04-02-2014
DOLLS OF PAIN
"Déréliction"
(Advoxya)
Time: (52:49)
Rating : 7
Si dice che la speranza sia l'ultima a morire, ma dopo l'avvilente "The Last Conflict" di primavera 2011, per questo trio francese l'avevamo definitivamente persa... E invece il combo d'oltralpe, giunto ad un'attività discografica ormai decennale, si risolleva inaspettatamente con questo quinto album, rilasciato lo scorso autunno in concomitanza con altre due uscite correlate (un singolo in vinile 7", comprendente due pezzi non inclusi nel full-length, ed un remix-album). Restando ben ancorati ad un'EBM moderna e melodica dalle venature harsh, e senza mai stravolgere gli schemi più tipici del genere, i Nostri riescono a migliorare significativamente ogni aspetto della propria creazione: dal suono, assai più efficace e meglio prodotto, alle vocals, sempre molto dure ma calibrate decisamente meglio e senza grandi eccessi, passando per una chitarra finalmente integrata come si conviene e adeguata nella resa sonora. Segno di una fiducia tutta nuova nei propri mezzi, evidente all'interno di un songwriting magari privo di varianti nette, ma comunque meglio assortito e più scorrevole, anche in virtù di una durata più contenuta. Il trio guarda sempre con attenzione al dancefloor, ma i nuovi brani sembrano anzitutto pensati per funzionare bene in sede live, come dimostra da subito un'opener d'impatto come "Prophetic Signs", e come ribadiscono episodi solidi e carichi di groove quali "Désir Parfumé", la punchy e scattante title-track, l'intensa "Kalte Wahrheit", la diretta ed agile "Fetish Problem" ed una "Nothing Can Destroy Me" dal rabbioso refrain. Tutti brani non sorprendenti ma efficaci, come lo sono anche la più raffinata ed accessibile "The Lovelace" o il sentito atto finale "In Vain"; il meglio i Nostri lo danno con la serrata "Drugs On The Floor", oscura club-song di buon effetto, e col superbo mid-tempo "Even More", song che ci dimostrano come i Dolls Of Pain odierni siano molto più attenti in fase di costruzione ed abili nel curare gli arrangiamenti. L'unico richiamo a quel songwriting troppo grossolano del recente passato è rappresentato dalla più lineare "She Said", episodio decisamente non indispensabile. "Meglio tardi che mai!" si dice, e allora, anche se con grande ritardo, ben venga la maturazione dei Dolls Of Pain, giunti finalmente ad un risultato più accattivante che può e deve rappresentare per loro il giusto punto di ripartenza.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.advoxya-records.com/