01-08-2013
A.T. MÖDELL
"Apocalyptophilia"
(Danse Macabre)
Time: (72:52)
Rating : 4.5
La Danse Macabre ci ha abituati negli anni ad alti e bassi nel proprio ampio roster, fra dischi eccellenti ed uscite che si potevano francamente evitare. Se da un lato plaudiamo alla lungimiranza della label tedesca nel mettere prontamente sotto contratto i nostri 'esuli' Effter, davvero ottimi e con un grande potenziale, dall'altro viene spontaneo chiedersi come mai un marchio così importante abbia voluto dare il proprio supporto ad un gruppo sicuramente ancora giovane e bisognoso di esperienza, ma palesemente impreparato come questo duo di Valencia, nato nel 2009 e già autore dell'acerbo, sconclusionato ed inoffensivo debut "Noise Therapy" a fine 2011 (in free download). Con un chiaro background metal alle spalle, sin dal succitato esordio Liyak (voce) e Rumi (synth) hanno imbastito un sound aggrotech finalizzato per lo più all'impatto frontale, che anche in questa seconda prova (nata a quanto si dice in contemporanea col precedente lavoro, anche se di certo qualcosa è stato sviluppato successivamente) risulta ben carico di groove ma penalizzato da soluzioni banali e trite, sia a livello di beat che di melodie, peraltro minate da arrangiamenti tagliati con l'accetta e da una produzione innocua. Diviso in tre 'atti', in una sorta di concept apocalittico da fine dei tempi (ma con ironia, stando a quanto l'act spagnolo puntualizza), l'album parte senza infamia e senza lode, e col terzo pezzo "This Time Alone" s'iniziano addirittura a scorgere dei miglioramenti, pur sempre con toni in-your-face; "Dead In Sixty-Six Parts" sconfina bene in territori da (vecchio) rave, e in tal senso non è da meno la nervosa e minacciosa "Automatische Terroriv Mödell", mentre "We're Gonna Eat Tonight" si colora di una buona intensità apocalittica che funziona. Purtroppo, a seguito di uno dei due intermezzi che dividono i tre atti, la situazione precipita: che Liyak fosse un cantante mediocre lo si era già ampiamente capito (stendiamo un velo pietoso sulla sua imbarazzante pronuncia dell'inglese!), ma momenti disastrosi come "Bursting Into The World", "A Next Reality", "Too High", "Reluctant Hero" e l'agghiacciante title-track, fra stecche e stonature assortite, sono prossimi all'inascoltabile, anche per la banalità della costruzione ritmico/melodica (e difatti non si salva dallo sfacelo neppure lo strumentale "The Doomsday March")... Il bello è che, fra un pasticcio e l'altro, il duo ti piazza una traccia come "This Time Together", magari non sconvolgente, ma molto più ragionata e ben costruita anche nei cantati, tesa ed intensa nelle sue interessanti soluzioni; tutto sommato non male anche la lunga e conclusiva "Outro" strumentale, dai tratti metal-marziali che rivelano il retroterra di cui sopra. Un'autentica altalena - dalla durata eccessiva - fra segnali di timida crescita e cadute di stile colossali (già a partire da un artwork di quart'ordine...), per un act che non era assolutamente pronto ai tempi del debut, così come non lo è ora in questo ritorno: (quasi) tutto da rifare in vista del terzo album, che ci svelerà una volta per tutte se siamo di fronte ad un duo senza speranza o a dei musicisti che avevano solo bisogno di tempo per imparare rudimenti e malizie, ma la vediamo molto dura...
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.dansemacabre-group.com/