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06-10-2015
CARNERA
Apologia di Bellezza
di Roberto Alessandro Filippozzi
Nella sua lunga storia lo sport italiano ha espresso fior di campioni nelle più svariate discipline, alcuni anche celebratissimi (si pensi a certi calciatori degli ultimi decenni), ma mai una figura leggendaria come Primo Carnera, pugile di umilissime origini che è assurto al ruolo di autentica icona di forza e possanza fisica nell'immaginario collettivo, il cui mito è ancor oggi intramontabile. Proprio al "gigante di Sequals" si è ispirato per il nome del suo nuovo solo-project il buon Giovanni "Leo" Leonardi (voce e chitarra di quei Siegfried che in breve tempo hanno saputo lasciare il segno nel panorama nazionale), per un sentito tributo alle gesta di un campione senza tempo. Ma Carnera, concettualmente parlando, è molto più di un semplice omaggio all'immortale atleta, così come musicalmente riesce ad abbattere barriere sonore precluse per impostazione ai Siegfried. Quel che è certo è che Giovanni aveva qualcosa da esprimere oltre all'ottimo lavoro della sua band, e che Carnera è il mezzo audiovisivo ideale per portare avanti ideali nobili che sono imprescindibili per la natura di una certa levatura di uomini. E noi, che già abbiamo celebrato la riuscita di un esordio importante come "Strategia Della Tensione", non potevamo esimerci dall'approfondirne i temi col disponibilissimo protagonista di questa nuova e significativa creazione artistica...
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Partiamo dall'inizio, e cioè dalla scelta di Carnera quale monicker per il tuo solo-project. Cosa ti ha spinto a scegliere proprio la figura del "gigante di Sequals", emblema della forza fisica per antonomasia, e quali aspetti della sua epopea ti affascinano particolarmente?
"Carnera è un'icona così profondamente diversa dall'immagine tipica dell'italiano nel mondo, con la sua stazza gigantesca, la sua forza prodigiosa, la sua ascesa nell'Olimpo del pugilato che ha dell'incredibile. Un uomo venuto dalla provincia, da una famiglia poverissima, che si unisce ad un circo per interpretare il ruolo dell'uomo forzuto, viene notato da un ex campione e comincia a tirare di boxe, fino a diventare il campione del mondo dei pesi massimi negli USA. Poi le sconfitte, il ritorno in Italia, dove anziché allori e riconoscimenti rischia il plotone di esecuzione della resistenza. Per chi conosce l'opera di Simone Poletti come Dinamo Innesco Rivoluzione, non è poi certo una sorpresa: era un'idea che ci balenava in testa da tempo, semmai si doveva trovare il momento giusto per far scendere nell'arena il nuovo combattente, avevo bisogno di farmi un po' le ossa prima di cimentarmi in un progetto solista, e la spinta decisiva è venuta dalla Div. Sehnsucht. Quest'ultimo è un progetto parallelo di Siegfried con il quale io e Fabrizio Forghieri abbiamo creato le musiche per "Forma, Suono, Parole", uno spettacolo molto intenso che vedeva l'opera di Andrea Chiesi incontrarsi con la poetica di Giorgio Casali. È stato allora che ho acquisito la consapevolezza di avere qualcosa da dire, e che poteva essere interessante approfondire."
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L'album d'esordio "Strategia Della Tensione" è uscito dapprima come download (gratuito o ad offerta libera), e solo in un secondo momento in formato fisico grazie al supporto della Old Europa Cafe. Cosa ha determinato la scelta di dividere la sua pubblicazione in questi due precisi e distinti step?
