21-03-2014
SALA DELLE COLONNE
"Il Destino Della Orchestra Aurora"
(Old Europa Cafe)
Time: (40:41)
Rating : 7.5
Uscito alcuni mesi or sono, a circa un anno dal precedente "XX A.D.", "Il Destino Della Orchestra Aurora" è il terzo album del progetto piemontese facente capo a Mehmet R. Frugis, musicista che abbiamo conosciuto anche nei panni di Mekhate. La precedente fatica, uscita per quella Cold Meat Industry che all'epoca sembrava voler riprendere il giusto slancio, aveva visto l'autore alessandrino spostare il tiro dall'industrial ambient del debut "Cronache" verso un suono sinfonico/marziale di grande impatto ed enfasi cinematica. Un passaggio pienamente riuscito anche grazie al contributo dell'Orchestra Aurora, che per l'occasione presenziò in tre brani, e che stavolta accompagna Mehmet in tutti i pezzi del nuovo album. Un'opera che, come svelano le note interne dell'essenziale digipack, riporta direttamente all'8 settembre 1943, data in cui il Generale Badoglio proclamò l'armistizio con gli Alleati: un momento fra i più delicati della storia italiana, culminato in una guerra civile che ha portato al caos, mostrando il peggio di ambedue le fazioni. Sulla falsariga di Pansa e dei suoi libri più discussi, anche Mehmet tiene ad evidenziare come tale conflitto visse di inauditi atti di violenza gratuita da ambo le parti, puntando il dito contro una 'pacificazione' che è stata solo un'illusione e contro un potere che mai, in nessun caso, è 'buono'. Musicalmente parlando la nuova fatica prosegue sulle coordinate del precedente opus, con una marzialità sempre centrale ma meno bellicosa, a supporto delle ottime orchestrazioni composte da Mehmet ed eseguite dall'orchestra. Ora trionfale (la sontuosa opener "Al Tronco Sferzato Dal Vento" ed una "Eroica" che tiene fede al proprio titolo), ora più cupo (l'industrialoide e plumbea "Un Incontro Casuale Al Cinema Aurora" e la sinistra ed inquietante "La Commedia", con lo spoken word in italiano di Damiano Mercuri - Rose Rovine E Amanti - su liriche di Pierre Drieu La Rochelle), ora più minaccioso e propriamente marziale (la magniloquente "Il Tempio Di Mut" e la tesa "Un'Impresa Di Valore"), ora più epico ("La Guerra Continua" e l'ariosa "Deus Vult", entrambe foriere di grande pathos), l'album sa alternare bene umori e soluzioni, evitando quella staticità in cui molti colleghi incappano. Bene la rilettura del celeberrimo "Funerale Per La Regina Mary" di Henry Purcell, mentre la chiusura è affidata ai mesti temi sinfonici di "Anathema Of 30s", sui quali Troy Southgate (H.E.R.R.) innesta un suo tipico spoken word, stavolta su liriche di Austin Osman Spare. Un lavoro che conferma le buone qualità compositive del musicista piemontese, che con successo ha intrapreso la via del neoclassicismo marzial/industriale, e che sicuramente ha molto più da dire rispetto a parecchi nomi che godono di maggiore visibilità nella scena.
Roberto Alessandro Filippozzi
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