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16-12-2013
SYRIAN
Al crocevia tra passato e futuro
di Roberto Alessandro Filippozzi
Averli dovuti attendere per ben sei lunghi anni non è stato semplice, ma alla fine i Syrian sono tornati sulle scene, lavorando alacremente fra palchi, remix e studio per giungere senza fretta - ma assolutamente preparati - all'appuntamento col grande rientro nel mercato discografico. Un rientro che si è concretizzato, la scorsa estate, con l'uscita di "Death Of A Sun", quarto album del duo che ha sorpreso tutti col proprio indirizzo stilistico, mai così marcatamente rivolto verso quel magico e indimenticabile (synth)pop elettronico degli anni '80 che sia Andrea 'Andylab", sia Lorenzo 'Voyager' non hanno mai nascosto di amare profondamente. Ancora una volta un lavoro di cui l'intera scena italiana può andare fiera, in grado di tenere alto il buon nome del nostro Paese a livello internazionale: un'ottima ragione per interrogare i suoi due protagonisti ed addentrarci nei suoi contenuti, guardando sia a quel fondamentale passato che è stato d'ispirazione quanto a quel futuro cui inevitabilmente è doveroso rivolgersi...
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Siete giunti al traguardo del quarto album nell'arco di 10 anni, ma fra la nuova fatica ed il penultimo "Alien Nation" sono trascorsi ben sei anni: cosa ha protratto così a lungo l'attesa per il nuovo lavoro, visto che effettivamente non vi siete mai realmente fermati?
Lorenzo: "Varie cose: ho trasferito e rinnovato il mio studio, inoltre le nuove canzoni, nonostante la loro apparente semplicità, hanno richiesto più lavoro per essere completate. Poi, nel 2009, è uscito l'album di un mio progetto chiamato Phaser Kontrol: tenendo conto che in studio ho lavorato solo io, mi sembra che le tempistiche non siano così dilatate."
Andrea: "Un'attenzione maniacale verso i dettagli, per un album assolutamente pop, diverso nei suoni e per di più creato con l'utilizzo di strumentazioni per la maggior parte vintage, che hanno richiesto assuefazione ed abitudine."
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Come detto, negli ultimi sei anni il progetto è andato avanti: possiamo tracciare un bilancio delle vostre attività dall'uscita di "Alien Nation" al completamento del nuovo album?
Lorenzo: Abbiamo suonato in molte nazioni, ho remixato molte band e ci sono state le collaborazioni con Frozen Plasma e Bruderschaft (quest'ultima di recente pubblicazione). Ho anche curato la produzione di alcuni brani di gruppi meno conosciuti. Nel 2008 è uscita la versione spagnola del nostro primo singolo, "No Atmosphere". Infine, a inizio 2013, è uscito "A Different Mix", sempre per A Different Drum: si tratta di un CD che raccoglie parte dei remix targati Syrian realizzati fino ad ora."
Andrea: "È stato fantastico incontrare molte persone che fino a quel momento ci conoscevano e apprezzavano 'a distanza', nei concerti in giro per il mondo. Oltre a questo, non abbiamo mai smesso di pensare a come sarebbe stato il nostro futuro musicale, e l'abbiamo costruito poco a poco."
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Senza ulteriori indugi, tuffiamoci in "Death Of A Sun", che a mio avviso rappresenta un decisivo punto di svolta per i Syrian: sembrate infatti aver messo da parte la vostra tipica verve future-pop per abbracciare in pieno la vostra passione per il synthpop degli anni '80. Quali motivazioni vi hanno spinti a prendere questa direzione in maniera così decisa?
Lorenzo: "Semplicemente è un genere musicale che mi piace molto. Magari non tutti i fans capiranno questo cambiamento piuttosto drastico: quello che spero è che l'album circoli anche tra gente meno alternativa, che possa apprezzarlo senza pregiudizi o paragoni."
Andrea: "Personalmente è una vena che mi aggrada moltissimo e non vedevo l'ora di dire la mia con delle sonorità che mi hanno fatto crescere prima come ascoltatore, e poi come musicista."
"Credo che la nostra musica sia sempre stata piuttosto originale rispetto alla media. In "Alien Nation" solo due canzoni sono ascrivibili al genere future-pop, mentre le altre spaziano in generi diversi tra loro. Di quanti dischi, specialmente in questa scena, si può dire altrettanto? Il cambiamento è essenziale: questa volta è stato verso il pop anni ottanta, la prossima magari sarà verso la techno più ossessiva. Magari questo voler essere fuori dagli schemi ci ha penalizzato, in quanto il pubblico preferisce battere sentieri conosciuti..."
