18-02-2008
MAJDANEK WALTZ
"Hamlet's Childhood"
(The Eastern Front/Masterpiece)
Time: (41:14)
Rating : 6.5
Questo gruppo russo, che ha iniziato la carriera nel 2002, è uno dei tanti segni tangibili di un'unità artistica completatasi anche nel settore underground all'interno di un'Europa che, fino a qualche decennio fa, era spaccata in due non solo per quanto concerne l'ambito musicale, e non è quindi un caso che i Majdanek Waltz raccolgano i princìpi e lo stile di tanto neofolk accostandoli in parte a temi e testi russi. "Hamlet's Childhood" è stato prodotto quasi in contemporanea sia dall'etichetta russa Kult Front che dalla israeliana Eastern Front: quest'ultima ne garantisce la distribuzione nel settore occidentale, dotando l'album di un artwork e di una confezione differenti (copertina cartonata in tre pannelli in luogo del digipak). Il classicismo stilistico di questa formazione non lascia adito a dubbi riguardo alle proprie fonti di ispirazione: le basi sono strutturate su giri non complessi di chitarra classica arpeggiata, a cui si aggiungono assolo di strumenti da camera tipo il violino e il piano o motivi legati al settore popolar-tradizionale, resi ottimamente tramite il Bayan (una sorta di fisarmonica russa). La voce maschile ricorre spesso alla funzione recitativa dello spoken-word, ispirato probabilmente da esempi topici come Tony Wakeford, ma con il limite di non fondersi alla perfezione con l'impianto acustico sotteso, mentre va meglio nei rari casi in cui interviene la vocalist femminile. Ciò che distacca un minimo i Majdanek Waltz dal resto del 'mucchio' neofolk è il proprio retroterra culturale, che si fa sentire (ma non comprendere, purtroppo!) nelle liriche provenienti da poeti russi non molto noti in occidente come Boris Poplavsky e Maximilian Voloshin, oltre ad un testo, interpretato in traduzione, del tedesco Georg Heym. Tutte le indicazioni che l'apparato grafico ci può fornire sono stampate in cirillico, rispettando così in pieno le direttive di quello stile neofolk che, oltre a far riferimento alle radici, a volte (come in questo caso) ci nasconde notizie che potrebbero essere utili. In chiusura del CD non poteva mancare un buon brano tradizionale, estratto da qualche registrazione d'epoca. Unico limite di questo progetto è di rimanere troppo ancorato ad un genere che sta tramontando, e che forse con qualche accortezza potrebbe ancora avere qualcosa da dire; certo è che, se si percorrono in modo insistente le vie del passato e di alcuni mostri sacri, si finisce col non esprimere in pieno il proprio punto di vista: risulta infatti evidente la matrice Sol Invictus (si pensi ad esempio all'album "In The Rain") nell'accostare minimalismo realizzativo e strumentazione classica. Devo comunque dire con piacere che i suoni sono affascinanti e non annoiano, anche se magari un pizzico di personalità in più darebbe ai Majdanek Waltz quella vitalità che li farebbe uscire dal guscio.
Michele Viali
http://majdanekwaltz.woods.ru/
http://www.theeasternfront.org/