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Room 108

13-07-2016

ANTIKATECHON

"I Feel Nothing But Repulsion"

Cover ANTIKATECHON

(Rage In Eden)

Time: CD (68:04)

Rating : 7.5

Quinto lavoro da studio, inclusa una collaborazione con Nimh, per l'act italiano gestito da Davide Del Col. Il sound dei cinque lunghi brani continua il discorso stilistico inaugurato nel debut, risalente a un lustro fa, proponendo una dark ambient che unisce sentori di provenienza mitteleuropea con alcuni spunti fortemente malinconici che sembrano voler guardare con mestizia ad un indefinito passato, in linea con alcune produzioni di progetti connazionali come Nimh e Selaxon Lutberg. Le tracce puntano ad una dilatazione estrema dei tempi di svolgimento, calcando la mano su esiti ipnotici che non disdegnano puntate altamente emozionali. Gli orpelli di rifinitura vengono ridotti al minimo preferendo l'essenzialità dronica mista a sinfonie velate, laddove molti act simili tendono ad un uso smodato dei rumori. L'avvio di "The Epitome Of Ingratitude", immerso in suoni univoci con voci che affiorano in lontananza, dà la misura dell'intero lavoro unendo malinconia e ricordi impalpabili di piccole cose andate. Nella successiva "And All My Dreams, Torn Asunder" la mestizia aumenta grazie all'inserimento di un tema di piano (suonato dal collega Philippe Blache, in arte Day Before Us), strutturando un mood lapidario dove i drones unisonanti assorbono gradualmente la melodia. La mastodontica title-track che taglia in due il disco è una reiterazione in loop dai movimenti lenti venata di echi post-rock, che lascia annegare l'ascoltatore in una deriva immensa e sconfinata. La sinfonicità si tramuta in una nenia avvolta tra la foschia noise nella successiva "From Defeat To Disintegration" (messa a punto col supporto di Giuseppe Verticchio), apripista alla summa conclusiva di "The Smell Of A Dying Saviour", forse il pezzo più cupo, dotato di accumuli tonali su cui viene installata un'immancabile e funerea melodia. "I Feel Nothing But Repulsion" conferma quanto di buono è già stato proposto da Davide, rinforzando una linea stilistica talmente depressiva da superare l'oscurità formale di tanti progetti più blasonati. Confezione semplice in jewel-case, adornata da uno di quegli artwork che non si dimenticano.

Michele Viali

 

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