09-04-2014
VV.AA.
"Russian Industrial Tribute To Die Krupps"
(Artificial Sun)
Time: CD 1 (58:09); CD 2 (54:45)
Rating : 8
Se potessimo premiare le etichette più propositive sulla piazza, di sicuro la russa Artificial Sun salirebbe sul podio, e questa importante release ne è la prova inconfutabile. I Die Krupps di Jürgen Engler non necessitano di presentazioni. Basti sapere che nella sempre attiva Germania, scavando sotto il successo planetario dei Rammstein, forse il gruppo di Düsseldorf è quello più rappresentativo per l'industrial-metal/rock contemporaneo. L'etichetta russa ha pensato bene di celebrare questa grande realtà, purtroppo schivata dai media e sottovalutata (o così almeno in casa nostra), con un nuovo tributo a due CD, che ripropone i grandi classici della band in una doppia veste. Se il primo disco racchiude le song più metalliche, il secondo esplora l'altro lato della medaglia con gli episodi più electro-oriented, ma comunque possenti. Fra i gruppi dell'ampio roster della Artificial Sun non manca nessuno all'appello, tanto che la label mette in piedi persino un progetto apposito per l'occasione (denominato Artificial Sun Union), alle prese con quel grande classico che è "Risikofaktor" in ben tre versioni (la prima remixata da Panzertank, più agguerrita e granitica, una seconda più vicina all'originale e persino una arrangiata con basi più elettroniche e cantata in lingua madre). L'intero lungo lavoro vanta versioni memorabili. Spiccano i Type V Blood, forse i migliori della scuderia, con una "To The Hilt" possente, e non sono da meno i Dexessus, che rendono vagamente più gotica "Crossfire". Si distinguono poi i Mystterra ("Iron Man" in veste più acida) e i già citati Panzertank con "5 Milionen", highlight del primo dischetto. Il secondo CD appare ancora più interessante. Ne sono portavoce gli act che rinunciano al supporto delle chitarre, nonostante i risultati comunque ruvidi (Distorted World fa sua "Tod Und Teufel", con vocals gutturali e basi noise). C'è anche spazio per l'EBM vecchio stampo targata C_File (una stregata "Black Beauty White Heat") e Nova State Machine ("Goldfinger"), ma spicca il synthpop acido di Sector 516 (perfettamente in parte con la suadente "Scent"). Un tributo molto ben articolato, che rende giustizia al gruppo originale sia nell'estetica che nell'esecuzione. Ennesimo tassello fondamentale per l'underground europeo e non. Una dichiarazione d'amore ad un genere, più che a un gruppo, che qualifica l'etichetta moscovita come il più credibile baluardo in terra russa per l'industrial in tutte le sue facciate. Praticamente obbligatorio per i fans del gruppo originale, ma anche per gli appassionati della label stessa, nonché per quei dj che portano avanti l'arduo compito di svelare le nuove leve sui dancefloor. In questo doppio lavoro, magistralmente confezionato e prodotto da Evgeniy Vorozheykin (che sembra anche l'unico ideatore), c'è pane per i vostri denti.
Max Firinu
http://artificial-sun.bandcamp.com/