13-06-2012
RAOUL SINIER
"Guilty Cloacks"
(Ad Noiseam)
Time: (52:09)
Rating : 5.5
L'opera di Raoul Sinier rappresenta da sempre un grosso punto interrogativo. Autore prolifico (quasi un album all'anno dal 2004 ad oggi) ed eclettico, artista a 360 gradi che si diletta anche come fotografo e visionario videomaker, Raoul non è mai riuscito a suscitare più della semplice curiosità, legata spesso più al suo look che non alla sua musica. Tuttavia dischi come "Brain Kitchen" o "Tremens Industry" non sono malvagi, e recano con loro numerose idee e trovate anche originali. Il problema di Raoul, confermato anche in questo "Guilty Cloacks", è che queste idee non vengono portate avanti, tutto si ferma all'aspetto esterno senza approfondimenti. "Overture 5" ad esempio, a cui è affidata l'apertura del disco, riprende certe istanze da soundtrack e "She Is A Lord" sembra uscita da qualche oscuro gruppo new wave anni '80, come "Too Late" e "Summer Days". In "Green Lights" e "Winter Days" il nostro si diverte a giocare con ritmiche più audaci, scimmiottando l'IDM senza raggiungerne la complessità, risultando alla fine farraginoso. Le cose migliori vengono quando il disco cerca di uscire dagli schemi, andando a toccare sentieri poco battuti. È il caso di "Over The Table", in cui Sinier intreccia trame eteree alla Air con un mood inquieto e oscuro, o del valzer psicotico di "Flat Streets". Anche in questi casi, tuttavia, i temi non sono sviluppati in maniera completa: Raoul sembra uno di quei fondisti che restano nel gruppo dei primi per tutta la gara, ma ai quali manca lo spunto negli ultimi cento metri per vincere la competizione. Questo potrebbe anche essere dovuto al fatto che il suo talento viene disperso in mille rivoli, fra collaborazioni e la sua attività di film-maker. Forse, concentrandosi solo su di una cosa, potrebbe anche uscirne un capolavoro. Per ora la grande perizia tecnica di cui dispone, e di cui da prova, non lo salva dal risultare ben al di sotto della media delle uscite Ad Noiseam.
Ferruccio Filippi