07-12-2018
JO QUAIL
"Exsolve"
(autoproduzione)
Time: CD (44:39)
Rating : 8.5
Sono trascorsi poco più di due anni e mezzo dal precedente opus "Five Incantations", e per la talentuosa violoncellista inglese Jo Quail, nel frattempo, c'è stato modo di impiegare le proprie doti artistiche in un progetto a sei mani ("Rosebud" il titolo dell'opera) assieme a nomi del calibro di Eraldo Bernocchi ed F.M. Einheit. Sempre attiva con collaborazioni di prestigio, anche in sede live, la Nostra ha infine ultimato il lavoro sul suo quarto album, nuovamente realizzato in proprio, mirabilmente prodotto e come di consueto racchiuso in una confezione di gran pregio (un digipack a sei pannelli con rilievi ed incavi in copertina). Per l'occasione tornano anche quelle sporadiche ma significative collaborazioni che erano mancate sul precedente capitolo, e che ancora una volta apportano tangibili benefici alle composizioni di Joanna, sempre più autentica virtuosa e motivata esploratrice delle potenzialità del violoncello, attraverso il quale genera ogni aspetto dell'assunto strumentale, dalle sovrapposizioni delle linee melodiche ai ritmi, incluse quelle vibranti sferzate elettriche già scambiate per chitarre da più di un recensore. Ad aprire l'opera troviamo "Forge - Of Two Forms", traccia divisa in due parti in cui, inizialmente, le linee melodiche si intersecano come ombre che si rincorrono, prima che l'elettricità irrompa con forza fra trame intense ed arrangiamenti che esaltano la potenza del crescendo, con l'ottimo inserto di chitarra solista firmato da Dan Capp quale ciliegina sulla torta, laddove la seconda e più classica parte è invece placidamente imperniata su melodie meste e meditabonde. Ritmi e movenze si tingono di scuro in "Mandrel Cantus", aprendo ad autentici graffi elettrici e ad una melodia perfetta che spiana la strada ad un crescendo penetrante e magnetico, in cui Nik Sampson si prodiga in un mirabile assolo di chitarra. La conclusiva "Causleen's Wheel" apre mestamente col consueto sovrapporsi di linee di violoncello (l'abilità della Quail nel creare e gestire i loop è ormai pari a quella del suo amico Matt Howden, con cui collabora nel progetto Rasp), pronte a farsi più scure e sferzanti con l'ingresso dei vocalizzi di Lucie Dehli (già ospite sul secondo album di Jo), in vista di un crescendo magnificamente impetuoso fra ritmo, canto e vibrante possanza sciamanica, per un finale col botto. Un altro lavoro di altissima caratura da parte di un'artista che, oltre a padroneggiare magistralmente il proprio strumento, ha dalla sua una creatività prorompente che non si lascia limitare dall'impostazione per solo violoncello, ed anzi, trova sempre nuovi sbocchi che vanno ben oltre la mera sperimentazione. Onore alla Quail, che col suo coraggioso lavoro avanguardistico nobilita non soltanto la scena a tinte scure d'estrazione sinfonica, ma l'Arte musicale stessa.
Roberto Alessandro Filippozzi