01-07-2015
LE COSE BIANCHE
"Born"
(Old Europa Cafe)
Time: (36:44)
Rating : 7.5
Una studiata macchia sull'artwork sfuma il titolo "Born" in "Porn". Giò Mori torna su uno dei suoi temi preferiti, la pornografia, correlandola in modo sibillino al concetto di nascita e costruendo una virtuale trilogia con il recente "Pornography Should Not Be An Illusion" e col più datato "Aestethics Of A Good Pornographer". Come già evidenziato in altri recenti lavori di L.C.B., la matrice power-electro tende a svanire così come i debiti verso una certa old school industrial, in passato trasformati in gustosi tributi. Anche "Born" vede quindi un'evoluzione sonora in chiave più variegata. Dopo l'esperienza coeva di "Pornography Should Not Be An Illusion", tornano le collaborazioni di alcuni decani del genere per strutturare una tracklist con appena due brani su nove firmati dal solo rumorista aretino, ormai accolto in pianta stabile nel gotha nostrano e internazionale del rumore. Emerge sin da subito ("Pornografia Ultimo Atto") una vena ritmica rara in questo progetto, elaborata attraverso forme post-industriali grezze e roventi ("Riduzione Delle Membra A Steppa", eseguita con Eraldo Bernocchi) o tramite sorprendenti melange che coinvolgono immissioni semi-melodiche dal retrogusto etno-folklorico ("Animus Complex", concepita con Evitaxal a.k.a. Roberto Marinelli, uno dei pezzi migliori del CD). L'elemento che torna è l'affabulazione distorta e corrosa che trova da un lato il suo apice formale nella partecipazione del totemico Emidio Clementi alla catartica "Autofocus", e dall'altro la sua vetta sostanziale in "Sul Principio Sadico Di Piacere", pezzo in cui si sposano la vecchia metodologia analogico-sinfonica del Maurizio Bianchi degli anni '80 e lo straripante furore vocale di Giò. Si interviene con mano più pesante nei pezzi composti in compagnia di nomi normalmente avvezzi al noise: dai deliri tonali disperati concepiti con Iugula-Thor, all' 'equilibrato' rumore multistratificato su cui vibrano frasi continue messo a punto insieme a Caligula031 (progetto di Marco Deplano), fino alle squassanti sferzate siglate in coppia con l'esperto Richard Ramirez, dove la voce diventa un elemento fuso alla saturazione complessiva dei segnali emessi. A regnare sovrano è il suono analogico, leit-motiv di brani asciutti e brevi, complessivamente percorsi dalla necessità di colpire immediatamente e stordire al primo ascolto. I titoli, concepiti come capitoli di un potenziale trattato a tema con applicazioni pratiche, contribuiscono ad una visione inquietante dell'argomento. Confezione in digipak con artwork ricavato dai disturbanti collages di Emanuele Sartori. Lavoro essenziale per chi segue un certo tipo di sonorità.
Michele Viali
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