19-05-2017
DJINN & SC9
"Dark Ork"
(autoproduzione)
Time: CDr (57:48)
Rating : 7.5
Split che vede accostati due tra i massimi progetti dark ambient e death-industrial del momento, entrambi italiani ma ai vertici del genere a livello internazionale. Da una parte Djinn, che continua con un approccio personale - sia riguardo i temi che i suoni - la lezione svedese e quella del compianto Marco Corbelli, e dall'altra Satanismo Calibro 9, che lascia gli argomenti ritualistici per addentrarsi nei meandri più oscuri della mente umana. La paura autogenerata dall'uomo è infatti al centro di un lavoro che scavalca le facili derivazioni per far approdare i suoni ad una mimesi totale con le manifestazioni più annichilenti concepite dall'abisso interiore. I quattro brani di Djinn hanno strutture circolari costruite su toni minimali e suoni catacombali. Tra pulsazioni elettrificate e riverberi che sembrano provenire dal centro della terra, si rimane costantemente in bilico sull'orlo del baratro ("Autofobia Part 1") tra ossessioni e paranoie suggerite da ambientazioni che non lasciano nulla al caso. I toni analogici sembrano cozzare contro le pareti di una scatola cranica, suggerendo respiri affannosi ed echi di psicosi provenienti dal profondo ("Nel Buio Della Stanza"). Il tutto conduce alla materializzazione di uno dei mostri infantili per eccellenza, il "Babau" dell'omonima traccia, sintomo delle tenebre interne e di un buio che cresce anche nei suoni comportando una marcata oppressione sensoriale. Il loop di una spirale autodistruttiva, nonché di una follia interna di rado descritta con tanta maestria sonora, vede porre il suo definitivo vessillo ("Autofobia Part 2") che nulla ha da invidiare ad altri nomi blasonati del settore. SC9 continua sulla medesima scia tonale ma con architetture lineari, basate sulla massificazione di elementi dronici che vanno a comporre un unico tema a scorrimento lento ed inquietante, evocazione del nero più totale ("When Shadows Breathe"), mentre l'assenza di speranza e l'atmosfera asfittica dovuta sia ai toni ultra-bassi che ai movimenti inquietanti e minimi (The Hole That Lives...") diventano i cardini di un'autodistruzione psicologica. Lavoro di grande effetto con collegamenti impeccabili e biunivoci tra argomento trattato e brani, "Dark Ork" continua l'ispirato momento che stanno attraversando i due nomi coinvolti dimostrando tassi qualitativi non indifferenti. Ottima anche la confezione in folder apribile fuori formato, con incastonata in copertina una parte di un quadro di Vintras risalente a quattro anni fa: cento sezioni del quadro destinate a 100 copie del disco, con ogni copia diversa dall'altra.
Michele Viali
https://myspace.com/suicidedjinn
http://www.satanismocalibro9.org/