(Lorenzo)
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Fra l'altro, già nelle vostre precedenti fatiche non mancavano richiami alla storica decade ottantiana, segno di come certe sonorità vi abbiano segnati da sempre: alla luce di ciò, il vostro nuovo approdo era in qualche modo inevitabile?
Lorenzo: "Mi ricollego anche alla domanda precedente: io credo che la nostra musica, fin dall'inizio, sia sempre stata piuttosto originale rispetto alla media (con questo non intendo dire che sia meglio). Prendiamo ad esempio "Alien Nation": su dieci canzoni, solo due sono ascrivibili al genere future-pop, mentre le altre otto spaziano in generi diversi tra loro. Di quanti dischi, specialmente in questa scena, si può dire altrettanto? Detto ciò, il cambiamento è essenziale per me: questa volta è stato verso il pop anni ottanta, la prossima magari sarà verso la techno più ossessiva. Chi lo sa, magari questo voler essere fuori dagli schemi ci ha penalizzato, in quanto il pubblico preferisce battere sentieri conosciuti..."
Andrea: "L'importante è cercare sempre di fare ciò che piace, non badando in fondo agli umori del pubblico. L'artista è comunque un egoista, per quanto gli apprezzamenti facciano sempre molto piacere. Gli eighties sono nel mio DNA, non solo per questioni anagrafiche, per cui intimamente ho gioito molto durante la realizzazione, e ancora adesso nel riascoltare il risultato finale, approdo non inevitabile, ma molto agognato sicuramente."
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Per 'calarvi nella parte' vi siete avvalsi di macchinari vintage ed analogici, riuscendo comunque a mantenere il contatto con gli standard odierni in termini di produzione: come avete vissuto quello che deve essere comunque stato un sostanziale cambio di approccio, sia compositivo che tecnico?
Lorenzo: "Non voglio aprire la diatriba Analogico vs Digitale, dico solo che volevo che il risultato fosse più autentico possibile, e così ho voluto usare (prevalentemente) la strumentazione dell'epoca. Avere sotto le mani un Jupiter-8 invece di un mouse ha contribuito molto all'ispirazione. In ogni caso editing, mixaggio e arrangiamenti sono stati fatti come al solito su computer."
Andrea: "Se non hai idee puoi avere sotto le mani anche il synth più incredibile mai costruito, ma non otterrai mai nulla di buono. Nel nostro caso, il fatto di dotarci di strumenti diversi dai precedenti (almeno in parte) ha contribuito sicuramente ad una maggiore apertura mentale in fase di stesura e di generazione dei suoni."
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Venendo ai contenuti concettuali, quali idee ruotano attorno ad un titolo come "Death Of A Sun", come si ricollegano all'artwork (che mi ricorda quel filmaccio di "Aeon Flux") e quali argomenti avete inteso affrontare coi nuovi testi?
Lorenzo: "L'artwork è una foto che mi piaceva e che abbiamo modificato per l'occasione. I testi, per la maggior parte, sono stati scritti da Todd Durrant della A Different Drum, sebbene su mia indicazione per quanto riguarda il soggetto. Effettivamente c'è un filo conduttore nei testi, che si lega anche al titolo dell'album. È lo stesso tema alla base della storia di "Kosmonauta", non è difficile da capire."
Andrea: "La copertina sta ad indicare che si può essere guerrieri anche con sonorità più 'morbide' (non a caso è stata scelta una donna, come protagonista). Per quanto concerne i testi, pur con alcune inevitabili differenze, credo siano in sostanza simili agli album precedenti, come approccio e tematiche (malinconia, introspettività, ineluttabilità)."
"Non ritengo un luogo comune considerare gli anni '80 una decade di assoluta rivoluzione in campo musicale, forse ancor più dei settanta o dei novanta, con la melodia a farla da padrone e la nascita di una miriade di talenti, molti dei quali ancora in attività..."
(Andrea)
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Un pezzo come l'opener "We Fade Away" mostra al meglio come sia possibile recuperare in pieno lo spirito degli 80s senza difettare in personalità o scadere nel mero revivalismo: voi come state vivendo questo 'ritorno alle origini' che altri potrebbero bollare come una semplice corrente nostalgica?
