da FINAL MUZIK » sab ott 03, 2009 3:13 pm
Nel momento in cui stavo postando tutta sta peperonata di roba scritta ho visto che vi siete accapigliati per bene. Mi dispiace, speravo andasse diversamente...
Comunque...penso sia importante scrivere il becerume che segue non per l'esigenza di prove (?) o di spettegulés, quanto per un necessario discorso di giustizia e correttezza nei confronti di chi a Ritual ci ha lavorato o ci lavora ancora.
Nonostante tutto, c'è da dire che non c'è nulla di rivelatorio: quello che cercherò di spiegarvi accade in quasi tutte le altre riviste italiane, ed è normale prassi di qualsiasi attività del genere.
E per menarla ancora un po', cosa importante, premetto che tutto il discorso parte da considerazioni che tratto, riferite agli altri, in termini GENERALI: non riguardano voi del forum (anche se i discorso può essere riferito a dei “voi”), non riguardano Mauro/ABM (a cui voglio tanto bene e col quale ho una relazione clandestina, e su cui scriverò due righe specifiche, in neretto), non riguardano né Tizio o Caio né mia zia di Bibione. Le considerazioni “agli altri” sono generali; non sentitevi coinvolti quindi in prima persona se non dove specificato.
Arriviamo al dunque: scrivere delle cose che possono sostenere, far capire, immaginare o suggerire, anche senza – e può succedere anche questo - una specifica intenzionalità, fatti o concetti che non sono MAI stati di questa terra, è pericoloso, può essere azzardato e, a volte, molto scorretto.
Ritual si fa pagare per le recensioni? Tatuatevelo sulla natica sinistra una volta per tutte: è una stronzata colossale, una balla da telenovela boliviana, nonché e soprattutto – nei casi più maligni – una falsità grave e ingiusta che DANNEGGIA (perché sono illazioni spesso scritte, che restano online e che la gente legge e, spesso ingenuamente, può sottoscrivere) il lavoro svolto dalle persone che hanno firmato con nome e cognome articoli e recensioni.
Malignità che (parentesi personale) se io fossi responsabile o proprietario di una rivista bersagliata in questo modo, e avessi abbastanza tempo a disposizione, andrei a far tacere immediatamente, mandando un avvocato a pizzicare, uno ad uno, questi “eroi dell'informazione” divulgata dietro a un nickname. Ma ripeto, parlo in generale quindi non scatenatevi di ormoni.
Faccio un passo indietro, solo per collegarmi al presente (saranno cambiati collaboratori e/o rubriche, ci saranno articoli belli e meno belli, ma immagino che le esigenze e le problematiche da gestire per una rivista come Ritual siano le stesse, se non addirittura aumentate nella mole): non é vero che anni fa “era diverso”. Ho avuto “solo” la FORTUNA di avere da Francesco (si, quel tizio che voi chiamate Fuzz) quasi “carta bianca” sul materiale che proponevo. Come in ogni situazione lavorativa che si rispetti, ci sono state discussioni, fraintendimenti, scazzi colossali, così come allo stesso modo andava (quasi sempre) tutto bene e tutto filava a meraviglia, e finivamo per limonare sotto gli olmi nelle notti di plenilunio vestiti da majorette. Ma attenzione: era infatti Francesco che mi concedeva “carta bianca”, non ero io che mi prendevo gli spazi che volevo e quando volevo; ed è giusto che fosse così, in modo che tutto venisse impostato compatibilmente con le esigenze della rivista. Esempio: proponevo 15 recensioni di testa mia (più ovviamente altre indicate da Francesco dalle uscite di quel preciso periodo) = ne passavano 10, 12 o 9.
