27-02-2014
ELECTRO SYNTHETIC REBELLION
"Time Of Fear"
(Advoxya)
Time: (69:03)
Rating : 7.5
Uscito la scorsa estate nell'elegante confezione digifile apribile, "Time Of Fear" è il sesto album della carriera ormai ultradecennale del progetto del francese Vincent Pujol, approdato alla corte della Advoxya nel 2011 in occasione dei dieci anni di attività discografica (degnamente celebrati con la raccolta "A Passage In Time V2"). In questo primo album di inediti targato Advoxya, che giunge ad oltre quattro anni dal precedente full-length "Post-Industrial" (nel mezzo solo l'EP "Distorted Memories" del 2010, oltre alla già citata raccolta), Vincent prosegue nel suo percorso a cavallo fra electro-industrial e dark-electro con la consueta maturità che lo accompagna sin dal debut del 2001 "Distorted Visions", e che col tempo lo ha visto abbracciare sonorità sempre più dure ed efficaci. La nuova fatica non fa eccezione, riproponendo la formula nota (in linea con gli schemi tipici dei 90s tanto cari al Nostro) con rinnovato vigore e con una maggiore attenzione verso i refrain, mai così funzionali prima d'ora. Domina in lungo e in largo un groove sempre presente ma privo degli eccessi tipici di certi truci assertori del battito da club a tutti i costi, ed in mezzo alle vocals aspre e velenose ma ben calibrate di Vincent (che sanno farsi più 'clean' all'altezza di certi refrain) si muovono bene melodie molto più catchy rispetto al passato. Certo ESR non reinventa il genere, né lo stravolge con idee ardite, ma Pujol vanta buon gusto ed esperienza a sufficienza per imprimere il giusto spessore e carisma ad un songwriting dove la qualità si mantiene sempre ad alti livelli, anche grazie al buon lavoro fatto in sede di produzione. Incipit spesso macchinosi lasciano spazio al gelido ma dinamico apporto delle macchine, come nel caso dell'opener "No Tomorrow" o nell'intensa "Everything Is Dead", mentre i club più oscuri avranno di che cibarsi con frangenti dal groove incalzante come le incisive "Time Of Illusions" e "They Play / We Lose". Piace la ruvidità di "Revolutions", nervoso mid-tempo capace di un refrain davvero sontuoso, e la qualità messa in campo da Vincent non viene meno quando tocca ad episodi esclusivamente strumentali come la vigorosa "Victory", carica di pathos, e la più lenta e drammatica "Mysterious Ways", costruita con notevole buon gusto attorno al piano. Ennesimo lavoro ben congegnato sotto ogni aspetto (anche se effettivamente troppo lungo) da parte di un artista che ha sempre mantenuto alto il tasso qualitativo, rendendo ogni sua uscita degna di attenzione per chi ama quel feeling teso e opprimente che anima la frangia più oscura, gelida e tagliente della scuola electro.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.advoxya-records.com/