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Room 109

01-09-2017

FERVS

"Garden Of Silent Tribes"

Cover FERVS

(autoproduzione)

Time: CD (35:07)

Rating : 7

Dalla Francia arriva questo duo composto da Fera Taciturna e Fera Ardentis, qui all'esordio con un album autoprodotto e racchiuso in un essenziale quanto gradevole digipack. Il suono dell'act d'oltralpe si muove sul confine labile dell'ambient e del folk a tinte scure in maniera spesso e volentieri minimale, con protagonista una voce femminile adeguatamente versatile, aggraziata ed espressiva. Quello di Fervs è un approccio alla materia dark-folk volto alla ricerca dell'emozione anziché del richiamo secolare, in vero molto più affine a realtà di nicchia come Arduinna o il connazionale Kentin Jivek rispetto ai ben più blasonati Ulver, Dead Can Dance e Sigur Rós che lo stesso duo cita quali influenze principali. Dopo un incipit ("Mist Upon My Shoulders") che pare uscire da un lavoro dei Phurpa, in cui le cupe ambientazioni ospitano un evocativo 'throat singing' ad opera del sodale Thomas "Gortch" Garcia, l'album entra nel vivo con la sofferta "An Unachieved Valediction", in cui le percussioni corroborano l'intensità. È tuttavia con la seguente "The Serpent's Lay", intima e dolce con arrangiamenti di qualità, che il duo dimostra il proprio valore, toccando poi l'apice emozionale con due brani d'impeccabile efficacia: il soffio ambientale "The Witch's Moan" e la fascinosa e magnetica "White Deluge", massimi e più riusciti esempi di un songwriting capace di buone varianti e del giusto pathos, oltre che saggiamente snello. Una scrittura coerente e concisa che porta con sé, al fianco di un paio di brevi strumentali, altri momenti di pregio come "Buffalo Dusk" (più incline alla forma-canzone nei suoi umori scuri che si riverberano anche nelle vocals) e la mesta "Ode To The Dead", prima che "Mist Inside My Bowels" chiuda alla stessa maniera in cui la succitata "Mist Upon My Shoulders" aveva aperto, ma con in più qualche lieve pulsione elettronica che si spera possa essere sviluppata maggiormente in futuro. Sicuramente, trattandosi di un esordio assoluto, i Fervs possono crescere molto in termini di produzione (benché la resa audio dell'album sia più che dignitosa) come di intreccio strumentale, ma "Garden..." rappresenta comunque un primo passo assolutamente valido e incoraggiante da parte di un act che possiede i numeri per raggiungere più alte vette realizzative. Il consiglio è di non indugiare e di addentrarsi nella musica del progetto transalpino già a partire da questa pregevole opera prima.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

https://fervs.bandcamp.com/

https://www.facebook.com/FERVSBAND/