"Sono convinto che le dinamiche discografiche siano ormai cambiate irrimediabilmente, trovo inutile accanirsi nel riproporre le stesse strategie di un tempo. Carnera non avrebbe dovuto avere un volto, almeno in un primo tempo: avrebbe dovuto essere ascoltato prima di poter essere giudicato. Se c'è una cosa che abbiamo imparato dalla nostra esperienza con Siegfried è come pubblico e critica underground siano spesso pieni di pregiudizi, rigettino le novità e guardino con sospetto chi non si piega alle logiche costituite del teatrino gotico. Di contro, però, ho avuto modo di conoscere meglio tante realtà che si sono dimostrate davvero libere da preconcetti: con alcune ho stretto alleanze e con altre ancora spero di poter lavorare in futuro. Quindi, fedeli alla nostra idea neosituazionista, abbiamo messo in rete il primo singolo "Strategia Della Tensione" il 2 Agosto alle 10:25 in punto, ovvero nell'anniversario dell'esplosione alla Stazione di Bologna. Seguirono un altro paio di brani e manifesti artistici programmatici, fino alla pubblicazione dell'album in rete allo scoccare della mezzanotte del 31 Dicembre. La Old Europa Cafe ci propose una versione fisica che avrebbe dovuto accontentare il nostro pubblico più affezionato, che abbiamo voluto premiare con cinque brani inediti. L'idea era quella di un'operazione di guerriglia artistica, qualcosa di simile ad un blitzkrieg anche in immagini e manifesti. L'Arte di propaganda, il Futurismo, il Situazionismo. Le potenzialità dei social e del web sono enormi, ma spesso non basta una proposta musicale interessante per farsi largo in una palude sconfinata di progetti e microproposte."
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Musicalmente parlando, è evidente la tua volontà di cimentarti con sonorità ben diverse da quelle dei tuoi Siegfried, muovendoti nell'ambito di un'elettronica dal taglio industriale che personalmente non ho esitato ad accostare ai Laibach di "WAT" ed a certe cose dei Kirlian Camera meno 'accessibili' degli anni 2000. Quali necessità artistiche ti hanno indirizzato verso questo percorso e quanto ti ritrovi negli illustri termini di paragone che ho proposto?
"Mi fanno onore e mi ci ritrovo anche, non ho mai fatto mistero della mia devozione nei confronti dei Laibach: penso che abbiano avuto il grande merito di sapersi rinnovare rimanendo coerenti a sé stessi in tutti questi anni, l'esperienza con NSK rappresenta poi un modello davvero ispirante per noi. La costituzione di un collettivo artistico militante è da tempo una delle mie ossessioni, e come Carnera credo stiamo andando in questa precisa direzione, grazie anche ai nuovi innesti di Yvan Battaglia e Monica Gasparotto in formazione. Non sono interessato a dare una visione personalista del mio ego, piuttosto vorrei coinvolgere il più possibile tutte le bellezze artistiche in cui mi riconosco. Un progetto ambizioso, ma certamente più potente nella sua forma potenziale. L'ostacolo principale rimane sempre lo stesso: la natura degli uomini di talento tende ad essere fottutamente edonista ed accentratrice, non è facile rinunciare al proprio peso specifico personale in favore di una visione più ampia. Sto cercando di educarmi in questo senso. Sono il primo a riconoscermi questo limite, ma è anche vero che il primato si guadagna sul campo, e lungi da me voler fare di Carnera l'ennesimo esempio di fallimento democratico."
"Non ho mai fatto mistero della mia devozione nei confronti dei Laibach, l'esperienza con NSK rappresenta poi un modello davvero ispirante per noi. La costituzione di un collettivo artistico militante è da tempo una delle mie ossessioni, e come Carnera credo stiamo andando in questa precisa direzione..."
(Giovanni "Leo" Leonardi)
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"Elettromeccanica Italica" non è solo il titolo di uno dei brani dell'album, ma anche una sorta di manifesto programmatico sonoro/identitario che campeggia fieramente finanche in copertina. Qual è la tua personale visione di "Elettromeccanica Italica" in relazione al tuo operato come Carnera?
"Elettromeccanica Italica è frutto di un'intuizione di Simone, che da buon esperto di comunicazione è molto più bravo di me nel partorire slogan e titoli. Ricordo che gli feci ascoltare quello strumentale ancora in lavorazione, e lui disse: " Ecco, questa potrebbe essere la nostra Elettromeccanica Italica!"... Mi piacque da subito, perché univa l'ispirazione elettro-industriale alle radici profondamente italiane che sentivamo nostre."
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L'album reca un titolo importante come "Strategia Della Tensione", che nel linguaggio politico viene indicata come una strategia eversiva volta a destabilizzare gli equilibri. Ritieni sia quello di cui la società odierna ha bisogno al momento, e quali modalità indicheresti per una sua ideale ed ottimale attuazione?