Andrea: "É un brano effettivamente efficace, dotato di una musicalità spiccata, ed è stato tra i primi pezzi ad essere composti con il nuovo stile. Sinceramente non penso di essere un nostalgico: credo invece di avere buone intuizioni musicali. Poco mi importa se qualcuno etichetterà il nostro album come manieristico, in coscienza è stato fatto un ottimo lavoro su tutti i fronti."
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Se dovessi scegliere io il brano che meglio rappresenta la nuova fatica, direi senza dubbio "Walk Into The Sun": c'è qualcosa di particolare che vi lega a questo specifico pezzo?
Lorenzo: "Mesi di editing selvaggio..."
Andrea: "Una prova vocale impegnativa, perché una ballad è sempre difficile da cantare. Alla fine, la consapevolezza di avercela fatta e la fatica di mille takes lasciata alle spalle."
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Non è un mistero che gli anni '80 siano stati definiti da più parti un periodo aureo pressoché irripetibile per certi generi musicali (pop, darkwave, metal...): per voi cosa hanno effettivamente significato, quali gruppi e/o artisti di quel periodo sono per voi assolutamente fondamentali e quale importanza attribuite alla conservazione di quel suono che anche voi contribuite a mantenere vivo?
Lorenzo: "Per me sicuramente Alphaville, OMD, Rockets, e altri in misura minore. Va detto che sono diventato fan di questi gruppi negli anni '90, perché all'epoca del loro successo nella prima metà degli anni '80 ero un bambino, e la musica non era la mia priorità."
Andrea: "Direi Depeche Mode, Kraftwerk, OMD, Alphaville, ma anche The Twins e certa italo-disco che molti spernacchiano e detestano. Tranne per i Kraftwerk, che ho conosciuto non in realtime, è tutta musica che ho masticato fin da ragazzino e per cui ancora oggi stravedo. Non ritengo un luogo comune considerare gli eighties una decade di assoluta rivoluzione in campo musicale, forse ancor più dei settanta o dei novanta, con la melodia a farla da padrone e la nascita di una miriade di talenti, molti dei quali ancora in attività."
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Il future-pop degli esordi sembra essere alle vostre spalle, anche se vi siete ritagliati almeno un momento - "Fire In Your Eyes" - in cui mostrare quale sia la vostra abilità nel creare una hit per il dancefloor: quale ruolo riveste un brano di questo tipo in un disco come "Death Of A Sun"? E, col senno di poi, secondo voi perché la scena future-pop, salvo che per i grandi nomi, non è mai realmente esplosa fino a diventare un polo attrattivo all'interno del filone electro?
Lorenzo: "..."Fire In Your Eyes" è stato uno dei primi brani che ho composto, quindi c'era ancora l'eco del suono precedente. È un brano che è stato riarrangiato varie volte, per renderlo il più omogeneo possibile con il resto dell'album. Per quanto riguarda la domanda sulla scena future-pop, non so risponderti."
Andrea: "Non potevamo buttare tutto alle spalle! Il brano in questione rappresenta una sorta di trait d'union con le produzioni precedenti e risulta aggraziato, pur avendo il piglio da dancefloor. Rifuggo dalle etichette, ma certamente il future-pop è in qualche modo figlio della electro da sempre! Il moltiplicarsi di band-cloni non ha certo giovato all'originalità di alcuni aspetti musicali del genere, per cui la scena è drammaticamente implosa. Come sempre, è giusto tenere presente ciò che di buono è stato fatto e buttare il resto, guardando avanti."
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Per "Dreaming" vi siete anche avvalsi della collaborazione della singer dei Paradoxx, Lissa Dix, ed in generale sono numerose le collaborazioni presenti nel nuovo album: quanto è stato importante l'apporto di tutti questi ospiti?
Lorenzo: "È stato importante, ma il contributo maggiore è stato dato dal tecnico che ha curato mix e mastering. Questo album infatti ha un suono molto professionale ed una produzione ad alti livelli: penso che sia difficile trovare dischi che suonino altrettanto bene nel panorama EBM attuale (scena in cui in effetti questo album c'entra poco)."
Andrea: "Lissa Dix ha una voce che mi è piaciuta subito, e la sua interpretazione è stata all'altezza delle aspettative. Riccardo Cherubini, ottimo chitarrista, ha detto la sua al meglio, pur in un contesto nel quale il suo strumento non è protagonista. Tutti i guest hanno portato lustro al nostro lavoro, e con un suono così magistralmente curato in fase di produzione il risultato finale non poteva che essere pienamente soddisfacente."
