più difficili, per cui la concentrazione è piuttosto diversa. Amo la freddezza di tale esibizione. Il lavoro che implica l'uso di basi registrate e di musicisti è completamente differente e, in base al progetto, pare scatenare un'energia più selvaggia, anche se questo non è assolutamente il caso. In "Defixiones", quando mi muovo sul palco con i due microfoni, mi trasporto tra varie lingue: l'italiano, lo spagnolo, il greco e l'armeno, e anche questo tipo di lavoro implica un'attenzione particolare. Non amo assolutamente le esibizioni femminili nelle quali l'artista dà il viso al pubblico mentre suona il piano, lo trovo ridicolo."
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L'evoluzione della tua voce è stata lenta e graduale, fra i toni altissimi si sono innestate colorature basse e profonde: quanto esercizio c'è dietro la tua voce?
"È abbastanza vero. Bisognerebbe augurarselo nell'evoluzione della voce. Non puoi raggiungere le sonorità più cupe semplicemente sforzandola, devi permetterle di 'scurirsi' naturalmente. La mia estensione vocale è molto più ampia ora di una volta. Ci sono lavori, come i brani originariamente interpretati da Stelios Kazantzidis ed ora da Marinella, che sono per voci molto gravi, e accade che quando li canto subito i critici pensano che la mia estensione sia mutata, ma quando interpreto "All My Life" di Ornette Coleman canto come una soprano, per cui li confondo decisamente... Uno dovrebbe lavorare sulla voce il più possibile, così da lasciare integro il potere del diaframma e l'area di risonanza. Solo così uno può lavorare su tante cose. Spesso quello che si sente come distorsione elettronica della voce è unicamente essa stessa."
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Tra le grandi soprano liriche e drammatiche senti qualche nome a te affine? È immediato per vari motivi il paragone con la Callas, ma il colore scuro della tua voce mi riporta verso Leontyn Price...
"Non credo che la mia voce sia simile ad alcuna di queste grandi interpreti. Abbiamo lavorato in modi completamente diversi. Sono davvero onorata di essere stata paragonata a loro, ma ripeto, è molto diverso cantare le canzoni da me composte, comporta tutta una serie di problemi. Dagli altri cantanti ci si aspetta che siano padroni della musica che interpretano, così come io mi aspetto di essere la padrona della musica che compongo qualunque essa sia, concettuale o semplice canzone fine a sé stessa."
"Non amo assolutamente le esibizioni femminili nelle quali l'artista dà il viso al pubblico mentre suona il piano, lo trovo ridicolo."
(Diamanda Galás)
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Hai mai pensato di partecipare ad un allestimento operistico?
"Penso in modo ossessivo di avere un lavoro tutto mio: quello che mi piacerebbe accadesse è integrare le arie più intense di mie produzioni come "Songs Of Exile", o altri lavori, ad esempio con componimenti di Bach, Mozart e Boito. Ma chi lo sa... Renee Fleming sta facendo un grande lavoro includendo pezzi jazz nei propri concerti solisti, quindi chissà? Potrei fare un'opera di Mozart! La vita è lunga quando hai avuto un buon training vocale."
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Quale personaggio interpreteresti: Ulrica, Azucena, Medea o chi altri?
"Sicuramente Medea. Presumibilmente comporrò il lavoro. Cherubini è stupefacente nella sua Medea (composta nel 1797, nda), ma in quel caso avrei bisogno di lavorare con un direttore fenomenale affinché ne valga davvero la pena."
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La tua musica potrebbe diventare una base per la composizione di un'opera contemporanea?
"Quando scritta da me, sì. Sono piuttosto didattica nello scegliere i miei libretti e i miei testi."
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Voce e pianoforte, bocca e mani: cosa vuol dire per te sedere al piano?
"Siamo una cosa sola: è il motivo per cui il mio corpo appare quasi immobile. Lo stato di trance può o non può essere percepito dal pubblico, ma il primo lavoro voce-piano è stato concepito a casa mia, da sola e in giovane età, per cui mi risulta naturale."
"Con la voce non puoi raggiungere le sonorità più cupe semplicemente sforzandola, devi permetterle di 'scurirsi' naturalmente. La mia estensione vocale è molto più ampia ora di una volta."
(Diamanda Galás)
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Quando hai capito che la tua arte era un equilibrio tra voce e strumento, una simbiosi tra entrambi?
"L'equilibrio l'ho raggiunto probabilmente intorno al 2000, ma la prima registrazione che attesta questo è uscita l'anno scorso: mi riferisco a "Guilty Guilty Guilty", per la mia richiesta di mantenere voce e piano allo stesso livello in fase di missaggio. I tecnici inizialmente hanno lavorato come se qualcun altro mi stesse accompagnando. Ho dovuto puntualizzare questo aspetto per ottenere un equilibrio tra la mia voce e lo strumento."
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Hai una marca preferita di pianoforte o nelle performance non hai particolari esigenze di modello?
"Ti dico senza dubbio Steinway; il Bosendorfer è fantastico se l'accordatura è intensa in relazione all'aggiunta della mezza ottava più bassa spostata nella scala su toni più alti, dipende dallo strumento che uso."
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Parliamo della tua tecnica nel suonare lo strumento, molto aggressiva: nella mia recensione di "Guilty Guilty Guilty" ho scritto che in ciò mi ricordi Tom Waits... è un paragone che ti rispecchia?
"Non so nulla di Tom Waits. Quello che ho sentito della sua voce non mi piace, mi ricorda troppo un bianco che cerca di imitare un bluesman di colore. Non so come suona il piano. Ho sentito che la sua musica è interessante, ma non la conosco."
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Come hai scelto i brani da reinterpretare nel disco?
"Ho scelto le canzoni che sentivo sarebbero state meglio interpretate e meglio registrate. Ne ho registrato un'altra trentina che non sono ancora state pubblicate."
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Continuerai nella tua evoluzione blues o esplorerai nuove strade in futuro?
"Sempre nuove canzoni, sempre nuove strade; attualmente sto lavorando di più sulla musica greca, da Mikrasia (un progetto di Apostolos Kaldaras, nda)."
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Sempre nella recensione ho scritto che, quando una donna uccide, muore una parte di lei: quanta parte di te e del tuo vissuto c'è in "Guilty Guilty Guity"?
"Non ho avuto il privilegio di attuare questa vendetta, per cui non saprei dire... Penso che aspetterei finché una parte di me muoia per prima. Credo sia il modo più intelligente di affrontare queste cose."
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Nella copertina del disco sembri come in croce: ritieni ancora la religione come un grande male della nostra società?
"In "Guilty Guilty Guilty"? No, non sono d'accordo."
"Dagli altri cantanti ci si aspetta che siano padroni della musica che interpretano, così come io mi aspetto di essere la padrona della musica che compongo qualunque essa sia, concettuale o semplice canzone fine a sé stessa."
(Diamanda Galás)
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Com'è Diamanda Galás nel quotidiano? Amicizia, amore, hobby... se ti va di rispondere, puoi aprirci un piccolo varco nel tuo quotidiano?
"Sono ossessiva e molto concentrata. Altrimenti, dormo."
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