"La storia del nostro Paese ci ha insegnato che l'eversione terroristica non può cambiare le cose, anzi, è stata spesso utilizzata dal potere per indirizzare a proprio piacimento le sorti della collettività. Non è un'esaltazione della lotta armata la nostra, ci mancherebbe. Ma non vedo come si potrebbe ricostruire una civiltà ormai in piena decadenza in maniera indolore e non cruenta. Non saranno le bandierine della pace, le marce scalze, le finte operazioni umanitarie a ridare dignità alla nostra stirpe. E neppure le contrapposizioni ideologiche vecchie di settant'anni e figlie di una guerra civile mai davvero superata."
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Ancor più importante, nella solida concettualità che anima Carnera, è l'esplicito manifesto del progetto, concepito per essere "...una sorta di colonna sonora dell'Occidente che muore, e con esso le nostre tradizioni ancestrali e, soprattutto, la Bellezza...", una Bellezza che a tuo dire manca completamente nella vita che il Sistema ci propone, ma che, citando le note del digipack, "...si annida invece nel gesto di chi combatte questo orrore, rivendicando per sé l'eredità della propria stirpe". Cosa ti ferisce di più fra gli orrori e le profonde storture che stanno scavando la fossa all'Occidente, e in quale misura il tuo nobile gesto di combattente 'armato' dell'Arte vuole essere la reazione ed il grido di dolore di chi si oppone ad una dissennata omologazione sospinta dal veleno mortale del relativismo?
"Credo che quello sia la sintesi perfetta del nostro concetto principe. Il vero manifesto programmatico che ha guidato non solo il concepimento dell'album, ma probabilmente tutte le nostre azioni future. Non ci occuperemo della natura malata dell'uomo, delle sue perversioni, del sesso estremo e di altre amenità già ampiamente sviscerate dai pionieri della musica industriale. Non proporremo immaginari totalitari, svastiche e stelle rosse: anche questa è roba trita e ritrita, siamo d'accordo? Non credo siano questi i campi d'azione che ci competono, piuttosto dovremmo andare alla ricerca delle bellezze e tradizioni che resero immortale la nostra civiltà. Cantarne la grandezza e piangerne la scomparsa."
"Non è un'esaltazione della lotta armata la nostra, ma non vedo come si potrebbe ricostruire una civiltà ormai in piena decadenza in maniera indolore e non cruenta. Non saranno le bandierine della pace, le marce scalze, le finte operazioni umanitarie a ridare dignità alla nostra stirpe, e neppure le contrapposizioni ideologiche vecchie di settant'anni..."
(Giovanni "Leo" Leonardi)
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Molti dei concetti che esprimi paiono affini a quelli che sono stati volontariamente gettati nel calderone del 'complottismo' da parte di chi intende minimizzarne la portata, oltretutto attribuendo all'aggettivo 'complottista' un'accezione negativa, come se si parlasse di uno 'stupido paranoico' da lasciar cuocere nel suo brodo... Come ti relazioni a tutto ciò che oggi viene bollato superficialmente come 'complottismo'?
"Mi pare che quello che descrivi sia uno dei tanti sintomi della dittatura del pensiero dominante: le tecnocrazie del potere, principalmente di quello finanziario, non hanno nemmeno più bisogno di nascondersi, perché esiste tutta una corrente che si preoccupa di trascinare nel ridicolo chiunque si permetta di smascherarle. È anche vero che la cosiddetta controinformazione è divenuta una materia maneggiata da qualunque demente con una connessione internet, e questo non fa che mostrare il fianco ad ogni possibile confutazione. La verità è che chi dovrebbe avere tra le mani le armi per contrastare il potere, quello che generalmente si identifica con il Nuovo Ordine Mondiale, dovrebbero essere gli intellettuali, ma pare che si siano estinti coloro i quali possono definirsi davvero liberi. Penso a Pasolini, a Carmelo Bene. Uomini di lettere di questo spessore che non siano collusi con il potere sono ormai merce rara, e francamente non vedo come un cantastorie come Povia possa prenderne il testimone. Siamo seri... gli artisti possono solamente dipingere uno scenario, possono esprimere un dissenso, anche se infinitamente meno esposto di quello che possono vantare i vari alfieri del finto antagonismo mondialista, ma per costruire un'alternativa questo non è sufficiente. Si tratta di una battaglia senza possibilità di vittoria, ma è forse la battaglia più nobile della storia. Citando il mio amico Renato Carpaneto di IANVA :"Non ribellarti perché è giusto, fallo perché è bello"."