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Già in passato non avete mai mancato di omaggiare la lingua italiana, usata anche per "Nuvole" nel nuovo lavoro: solo una piacevole 'tradizione', oppure c'è qualcosa di più profondo che vi lega a questo tipo di scelte?
Lorenzo: "In questo caso è stato scelto perché volevo rendere bene, con poche parole, le idee che avevo in testa: cosa molto importante in un brano minimale dove la voce è l'elemento principale. Con una lingua straniera non ci sarei riuscito con la stessa efficacia."
Andrea: "Non credo che l'italiano debba essere per forza sempre emarginato, come lingua. Certamente è più difficoltoso da maneggiare, ma in alcuni contesti è insostituibile e trascende quella banale nota di esotismo che qualcuno gli affibbia. Ogni tanto vale la pena confrontarsi anche con un cantato in madrelingua (l'approccio è naturalmente diverso, a mio parere più sofferto, ma appagante)."
"Rifuggo dalle etichette, ma certamente il future-pop è in qualche modo figlio della electro da sempre! Il moltiplicarsi di band-cloni non ha certo giovato all'originalità di alcuni aspetti musicali del genere, per cui la scena è drammaticamente implosa. Come sempre, è giusto tenere presente ciò che di buono è stato fatto e buttare il resto, guardando avanti..."
(Andrea)
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Ancora una volta siete usciti per la Infacted Recordings in Europa e per la A Different Drum negli USA, in quest'ultimo caso nella fatidica edizione limitata 'VIP Series': pensate che quello escogitato dall'etichetta statunitense, ossia la sottoscrizione, possa essere un buon metodo per ovviare alla crisi delle vendite dei CD?
Lorenzo: "Una buona parte di guadagno arriva anche dal digitale, ed è un trend in aumento. Comunque sì, quello ideato da Todd è un metodo ingegnoso per non andare in perdita, dato che le copie sono già pagate in anticipo. Almeno finché la gente continuerà la sottoscrizione!"
Andrea: "Credo che il futuro (se non il presente) sia in bilico tra il download digitale e lo streaming. Ritengo altrettanto importante cercare di far sopravvivere anche il supporto fisico, facendo leva sull'attaccamento all'oggetto, non solo a fini meramente collezionistici, ma soprattutto per il piacere di stringere tra le mani qualcosa di tangibile, anche se con un'allure minore rispetto al vinile."
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Venendo ai progetti futuri, cosa bolle in pentola sul versante discografico (nuovi singoli, video, remix etc...), su quello live e su qualunque altro eventuale fronte che riguardi i Syrian?
Lorenzo: "Stiamo lavorando al nuovo album, che spero di terminare più velocemente di quest'ultimo. Per i concerti stanno arrivando delle proposte, vedremo che succede."
Andrea: "Avanti tutta con un nuovo progetto, che stiamo concependo molto diretto e incisivo (dal punto di vista dei suoni, naturalmente). È nostra abitudine concedere 'pillole' dei nostri demo ai fans che ci vengono a vedere live, anche per tenere viva l'attenzione su quello che facciamo. Credo che ne vedrete (e sentirete) delle belle molto presto!"
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Chiudiamo con una nota sulla scena italiana. Qui il pubblico è sempre meno, e quei pochi sembrano paradossalmente non accorgersi in primis proprio della grande qualità delle band italiane: che percezione avete di come stanno andando le cose qui da noi, e quale messaggio vorreste lanciare ad una scena così moribonda?
Lorenzo: "In fondo non biasimo la gente, non è che deve per forza farsi piacere un gruppo solo perché è italiano. Messaggi? Non credo che a qualcuno interessino i miei messaggi, e il mio verbo lascia il tempo che trova!"
Andrea: "Le alzate di scudi non sono mai costruttive. Evidentemente ci sono artisti non italiani che sono migliori di noi, oppure che si sanno vendere meglio di noi. Frequentando altri paesi ho potuto verificare altresì che esiste quasi dovunque una maggiore apertura mentale verso sonorità 'alternative'. Questo è un dato incontrovertibile. Non darei messaggi a chi non vuole riceverli, proverei invece in prima persona a sforzarmi di allargare i miei, di orizzonti. E pazienza per chi si perde qualcosa che avrebbe potuto essere quantomeno interessante dal punto di vista musicale..."
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