30-04-2016
ANEMONE TUBE
"Golden Temple"
(Raubbau)
Time: CD (58:26)
Rating : 8
Un'avvenente fanciulla, sudata e sensuale, si ristora sorseggiando una ben nota bevanda di fama planetaria: questo è ciò che campeggia sulla copertina del nuovo full-lenght del progetto di Stefan Hanser, terza parte di una tetralogia iniziata alla corte della Silken Tofu nel 2010 con "Dream Landscape" e proseguita l'anno dopo con "Death Over China". L'istantanea da spot promozionale della copertina vuole essere una sorta di metafora riassuntiva di questo terzo step della quadrilogia 'Suicide Series', il cui intento è quello di mettere a nudo la triste realtà di un mondo il cui declino è direttamente proporzionale tanto al distacco dal Sacro e dalla Natura quanto al mortale abbraccio con un consumismo gelido, globalizzato e distruttivo. Emblema di tutto ciò è l'Oriente, quello delle mille luci ipertecnologiche del Giappone e del sacrificio finale della bellezza sull'altare di un progresso dissennato, proprio come in quella Cina che si sta comprando il pianeta un lotto alla volta e che procede nella sua industrializzazione selvaggia incurante delle conseguenze ambientali, inquinando a ritmo serrato. Non è quindi un caso se anche questa nuova fatica - la prima per la tedesca Raubbau - si basa sulle field recordings catturate alcuni anni fa dall'autore proprio in quei luoghi, rielaborate in quell'algida e disturbante chiave noise-industriale che svela i lati più oscuri e contorti di una inarrestabile deriva mortale per il genere umano. Da esperto manipolatore del rumore qual è, forte di ben vent'anni di fitta attività, Hanser sviluppa un lavoro diviso in due parti (questo nell'edizione in CD, poiché quella in cassetta - realizzata in 125 esemplari dalla Black Horizons - si presenta in un unico blocco, ma con un pezzo in meno ed una traccia differente): "Golden Temple" è quella iniziale, e se nei primi tre frangenti spinge su di un noise stridente, arcigno ed opprimente, col picco rappresentato da "Tower Of Evil (The Ultimate Truth)" e dal suo effettatissimo spoken word, nei restanti tre trasla la tensione in uno scenario più meditativo e finanche 'musicale', con un sostrato para-sinfonico che sottolinea la grande capacità di catturare le più calzanti atmosfere. La seconda parte, "Arkadía - Dreamland And Myth", ferisce duramente con la massa noise di "I, Death, Rule Even In Arcadia", mentre i 14 minuti della conclusiva "Tojinbo - Tranquil Sea Of Equanimity", realizzata assieme al navigato Dave Phillips, rappresentano il momento più elaborato dell'opera, fra suoni dilatati e riflessioni amaramente inevitabili. Spettacolare - come fu anche per le due parti antecedenti - la confezione, un digifile a sei pannelli completo di booklet che contestualizza l'intero concept dell'opera con quadri e citazioni illustri (principalmente da "Medea" di Pasolini), e solito mastering di altissimo livello firmato da James Plotkin. Un'autentica certezza nel panorama industrial degli ultimi vent'anni.
Roberto Alessandro Filippozzi