11-07-2010
SWEET WILLIAM
"Brighter Than The Sun"
(D-Monic)
Time: (68:21)
Rating : 7.5
Dopo lunghi anni di silenzio tornano finalmente a pubblicare un nuovo album per la D-Monic gli Sweet William, progetto portato avanti con insistenza e caparbietà fin dal lontano 1986 per opera del leader (e unico membro superstite della formazione iniziale) Oliver Heuer. Negli anni trascorsi il loro curriculum si è arricchito di numerosi album pubblicati per quattro diverse etichette (fra cui Hyperium e Dion Fortune), prestigiosi tour (uno dei quali culminato al Marquee di Londra) e un quattordicesimo posto nella classifica tedesca di musica alternativa. Ad oggi il gruppo di Colonia si presenta come un trio dove la leadership indiscussa rimane nelle mani di Oliver, che, coadiuvato dal bassista Frank Breuer e dal batterista Markus Gerlach, si divide tra vocals, chitarre e synth. Anche la direzione musicale, com'è giusto che sia dopo tutti questi anni, si è evoluta, virando da classiche sonorità goth-rock verso una sorta di raffinato e singolare electropop. Le contaminazioni presenti sono tra le più variegate: ci si può imbattere nella new wave dell'iniziale "Be Around", per poi abbracciare il suono più caldo, quasi blueseggiante di "Creature", caratterizzata da un languido mood e da un soporifero riff di slide guitar. La cosa affascinante sta nel fatto che a queste sonorità viene associata la freddezza di drum machine e beat elettronici minimali, ricordando a tratti le atmosfere della colonna sonora di "They Live" di John Carpenter e Alan Howarth, o l'eterogeneo album "Phoenix" degli Xymox. Restando sulla parte ritmica, è curioso notare come, in un contrasto di opposti, certi brani elettronici presentino una batteria reale ("Lonely Bedroom"), mentre altri quasi totalmente acustici siano supportati da batterie elettroniche. Lungo i 68 minuti dei 14 brani presenti su "Brigher Than The Sun" ci si può quindi imbattere nella psichedelia swing di "Backflow", nei sincopati ritmi post-rock di "Shimmer" e "So Long" e nel new romantic alla Simple Minds di "Never Leave". "Reflection" può apparire invece come un improbabile incontro tra i Third And The Mortal di "Memoirs" ed i francesi Noir Desir. C'è anche spazio per l'electropop di "Transsize" e l'ambient di "Outro". Insomma, ogni canzone è diversa dalla precedente. Non è mai facile entrare pienamente nell'ottica di proposte così variegate, che sembrano denunciare una mancanza di personalità, un'irrisolutezza interiore o, nel peggiore dei casi, una subdola e megalomane voglia di essere amati da tutti. In questo caso, però, un filo conduttore c'è, e si sente: innanzitutto la sensuale voce di Oliver, a metà strada tra Bono Vox, Wayne Hussey e Adrian Borland; poi quella dolce ricercatezza di semplici e pacate armonie che sono state per anni il punto di forza di gruppi come Sad Lovers And Giants, The Chameleons e Kitchens Of Distinction, anche se in questo caso traslate in un contesto più variegato. Un punto debole lo si può comunque scovare: i brani di "Brighter Than The Sun" appaiono troppo spesso come il frutto di sessioni di improvvisazione, rimanendo intrappolati in quella struttura; alle volte si sente la mancanza di veri e propri ritornelli da poter canticchiare, come nella maggior parte delle proposte di chiara matrice pop. Tuttavia, "Brighter..." rimane comunque un buon lavoro. Un album nostalgico, coraggioso e particolare, che mescola sapientemente le atmosfere degli anni 80 con elementi pescati dai generi più disparati, denso di personalità e capace di creare una propria atmosfera dall'inizio alla fine. Al di là dei gusti personali, non ci si può esimere dal fare un plauso a Oliver e ai suoi Sweet William.
Silvio Oreste