29-01-2012
THIRTEENTH EXILE
"Into Nothing"
(Prototyp)
Time: (49:43)
Rating : 7.5
Se la carriera di questo solo-project svedese (fondato nel 2003) è stata sin qui fumosa, con un solo album - "Assorted Chaos And Broken Machinery" - rilasciato sul finire del 2005, sicuramente è stata anche 'colpa' degli impegni primari del mastermind Henrik Svegsjö, che dalla fine degli anni '90 e per buona parte della decade appena trascorsa ha militato nelle fila dei viking-blacksters Thyrfing in qualità di chitarrista. Svincolato da quel legame ed oggi libero di concentrarsi unicamente sulla sua creatura electro-oriented, il Nostro torna a sei anni esatti dal debutto ufficiale, ancora una volta spalleggiato dalla Prototyp, divisione della rediviva Memento Materia. Ed i risultati, ora che non vi sono più altre distrazioni, si sentono: laddove il debut poneva l'accento sulla violenza sonica all'interno di strutture spesso caotiche ed esasperate, l'odierno songwriting si presenta invece decisamente più affinato e vicino alla forma-canzone, sebbene certi retaggi del passato si facciano sentire. I nuovi brani risultano molto meglio bilanciati ed accattivanti, come dimostra da subito la groovy "The Worm"; energia e ruvidità non mancano, ed a testimoniarlo ci sono episodi come la muscolare e 'stomping' "Pain Receiver", la feroce "Life Eraser", la tesa "Hate" e la tagliente "Pitch Black Days", ma almeno per queste versioni scordatevi il dancefloor, perché Henrik pare decisamente più interessato a dare una degna cornice sonora a quei testi che sputa con tanta rabbia e sofferenza nel microfono. Già, sofferenza, perché se ne trova in abbondanza a più riprese, in special modo nella drammatica e piano-based "My Legacy", nella strumentale "In Between" e nell'intensa title-track, che chiude l'opera col suo mirabile crescendo. A parte qualche sporadico e poco invasivo inserto di chitarra, Thirteenth Exile mostra di avere una marcia in più della concorrenza 'harsh' quando sfodera brani riusciti come la teatrale "God On Your Side" o una "A Perfect World" dal pregevole taglio epico-sinfonico, ed anche l'omaggio reso ad una band non facile come i Portishead con la cover di "Wandering Star" è una piccola nota positiva, pur senza clamori. Sicuramente i puristi electro continueranno a digerire con fatica la scrittura di Henrik, che un po' ovunque - e specialmente all'altezza di quei bridge rallentati di cui è disseminato il disco - fa capire quale sia il suo background, non solo a livello vocale. Curiosamente, ciò potrebbe ben disporre sia l'extreme-metaller più aperto di mentalità che il seguace dell'elettronica dura ormai stufo dei soliti schemi e suoni, essendo Thirteenth Exile ben distante dalla concezione di elettronica che ha gentaglia come Agonoize e compagnia brutta. Più in generale, dopo un lavoro compatto, completo e di buona fattura come "Into Nothing", sarà interessante vedere dove riuscirà ad arrivare il progetto. Sperando di non dover attendere altri sei anni...
Roberto Alessandro Filippozzi