Questo perché? Per dei motivi semplicissimi, ma fatevi due conti...: lo spazio (la rivista ha un tot di pagine), le priorità (priorità, si, ci sono dischi prioritari e dischi che NON lo sono: con spazio limitato e numero bollente in uscita, mettereste come 160a recensione l'ultimo VNV Nation o il CDr in 22 copie di una band che...li imita malissimo? Andiamo...), il fatto che – soprattutto per uscite di generi specifici - gli album fossero vecchi di uno o di sei mesi.
Ma siamo sinceri...vi pare così strana come procedura? E' semplicemente una amministrazione logica del lavoro.
In questo modo ho avuto la buona opportunità di proporre materiale di etichette ancora più “di settore”; questo è successo riguardo molte label, anche italiane, che spesso ho proposto sin dai primi numeri per fare sì che si “rompesse il ghiaccio”, soprattutto relativamente al pregiudizio negativo iniziale (assolutamente gratuito) di alcune di esse nei confronti della rivista. Fino al numero 20, 21 e poco oltre, trovate mie recensioni di Silentes/Amplexus, Old Europa Café, ABM, Ark Records, Punch Productions e altre ancora. Ad alcune di queste etichette (e Francesco penso se lo ricorderà) ho consigliato di mandare materiale IN REDAZIONE in modo continuativo, di fare pubblicità, di darsi insomma una mossa senza aspettare che le cose cadessero loro in testa (perché non sarebbe mai successo), di contribuire cioé a “far partire” un meccanismo in cui tutti (rivista, collaboratori, etichette, lettori) alla fine potessero essere soddisfatti in termini di visibilità e informazione. Insomma, tutto bene: alcuni lettori, addirittura, si sono persino fidati delle mie recensioni.
Alcune etichette sono andate poi avanti con le loro gambe, in un rapporto di collaborazione reciproca, e ne hanno giustamente goduto dei risultati (un esempio lampante – vedi pubblicità e recensioni – è Old Europa Cafè a cui anni fa, prima che si convincesse sul da farsi, ho fatto una testa come un formaggio pecorino di 19 chili), altre no.
Va detto poi che Ritual (ma mica dovete dire “ooooooh cazzo Ritual!!!”: pensate che anche Blow Up, Rockerilla, Rumore, etc. ... sono la STESSA tipologia di situazione) è una realtà professionale: c'è un caporedattore, dei collaboratori, uno o più grafici, una casa editrice (con libri contabili, firma in tribunale, impiegato/i, reparto amministrazione e signora delle pulizie). Avete presente la ditta (o l'istituto pubblico) per cui lavorate, e che non sa che state sui forum 4 ore su 7 di lavoro che vi paga? Ecco, una cosa del genere. Una realtà che fa i conti, come il sottoscritto in quanto etichetta (e come le label di cui sopra), con tasse e bollette, non con intenzioni, supposizioni e critiche gratuite; fa i conti cioé con il lavoro.
Non che questo esoneri una rivista da critiche sacrosante: il suo lavoro e i suoi risultati, se negativi, vanno criticati. Compro o leggo il giornale tramite un amico, vi trovo brutti articoli e recensioni scritte male: bene, lo critico. Dove c'è scritto che su queste basi non lo si possa fare? Da nessuna parte. Ma non posso parlare con tanta sicurezza di come venga fatto questo lavoro (anche se il risultato dovesse fare schifo), se non so collocarlo nella DIMENSIONE CORRETTA in cui esso viene svolto. Un giro di parole? No, è la semplice realtà.
Il lavoro dei collaboratori viene PAGATO dalla casa editrice; allo stesso modo, la pubblicità in una rivista per un'etichetta è un investimento, cioè viene anch'essa PAGATA. Ci vuole tanto?
Ritual (o qualsiasi altra rivista) dovrebbe vivere di gloria? Di intenzioni? Di parole al vento? Per vostro vezzo?
Ritual fa “qualche” migliaio di copie: mi pare NATURALE che un'etichetta o un gruppo, se vogliono fare della pubblicità, questi se la pagano. Ma ci mancherebbe il contrario!
