23-08-2013
FRONT LINE ASSEMBLY
"Echogenetic"
(Dependent Records)
Time: (58:33)
Rating : 8
Ad oggi della formazione originaria dei Front Line Assembly è rimasto solo il frontman Bill Leeb, affiancato dalla stessa line-up con cui lo scorso anno ha realizzato la colonna sonora del videogioco "AirMech". Addio (o arrivederci?) dunque anche a Chris Peterson, ma la storia della seminale band canadese non si ferma, ed anzi prosegue facendo tesoro di un'esperienza inevitabilmente più filmica come quella di "AirMech", lasciandosi alle spalle l'impressionante durezza che aveva caratterizzato il precedente "Improvised Electronic Device" del 2010. Molto meno spazio, dunque, alla chitarra di Jared Slingerland (dosata ed elaborata con saggezza), in un lavoro che negli intenti doveva segnare il ritorno dei Front Line Assembly ai fasti più puramente elettronici di lavori come "Caustic Grip" e "Tactical Neural Implant". Se da un lato la promessa è stata mantenuta, dall'altro è doveroso sottolineare come "Echogenetic" non si rifaccia pedissequamente al songwriting dei due muscolari e rabbiosi capisaldi appena citati, ma sia da inquadrare nell'ottica di un aggiornamento di ciò che i FLA sono stati ormai oltre vent'anni fa, con tutta l'enorme esperienza maturata a seguire, l'avanzamento qualitativo del suono (esaltato da una produzione davvero magistrale) e la voglia di abbracciare sonorità più ricercate ed intelligenti come IDM, downtempo e dubstep, oltre al taglio filmico di cui sopra. Le movenze eleganti e cyber-oniriche di "Resonance" aprono a mò di intro, e subito "Leveled" evidenzia la volontà di sfruttare ritmi e groove tipici della dubstep, concetto ribadito con efficacia anche dalla strumentale "Prototype"; "Killing Grounds" è il brano ideale da dare in pasto ai club, fra tutti il più vicino a quell'EBM che i Nostri hanno rivoluzionato negli anni della consacrazione, e fa il paio con "Exhale", il cui groove irresistibile si fregia di una maggiore durezza. I break melodici dei vari brani sono i momenti ideali per esaltare il lato filmico di un songwriting in grado di variare ritmi e soluzioni con una naturalezza sempre impressionante, in un lavoro che ancora una volta evidenzia la netta superiorità dei FLA in tutto e per tutto (con Bill che non lesina quanto a soluzioni vocali, sfruttando sempre più accuratamente i molti effetti), offrendo momenti memorabili quali la serpeggiante, oscura e inquietante title-track, la magnetica e raffinatissima "Exo" e la conclusiva "Heartquake", in grado di alternare riuscite elucubrazioni electro-industrial ad autentiche esplosioni di ritmo. L'ennesima riprova dell'inesauribile vena creativa di un gruppo che, veleggiando verso i trent'anni di attività, non ha mai pensato di sedersi sugli allori, mantenendo saldi quel coraggio e quella forza che servono per reinventarsi di volta in volta, sempre con quella classe che ha fatto di FLA un nume tutelare della scena ed un marchio che non teme la prova del tempo.
Roberto Alessandro Filippozzi