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Nonostante questa forte concettualità, hai preferito completare il tuo lavoro sfruttando più i samples teatrali e cinematografici che non le vocals: cosa ha determinato tale scelta e con quali criteri hai selezionato i campionamenti? Ve ne è qualcuno in particolare che ritieni opportuno sottolineare ai fini di una migliore comprensione della tua visione artistica?
"Carnera, a differenza di Siegfried, non fa della la parola il punto centrale della propria ispirazione. Dipinge piuttosto atmosfere, colonne sonore per il Kali Yuga dicevamo, e quindi non mi piace molto utilizzare le mie vocals in composizione. Nella selezione dei campioni possono intervenire diverse esigenze, anche solamente emozionali, ma per esempio ci tenevo ad inserire un recitato di Carmelo Bene, simbolo dell'eccellenza italiana artistica e intellettuale. Per esempio, ne "L'Inverno Del Nostro Scontento", sono stato felice di utilizzare un monologo di Giulio Albanese, un attore di grande talento molto sottovalutato. E felice di ospitare la splendida voce di Lisa dei Porta Vittoria, un'interprete fantastica capace di leggere perfettamente le mie composizioni. L'idea di citare i Diari di Nijinsky nel brano "I Am Flesh" è completamente sua e mi ha sorpreso in maniera particolare, essendo stato io stesso un danzatore, da sempre affascinato dalla sua figura mitica. In quei giorni, tra l'altro, stavo scrivendo un testo per Siegfried su di lui: non credo sia una coincidenza questa, il caso non esiste."
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Senza dubbio il supporto di un'altra entità dalla forte concettualità come Dinamo Innesco Rivoluzione ha contribuito ad elevare il valore dell'intera operazione discografica di "Strategia Della Tensione". Come si lega la veste grafica dell'album alle importanti prerogative per cui nasce Carnera?
"Si deve a tutti gli effetti considerare Simone un membro fondatore di Carnera: sua è la firma delle poche liriche presenti, ma soprattutto sua è tutta la parte visuale, un aspetto non certo secondario per chi come noi ha l'ambizione di rappresentare un progetto multidisciplinare, dove i media dialogano tra loro rafforzando il messaggio finale. Di nuovo ritorna il parallelo con Laibach ed NSK, ma sono diversi i modelli di ispirazione in tal senso. In Italia penso ai Sigillum S come precursori di questo tipo di attitudine. Installazioni, video, immagini e naturalmente musica, il più possibile coerente con queste."
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Non nascondiamocelo: sia il nome Carnera (pugile che fu preso a modello dal Fascismo), che i rimandi estetici dell'artwork, che il suono austero della tua musica, che la concettualità espressa, che una certa matrice identitaria spingeranno i soliti 'primatisti della moralità' a bollare in maniera pregiudizialmente negativa la tua proposta come qualcosa 'di destra', alla stregua di quanto ancor oggi accade ai già citati Laibach. È già accaduto? E, in ogni caso, qual è il tuo pensiero al riguardo?
"Il mio pensiero è che queste persone dovrebbero occupare il loro tempo in modo più efficace, dovrebbero preoccuparsi di non far torto alla loro intelligenza attaccando chi di politica - intesa come 'governo dei popoli' - non si occupa minimamente: ostracizzando e boicottando forme d'arte che non si conformano alla loro personale visione, non si rendono conto di utilizzare loro stessi metodi che definirebbero fascisti. Ad ogni modo nulla di nuovo sul fronte occidentale, non mi difendo né prendo le distanze da nulla, non ne sento il dovere e non mi pare sia un obbligo, me lo posso permettere non dovendoci campare con la musica: se questo da un lato limita le energie che posso riversarvi, d'altro canto mi assicura un grado di libertà infinitamente superiore."
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Tornando all'aspetto prettamente musicale, credo sia importante dare il giusto risalto alle cinque tracce bonus che impreziosiscono l'edizione fisica di "Strategia Della Tensione": cosa puoi dirci al riguardo, specialmente in merito alle collaborazioni presenti fra esse?