Allo stesso modo, perché scandalizzarsi se qualcosa non viene recensito? CHI, alla fine, decide cosa inserire su Ritual se non il suo caporedattore, in base ai motivi esposti poco sopra (priorità etc.) e alla serie delle proposte dei collaboratori?
CHI? Io? Voi? Mio nonno??? NO, il caporedattore, cioé Francesco.
Decidete voi cosa va nel sommario di Famiglia Cristiana o de Il Manifesto? NO.
Ti interessano i contenuti? Ritual lo leggi, lo compri.
Non ti interessano? Non lo leggi perché non lo ritieni all'altezza, e allora saranno quelli del suo staff a doversi chiedere, qualora i 'no' siano qualche migliaio, se hanno sbagliato qualcosa.
Ma mi pare che (e siamo arrivati al numero...40? Di già...!), pur coi suoi ritardi e le solite beghe da risolvere, Ritual sia lì, in edicola, e continua a vendere.
Per questo motivo ci sono etichette che investono in pubblicità: perché è letto, e quindi poi i dischi li vendono; mica fanno pagine di pubblicità perché non sanno come cazzo passare il tempo, no? La promozione ha un riscontro (la vedono quei “qualche migliaia” di cui sopra) e tutti vanno avanti felici e contenti. E' così difficile da concepire?
NON è vero che sei recensito solo se fai la pubblicità, e se fai la pubblicità NON è vero che la recensione positiva è automatica (basta dare una scorsa già dai vecchi numeri, eddai!). Certo è che, se arriva l'etichetta XYZ e vuole fare una pagina di pubblicità per le sue produzioni, beh cazzo gliene recensirò almeno un paio, no?
Allo stesso modo, DOVE c'è scritto che OGNI cosa che arriva a una rivista DEBBA essere recensito? Ma sapete QUANTA roba arriva in media a una rivista? Se vengono pubblicate 170 recensioni su 300 pezzi è già bene (e sempre per i motivi di cui sopra: spazio, priorità, blablabla), come è già bene se vengono scremati 7 demo da 40 ricevuti a OGNI numero. E mi baso sui vecchi dati...chissà com'è ora, con tutti questi artisti da myspace in perenne erezione creativa che sbucano a decine dagli angoli di ogni vespasiano ogni cinque minuti...
Come si può DARE PER SCONTATO che venga recensito TUTTO ciò che arriva? Una rivista avrà una sua linea, una sua minima identità, o tutto ciò che passa deve ingrassare (l'ego di chi vorrebbe essere su quelle pagine)?
Sul fatto specifico: Mauro, posso capire il tuo discorso, ma la cosa è sbagliata sul nascere; se io voglio intraprendere una collaborazione abbastanza fissa e continuativa con una rivista per promuovere le mie produzioni, non è che “mando e basta”...bensì scrivo al responsabile (non a un collaboratore che “spinga”), e spiego e chiedo a questo benedetto uomo cosa vorrei fare, come imbastire la cosa, eccetera eccetera.
Il rapporto diviene fra te e lui: Orkus o la prassi di altri non c'entrano; ti accordi con LUI e non con una serie di massimi sistemi. Se la cosa funziona OK, se non funziona AMEN: passai a altro o cambi contatto, no?
Faccio un esempio che calza a pennello: Francesco e io, a un certo punto siamo andati ognuno per conto suo, l'uno imboccando gli oscuri sentieri per Velletri, l'altro dirigendosi ignudo verso Patrasso, proprio perché non abbiamo gestito bene questa cosa della pubblicità (e, per evitare altre mitologie che ho sentito, tutto ciò non c'entra con la mia collaborazione, che era cessata diverso tempo prima per miei abbastanza gravi problemi di salute – di qui, all'epoca, la mia “mitologica” newsletter con la frase incriminata “after a bad experience with Ritual” che a questo – cioé la fine della collaborazione causa malattia - si riferiva e che alcuni, ma vah, hanno voluto fraintendere). Rodolfo / OEC invece mi ha detto che è tutto a posto e tutto è andato a gonfie vele. Questo per dire che è una e solo una la persona specifica a cui devi fare riferimento. Capisci che intendo?
