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Room 104

30-06-2008

VV.AA.

"The Old Europa Cafe"

Cover VV.AA.

(Old Europa Cafe)

Time: CD1 (61:04) CD2 (64:16) CD3 (61:35) CD4 (69:11) CD5 (59:36) CD6 (56:58) CD7 (51:45)

Rating : 10

C'è un pizzico di emozione a parlare di un prodotto del genere. E non può essere altrimenti, dato che siamo dinnanzi a ben sette CD che raccolgono la bellezza di 101 brani inediti di altrettanti artisti, riuniti per celebrare la stampa numero 100 in CD della famosa etichetta italiana Old Europa Cafe, forse, ad oggi, la più importante tra quelle indipendenti ancora in attività sul territorio italico. L'intervento di così tanti nomi è chiaramente celebrativo, ragion per cui nella compilation compaiono pochi autori sconosciuti; per contro, c'è una concentrazione impressionante di act storici, estremamente famosi, o comunque molto blasonati e richiesti. Tutto ciò rende questo lavoro una delle uscite più importanti del 2008: di certo un acquisto imprescindibile per tutti quelli che seguono il post-industrial, dal neofolk più rockeggiante alla power-electro e al noise, passando per tutte le derive oscure dell'ambient e della sperimentazione elettronica. In questa breve sede possiamo solo limitarci ad indicare alcuni brani che, da soli, valgono l'acquisto della compilation (sempre che la nostra opinione - in questo caso più soggettiva che mai - possa avere un valore dinnanzi ad un'opera tanto vasta). Nel CD1 appare indelebile e imperiosa sia l'apertura del carrarmato nero MZ.412 che la vecchia scuola dei Grey Wolves, presenti con "Decapitation Zone (Euro Carve Up)": un gioiello di rumore studiato fin nei minimi particolari. Dal CD2 emergono (e sorprendono) l'intreccio sinfonico dei Weihan e i suoni astrali e sintetici dei Runes Order, inaspettata presenza di uno dei migliori, e ormai defunti, act italiani degli anni '90. Il terzo disco è aperto da un Deutsch Nepal in gran forma, ma d'altronde non potevamo aspettarci altrimenti; lascia positivamente basiti la presenza del vecchio progetto 'crazy-pop' Njurmannen, in cui militava lo stesso Lina Baby Doll. Fantastica anche la prova dei Malato, super-formazione proveniente dall'ambiente romano capace di frullare insieme stili contrastanti, per un risultato a tratti retrò e molto percussivo. Eccezionale la prova dei Wermut, come sempre divisi tra pop minimale e arpeggi folk; ottimi anche i nostrani Post Contemporary Corporation, che con "Il Martirio Di Wagner" si riallacciano (come già fatto in precedenza) alla tradizione electro e punk emiliana, mostrandone però nei testi il rovescio della medaglia. Indiscutibile capolavoro è "Risvegli" degli Argine: atmosfera serafica e perfezione esecutiva fanno pensare che questo gruppo non abbia ancora ricevuto i giusti onori. Nel CD conclusivo svetta la coinvolgente "U-rop Impress (Heavy Impression)" di Christian Renou (la celeberrima mente che muoveva lo storico act Brume): lieve, malinconico e ipnotico ambient. Ma rimane difficile non menzionare altri grandi autori che forniscono apporti notevoli: tra questi David E. Williams col suo tipico pop nero, gli H.E.R.R. che reinterpretano in chiave neoclassica un brano del loro album d'esordio "The Winter Of Constantinople", gli Autopsia coadiuvati da Karl Rossmann con un brano ai limiti dell'improvvisazione, i Black Sun Productions con uno dei loro pezzi fantastici e inqualificabili (ma sempre con i Coil nel cuore), Maurizio Bianchi/Sacher-Pelz che torna ancora una volta ai suoi albori più ruvidi, il noise ritmico di Folkstorm, il Teatro Satanico con una traccia che non deluderà gli estimatori di Devis, i due progetti di Marco Depilano, Wertham e Foresta Di Ferro (quest'ultimo un po' al di sotto delle proprie potenzialità) e le ottime urla lancinanti di Slogun, che vanno a braccetto con le turbine di Richard Ramirez: autentiche vette del sesto CD, forse il più rumoroso dei sette. Va ricordato anche il notevole nuovo ambient act italiano Vestigial, ma anche Sala Delle Colonne, recente novità nostrana che fonde in questo caso atmosfere orientali e tribalismi etnici dal sapore antico, e Spiritual Front, che torna ai suoni industrial modificando un blues con risultati ammalianti. Dal CD4, quello più acustico/strumentale, svettano, oltre ai suddetti Argine, gli Ain Soph con un inedito malinconico brano in cui si sente molto la mano di Spectre e la disillusione verso la modernità, Division S che tocca forse il suo livello più alto con "Further Knowledge", i Roma Amor che optano per i suoni di una ninnananna, gli attesissimi Egida Aurea che adottano una piega più neofolk rispetto al loro recente mini-album, i pluriosannati Lindbergh Baby che non si distaccano dal loro tipico folk-country mesto (in parte legato all'esperienza dei Changes) e, dulcis in fundo, gli Albireon, che si cimentano in una cover di Sonne Hagal. Tra le vecchie intramontabili glorie è doveroso ricordare la presenza dei TAC, della Camerata Mediolanense (peccato che il brano sia 'solo' un live), di Peter Andersson/Raison D'Être con un brano non indimenticabile, di Dawn And Dusk Entwined, di Hybryds (nome centrale nella scena ritual-industrial, scomparso da tempo ed ora presente con un estratto live) e ancora Rapoon, la defunta etno-band Vox Populi!, Kallabris e Gerechtigkeits Liga, il quale ci riporta indietro di vent'anni. Spiazzante il brano rock in stile anni '70 (con tanto di effetto low-fi) del duo francese Lonsai Maikov e Dissonant Elephant, ma non è da meno la chiusa di Flavio Rivabella/Der Bekannte Post Industrielle Trompeter, che coverizza in modo assurdo il classico "Lili Marlene", forse il vero inno della vecchio Europa. Quel che ho potuto descrivere è solo una piccola parte di quanto contenuto in "OEC100", fucina interminabile di musica che agli occhi di un appassionato non può che sfiorare la perfezione. Se vogliamo proprio cercare il pelo nell'uovo, l'unico difetto riscontrabile risiede nella differenza di registrazione tra alcuni brani, che escono a volume altissimo, e altri leggermente ovattati, alcuni coi suoni più nitidi e altri più confusi, ma è un particolare prevedibile considerando l'estrazione e gli stili a volte così diversi che si susseguono nella compilation. Il prezzo estremamente contenuto, la confezione assai elegante e il valore musicale, a metà tra il biblico e il vademecum, rendono questo oggetto ancor più appetibile. Consiglio a tutti di mettere "OEC 100" in cima alla lista della spesa: pubblicazioni di questo tipo non vengono fatte troppo di frequente e finiscono facilmente sold out!

Michele Viali

 

http://www.oldeuropacafe.com/