08-09-2008
THE BEAUTY OF GEMINA
"A Stranger To Tears"
(TBoG Music)
Time: (75:41)
Rating : 8.5
Romantico e decadente come l'autunno oramai alle porte, il secondo full-lenght della band svizzera circoscrive in 16 tracce tutti i toni ed i colori della desolazione introspettiva, il forte sapore amarognolo della solitudine. "A Stranger To Tears" è un tripudio di nuance malinconiche con la prerogativa su tutte di avere una caratteristica predominante, l'agrodolce sapore delle calde giornate d'autunno all'imbrunire quando il vento fresco accarezza il volto come una madre, un'amica, un'amante. L'elettronica, ora vivace su rimandi Rotersand od Assemblage 23, si oscura con le note care alla darkwave di migliore annata. Da questi contrasti trae beneficio tutto il dischetto, così l'amalgama tra il basso di Martin Luzio e i synth suonati e programmati dallo stesso leader Michael Sele si intreccia in modo raffinato ed omogeneo; il puzzle si completa con le percussioni, con Mac Vinzens che si incunea nel sound trovando gli equilibri necessari a dare all'insieme un bouquet completo ed uniforme. Ne nasce un disco che ha le caratteristiche di un vino rosso cupo d'annata, da centellinare con la giusta tensione al silenzio della sera, assaporando le piccole sfumature e le mille sfaccettature di un suono che ci regala un lavoro meraviglioso sotto diversi punti di vista. Su tutti, la voce di Michael Sele: un composito insieme tra i toni baritonali dei Deine Lakaien (sebbene non impostati come nella voce di Alexander Veljanov) e quelli ambrati alla Jérôme Reuter (Rome), caldi ed affranti sulla scia della scuola cantautoriale e decadente di Nick Cave, anche se non così umbratili. Stesso discorso vale per il suono, più luminoso rispetto al passato recente del debut "Diary Of A Lost" del 2006: architetture più complesse e raffinate, seppur in un ideale prosieguo artistico. "A Stranger To Tears" si apre in modalità ballabile, con tracce che rispecchiano progetti come i sopraccitati Rotersand od Assemblage 23 per il ritmo non eccessivamente elevato scandito dai synth, oscurato dal resto degli strumenti e dalla voce, che riporta tutto verso suoni goth in vari stili e riferimenti. Così "Galilee Song" e "This Time" si propongono su rimandi Xymox o ai Cure di "Pornography" per i tirati e tormentosi riff della chitarra; stesso valore in "Psycho Flood", ancor più ingemmata per l'inserimento di cori eterei e non funebri, mentre le percussioni si concentrano sui timpani dando all'insieme inquietudine e angoscia. Passionale ed ossessiva ma su rimandi Covenant (a mio parere grandi ispiratori del trio), "Shadow Dancer" è uno dei momenti più intensi e rappresentativi del sound dei The Beauty Of Gemina, ricercata anche nelle liriche, un po' come tutto l'album. "Colours Of Mind" è un piccolo cammeo tra reminescenze darkwave introverse, il rimando alle depressioni Wolfgang Press è diretto, disperata nella voce rafforzata da una chitarra concentrata sugli arpeggi inconsolabili in sintonia con il basso. Il momento più bello (uno dei tanti) trovo sia "Into Black", dove sì sono presenti alcune sonorità Deine Lakaien ma senza forzature, intensa e straziata come lo era Curtis nei momenti topici di "Atmosphere" o "Decades", arricchita dal piano lento e diafano e dall'oboe: spero che qualcuno ancora ricordi questi suoni in un piccolo grande trio che portava il nome Dream Academy, è difficile tornare alla realtà dopo un momento così intenso... In effetti l'ultima parte del disco vira verso suoni più tirati in stile quasi goth-rock, trascinandosi un po' in alcune tracce che forse potevano essere tenute per un progetto futuro: è la piccola nota dolente di un lavoro molto bello per la contemporaneità dei suoni, figli tuttavia di un grande retaggio che la musica oscura mantiene luminoso negli anni.
Nicola Tenani
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