...e ancora...Due copie? Anche questo è scandaloso? Andiamo...ma vi perdete in CAZZATE: possibile che una rivista non chieda alla label due cazzo di copie per 1) dare la copia al collaboratore 2) tenere un ARCHIVIO per futuri articoli di altri collaboratori (il primo, magari, dopo qualche hanno ha mollato il Ritual di turno e ora fa canestri in vimini). Ma guardate che queste fatidiche due copie vengono chieste ANCHE da altri (Blow Up) per lo STESSO motivo. Vivete sulla luna???
I CD venduti ai banchetti??? Ma la cosa fu ben spiegata già all'epoca. Francesco aveva un suo giro assurdo di usati, di roba personale, di roba di amici suoi, di roba da spurgare dalla sua collezione, etc.; se la vendeva, punto. Cazzi suoi, no?
Ho comprato anch'io (sia come Nail Records che come Final Muzik) qualche centinaio di suoi CD: se volete controllare, li ho caricati sul magazzino dell'usato (TITOLO PER TITOLO, ho il registro "antichità e beni usati" davanti a me mentre sto scrivendo, ma tanto non sapete neanche di che parlo...), cosa per il quale ho una licenza; gli ho fatto un bonifico, ho staccato un assegno. Niente promotional only. Tutto registrato, tutto secondo le regole, tutto nordico, tutto legale. CHE problema c'è?
Caspita, sono passati quasi 10 anni dal primo numero e, in generale, la situazione non è cambiata: possibie che quel giornale sia sempre la peste nera, su cui poi si farneticano autentiche mitologie manco fosse il fauno nano alato col bicazzo monopalla? Possibile che non la si smetta di scrivere PALLE a riguardo, e non lo si giudichi serenamente per la sua qualità buona o cattiva che sia? In questi anni ne ho sentite di tutti i colori...ma cose da fantascienza: “Ritual è nato per creare passivo nella casa editrice” (????), “Devi comprarti l'intervista”, “Il proprietario è Audioglobe e Fuzz fa da gran cerimoniere tipo Daniele Piombi blablabla”, “Si sa, parlano solo dei loro amici”... "eeeh si, queste mafie e clientele!"...e avanti così con idiozie inventate di sana pianta da chi, secondo me, su quelle pagine voleva però esserci col suo MERDOSO gruppetto (e la lista di ipocriti – perché volevano comunque esserci pur sputtanandolo per dietro - sarebbe lunga, molto lunga) o avrebbe voluto scriverci le proprie panzane spacciate per recensioni da far leggere alla nonna. Tutti addosso, tutti a rompere i coglioni e a sezionare ipotesi di poteri occulti. “Sembra che abbiamo toccato il culo alle loro madri”, scrissi anni fa a Francesco, stupito del delirio e dall'aggressività di queste persone (da cui invece mi aspettavo un'attitudine collaborativa e positiva).
Questo per dirvi che, spesso, la realtà è MOLTO più semplice di quella che si immagina, e per sottolineare quanto sia stupito, anno 2009, che in Italia ancora ci siano persone che parlano di “come dovrebbe andare le cose”, di evangelizzare, di élite...senza rendersi conto che l'oggetto che li fa sentire così dei prescelti altro non è che il risultato invece del lavoro (leggi FARSI UN CULO COSI') di tante persone, lavoro dalle cui dinamiche non si vuole ancora imparare nulla.
Nerd.
Spero di avervi annoiato abbastanza ma di esservi stato un po' utile.
State bene e non arrabbiatevi, dai!
Vostro amico del cuore,
Gianfranco
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FINAL MUZIK il mar ott 20, 2009 2:55 pm, modificato 1 volta in totale.