02-12-2011
ERODE
"Horizon"
(Tympanik Audio)
Time: (65:02)
Rating : 7
Coi side-project dei musicisti metal in ambiti diversi da quelli a cui essi sono abituati, è sempre un terno al lotto: c'è chi faceva meglio a continuare a girarsi i pollici (Fenriz e quella insulsaggine di Neptune Towers) e chi riesce a fare cose davvero egregie (i rituali e mistici Equimanthorn, paralleli agli Absu). Preambolo d'obbligo per introdurre il debutto assoluto di Erode, poiché trattasi del solo-project del tedesco Alexander Dietz, chitarrista di quegli Heaven Shall Burn che stanno riscuotendo grande successo nella scena metal. E, visto lo stile profondamente differente fra la band-madre ed Erode, non c'è affatto da stupirsi se a pubblicare questo esordio è stata l'americana Tympanik, approdo ideale per le sonorità del Dietz solista. Confezionato in un bel digipak completo di booklet, il dischetto mette in luce la passione del Nostro per soundscapes elettronici che abbracciano ampi spazi aperti, con melodie sintetiche (ed ovviamente anche chitarristiche) incastonate fra ritmiche solide, capaci di tenere alta l'intensità. La produzione, curata da Alexander assieme a Mike Cadoo (membro dei disciolti Gridlock), è un punto di forza importante, perché riesce ad evidenziare tanto la ruvidità industrialoide che permea taluni passaggi ("Annoy", prima che le forsennate ritmiche drum'n'bass prendano il sopravvento) quanto la magia di dettagli e profonde manipolazioni delle fonti sonore (la sognante title-track, gioiellino dubstep-oriented con riverberi da brividi), così come non manca di approntare la giusta dimensione quando il moto sonoro si fa idealmente più organico ("10950"). Qualche episodio si ferma poco oltre il confine dell'esercizio di stile senza regalare grandi sussulti, ma quando le strutture si fanno più lineari ("Detect"), a giocare un ruolo decisivo sono le ammalianti sfumature e l'enorme perizia nell'incastrare ogni piccolo suono o frammento, indispensabili per lo spessore del risultato finale. Chiudono il remix industrialoide della title-track firmato da Kadrage e quello a cura dello stesso Dietz per "Brutal Romance", song della metal band tedesca Deadlock, curiosamente rivista dal Nostro con la giusta dose di (lucida) follia. Ce n'é abbastanza per sollevare il pollice verso l'alto (e per sperare in qualche riscontro extra da parte del pubblico degli Heaven Shall Burn, confidando nei più aperti di mentalità), augurandosi che Alexander voglia convogliare ulteriori energie in Erode nel futuro: capacità e qualità non mancano, e le prospettive appaiono buone.
Roberto Alessandro Filippozzi