09-05-2013
KMFDM
"Kunst"
(Dependent Records)
Time: (46:55)
Rating : 7.5
A due anni esatti dal precedente ed ottimo "WTF?!", in attesa di celebrare (si spera) degnamente nel 2014 il trentennale dalla fondazione, l'inossidabile corazzata industrial metal guidata da Sascha Konietzko (o Käpt'n K, se preferite) torna sulle scene con l'ennesima fatica in studio, che sin dall'inconfondibile artwork sprigiona tutta la carica anti-Sistema e l'arte provocatoria che hanno contribuito a rendere i KMFDM una band leggendaria. Con al suo fianco la fidata compagna di scorribande sonore Lucia Cifarelli ed il consueto gruppo di preziosi collaboratori, Sascha conduce la sua creatura attraverso territori che conosce a menadito, in un lavoro senza dubbio meno estroso e ricco di soluzioni rispetto al suo predecessore, ma comunque forte dell'impatto letale e della travolgente intensità che i Nostri hanno sempre saputo convogliare nelle proprie canzoni. La title-track è l'anthem da palco che apre le danze col suo riff granitico, i cantati trascinanti ed un groove irresistibile, seguita a ruota da una non meno dirompente "Ave Maria", con Sascha e Lucia a dividersi i cantati nell'ennesimo pezzo da far detonare sulle assi del palco. Passano gli anni ma la durezza non difetta mai nei dischi dei KMFDM, e la tesa, intensa e tagliente "Quake" sta lì a dimostrarlo, mentre le rabbiose sfuriate nel refrain di "Hello" si alternano ad un gradevolissimo electropop dove è una sensuale Lucia a farla da padrona. Ma è la rocciosità carica di groove tipica dei Nostri a prevalere, come ribadiscono tanto la spietata, serrata e tellurica "Next Big Thing" quanto episodi meno sconvolgenti come la rockeggiante "Pseudocide" o la massiccia e cattiva "The Mess You Made" (realizzata in combutta coi Morlocks). Fra i pezzi forti di un lavoro compatto come ci si aspetta da simili navigati professionisti c'è senza dubbio "Pussy Riot" (dedicata al celebre movimento attivista femminile, così come la copertina rende omaggio alla protesta a seni scoperti delle Femen), catchy e moderna nelle sue soluzioni più 'urbane', ed anche "Animal Out" colpisce pienamente nel segno col suo groove electro galvanizzato dal consueto riff affilatissimo, permettendo a Lucia un'altra prova di grande carisma ed incarnando le fattezze della hit; chiude "I Love Not", anche questa efficace nel suo incidere con fare serpeggiante. Non il lavoro più ispirato del combo del mastermind tedesco trapiantato negli States, ma nemmeno quello che qualcuno potrebbe maldestramente definire 'disco di routine' fatto solo per giustificare un nuovo tour: a parte l'indiscutibile qualità e l'enorme esperienza di chi è in questa scena da una vita, i KMFDM hanno ancora troppe cose da dire, una marcia in più rispetto alle nuove leve e troppa voglia di dimostrare quale e quanta sia la loro forza vitale, e di mollare il colpo proprio non ne vogliono sapere, al punto di piazzare ancora zampate memorabili come col precedente capitolo. Che il fato ce li preservi in salute...
Roberto Alessandro Filippozzi