13-10-2009
STEVE ROACH
"Dynamic Stillness"
(Projekt/Audioglobe)
Time: CD1 (72:49) CD2 (73:00)
Rating : 6.5
Ennesimo titolo della sterminata discografia di Steve Roach, "Dynamic Stillness" è un tipico album ambient che non aggiunge molto all'opera dell'autore americano, il quale riesce con una buona dose di mestiere ed esperienza a sfornare rapidamente prodotti di qualità che sembrano però assomigliarsi troppo, fino a scomparire nel marasma di un genere sfruttato fino all'osso. Ai grandi autori gli si permette tutto, in particolare quando hanno un gruppo di seguaci collezionisti che non si lasciano sfuggire nessuna pubblicazione. Confezionato in un bel digipak a tre pannelli, il disco è diviso in due CD e in sole otto tracce, la cui durata mette a dura prova chi vuole cimentarsi in un ascolto attento. Le atmosfere rilassanti spadroneggiano guardando indietro alla tradizione cosmica del genere, che annovera ormai lo stesso Roach tra i Tangerine Dream e Klaus Schulze. Tutto funziona in maniera unilaterale per costruire un'architettura sonora atta a descrivere lo spazio infinito e i confini dell'inimmaginabile, usando solo le dilatate note dei sintetizzatori. Ogni pezzo si dipana tramite la reiterazione di uno schema che scorre imperterrito senza mutamenti, come fosse un inesauribile e lento corso d'acqua. Suoni monolitici e impalpabili segnano l'andamento dei brani più 'elaborati' ("Birth Of Still Places", "Long Tide", "Nature Of Things"), che cullano gli astanti alla ricerca di una meditazione tra le maglie del nulla; altri passaggi tendono invece verso un minimalismo stilistico che riduce la quantità e l'intensità dei suoni (soprattutto nel secondo disco) fin quasi ad un'irruzione del silenzio, interrotto solo da presunti soffi di vento ("Canyon Stillness") e con la new-age ormai all'orizzonte. Tutto già sentito e già fatto in passato, ed ora ripetuto con stile per l'ennesima volta. Indicato ai fans più incalliti.
Michele Viali