"Della collaborazione con Lisa P. Duse ho già parlato e posso solo aggiungere che si tratta di un rapporto ormai ben collaudato, altre cose bollono in pentola e saranno svelate al momento opportuno, ma sottotraccia è da un po' che lavoriamo assieme, con mia grande soddisfazione. Poi c'è quel bel matto di Volgar dei Deviate Damaen, che conobbi qualche anno fa ad un live di Ianva a Firenze, ma che ho avuto la fortuna di conoscere meglio ad un concerto tenuto in quel di Roma con l'amico Gabriele Fagnani di Corazzata Valdemone: fu il nostro esordio dal vivo come Carnera, ci esibimmo con dei passamontagna ad occultare il volto poiché ancora non era stata svelata la nostra identità. Lui rimase molto impressionato dalla nostra esibizione e mi propose di curare un remix di un brano del suo ultimo album, "Narcisuss Race". Si parlava di personalità importanti, di uomini di talento: beh, lui è senz'altro una delle persone più carismatiche che abbia mai incontrato, ed è sempre un piacere infinito collaborare con lui."
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Se in sede live Carnera si amplia a vera e propria band, anche in studio le cose paiono destinate ad evolversi con l'ingresso in pianta stabile di Yvan Battaglia (che ha ottimamente curato il mastering dell'album): in ragione di ciò, cosa possiamo aspettarci dalle vostre prossime mosse discografiche?
"Con Yvan ci siamo trovati a meraviglia da subito, sono anni che ci conosciamo e stimiamo reciprocamente, e francamente ho sempre avuto la sensazione che prima o poi avremmo finito per fare qualcosa insieme. Sono felice che sia ormai parte irrinunciabile del progetto, poiché bilancia perfettamente il mio approccio istintivo con la sua esperienza di ingegnere del suono ed è sempre molto esigente con sé stesso e con chi lavora con lui, una caratteristica tipica di chi è destinato a grandi cose. Poi non dimenticherei l'apporto di Monica, la sua compagna di vita: grazie a lei ora abbiamo la possibilità di gestire le visuals dal vivo, cucendole su misura alla musica, il che è un aspetto totalmente inedito per me."
"Gli artisti possono solamente dipingere uno scenario, possono esprimere un dissenso, anche se infinitamente meno esposto di quello che possono vantare i vari alfieri del finto antagonismo mondialista, ma per costruire un'alternativa questo non è sufficiente. Si tratta di una battaglia senza possibilità di vittoria, ma è forse la battaglia più nobile della storia..."
(Giovanni "Leo" Leonardi)
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Recentemente avete rilasciato un brano a titolo "God Of War" in download gratuito per celebrare il centenario della Grande Guerra: c'è qualcosa in particolare che vorresti dire sul pezzo in sé e sul suo intento celebrativo? E, dando tempo al tempo, quali saranno le prossime mosse di Carnera?
"Le operazioni non si sono mai fermate, nonostante gli impegni che ci occupano con i nostri rispettivi progetti; "God Of War" avrebbe potuto essere inserito nel disco, il brano era praticamente pronto, ma credo che continueremo con questi blitz situazionisti ancora per un po', ci diverte e sembra divertire anche i nostri sostenitori. Abbiamo in cantiere diverse cose: la nostra opera di remixer pare essere abbastanza apprezzata ed è una cosa che ci piace fare, quindi continuerà. Poi abbiamo ricevuto altre proposte per compilation e collaborazioni, parallelamente stiamo lavorando a nuovo materiale e contiamo di esibirci ancora qualche volta dal vivo. A Gennaio prenderemo parte al Destination Morgue nella capitale, un appuntamento annuale che ha già visto esibirsi i migliori act della scena italiana di ieri e di oggi."
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"L'arte è politica", diceva qualcuno molto più onesto ed assennato dei pennivendoli odierni... Quanto vale questo per Carnera e, più intimamente, per te come artista?
"L'arte è per sua natura ambigua, misteriosa, tutto dipende dalla prospettiva con cui la si vive e la si guarda; l'uso dell'arte come strumento di propaganda ha origine antichissime, ma piuttosto ci si dovrebbe porre la questione di quanti artisti o presunti tali abbiano abbracciato il potere riducendola alla stregua di una volgare puttana. Per quanto disprezzi profondamente la politica politicante, non posso che riconoscermi in questa citazione, poiché credo nell'arte come azione, e gli artisti che apprezzo maggiormente hanno saputo esprimere questo concetto perfettamente: la loro opera non è solamente l'espressione della loro personale catarsi, ma è molto di più, una visione epica, potente e immaginifica di nuovi mondi possibili. In questo senso, l'Arte è Politica e l'artista innocuo un inutile collaborazionista."
https://carnera.bandcamp.com/releases
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