25-06-2011
PAIL
"Faith In The Void"
(Caustic Records/Audioglobe)
Time: (62:37)
Rating : 7.5
Che un act del valore di Pail debba rientrare nella cerchia di nomi dalla carriera discontinua è un vero peccato, considerato lo spessore della sua electro-industrial/EBM dai forti rimandi ai primi anni '90... Un full-length nel '98 (l'esordio assoluto "Epidemic"), un singolo in vinile nel 2001 ed un secondo album ("Towards Nowhere") nel 2005, poi altri sei anni di silenzio prima di giungere a questa attesa terza prova sulla lunga distanza, come sempre licenziata dalla Caustic. Il solo-project spagnolo, guidato da Manix Salazar, recupera non soltanto a livello sonoro le atmosfere dell'EBM industriale di inizio anni '90 (non a caso mixaggio e mastering sono stati curati da Greg Reely, già al lavoro con nomi molto cari a Pail come Front Line Assembly e Skinny Puppy, fra gli altri), ma proprio come quei gruppi riporta in auge - anche a livello visivo, come illustra la veste grafica del bel digipak - le tematiche di critica alla società, all'economia, alla politica ed alla religione, tutti strettamente legati a doppio filo nel criminale piano di dominazione del sedicente 'Nuovo Ordine Mondiale'. Non un lavoro in odore di sterile revival, bensì un'opera che sta in piedi da sola senza precludersi nuove soluzioni, sfruttando tecniche di altre epoche in un contesto che guarda sempre avanti. Dieci brani di ottimo livello, dalla solida opener "Burn Out System" al gran finale di "Decadence By Design", tra algide e spigolose cadenze ed il ritmo che subentra con classe, senza che si corra mai il rischio di imbattersi in alcun filler nell'ora abbondante di durata complessiva. Manix ama sia lavorare di fino (la moderatamente groovy "Planet Prison", la più melodica e intensa "Global Dreams") che spingere sull'acceleratore dei bpm (la scattante e affilata scheggia "Ingenieria Del Consentimiento", la travolgente e più old-style "Energy Bodies"), passando in scioltezza da una più scarna ma sempre maledettamente penetrante "The First Words" - con tanto di chitarra distorta - ad una potenziale club-hit abilmente congegnata come "Dignity Corrosion". L'artista iberico dà però il meglio di sé con quella che è la vera club-smasher del dischetto, ossia "Hyper Reality", stilettata ferale ed irresistibile per ritmo, costruzione dei cantati (molto buona, in senso globale, la prova vocale del Nostro) e giri melodici; non da meno l'altro gioiellino "Silence", che poggia sul buon apporto della chitarra acustica in attesa della componente elettronica, la quale subentra con forza e stile prima di deflagrare in tutta la sua possanza EBM. Pail non inventa nulla, né va a ridisegnare i confini di un genere che, prima di 'evolversi' nel solco dei nuovi software musicali, aveva ben altre credenziali in termini di suono ferale, algido, muscolare, ruvido e martellante: tutte caratteristiche che rivivono nel songwriting variegato e di alto livello dell'act ispanico, vero e credibile portabandiera di un intero modo di intendere la materia EBM/electro-industrial.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.myspace.com/pailcausticrecords
http://www.causticrecords.com/