23-05-2013
AKTIV[E|H]ATE
"Resynthesized"
(Advoxya)
Time: (58:46)
Rating : 7
Lo scorso gennaio, due anni e mezzo dopo l'apprezzabile full-length d'esordio "In Terrorem", anche il solo-project guidato dal portoghese ISK è tornato sul mercato con una massiccia dose di materiale, come sembra ormai prassi usuale per i gruppi di casa Advoxya. Esattamente il 10 di gennaio è uscito il box-set limitato "X-Synthesized", comprendente i due nuovi lavori "Resynthesized" e "Desynthesized" (che di lì a due settimane sarebbero poi usciti in rispettive edizioni singole) ed il remix-album "Remanufactured", quest'ultimo esclusivo nella versione box e non reperibile diversamente. Noi andremo ad analizzare singolarmente i due nuovi full-length, poiché disponibili separatamente e per la curiosità che in noi suscita la loro differente natura: più 'aggrotech' (per citare la nota esplicativa del booklet) l'oggetto in esame "Resynthesized", più chitarroso e metal-oriented "Desynthesized" (di cui ci occuperemo presto). Come già evidenziammo recensendo il debut, quello di Aktiv[E|H]ate è un suono in linea con la frangia più violenta e danceable dell'harsh-EBM, che vede negli Hocico il massimo punto di riferimento, paventando comunque più d'un legame con certo metal estremo (e l'album 'antagonista' ce ne dà la più pratica delle dimostrazioni). In "Resynthesized" è dunque bandita quella chitarra che esaltava alcuni frangenti del primo album (ma che ritroveremo a farla da padrona in "Desynthesized"), e difatti l'opener "One Hit" si rivela subito agile e scattante in chiave dance, forte di una melodia techno a supporto del buon impatto. Ciò che colpisce di Aktiv[E|H]ate è quella ribollente ferocia che riesce ad imprimere tanto alle spietate e ferali vocals (davvero estreme) quanto al sound in generale, come dimostrano benissimo episodi quali la violenta e vorticosa "Visions From A Killer", l'intensa e lacerante "Disincarnated", la tagliente e più dark-electro "Unfit" e soprattutto una scheggia furibonda e fuori controllo come "Deathcult Karma", tutte in grado tanto di incendiare il dancefloor quanto di intrigare quegli extreme-metallers di vedute più ampie. Bene il recupero di sonorità più in linea con certa dark-electro di derivazione 90s nella più moderata "Disdain" e nella raffinata "Burn", ma si tratta di una delle poche varianti messe in atto da ISK, assieme all'unico refrain con voce 'clean' nella conclusiva "Rain" (una carta che speravamo sfruttasse di più) ed alla più lenta, malata e strisciante "Sketches Of Suicide". Stavolta c'è persino un vero highlight, incarnato da quella "Son Of Scorn" che 'spacca' a dovere in ottica da club, durissima, trascinante e letale nel groove, esaltata da una produzione più che adeguata; per contro, ancora una volta figurano momenti privi di nerbo e/o ispirazione che appesantiscono l'ascolto (almeno quattro a nostro dire), e che andrebbero rimpiazzati con i dovuti spazi ove sperimentare nuove idee e variazioni. A parte questo, Aktiv[E|H]ate ci conferma quale sia l'efficacia della sua rovente mistura harsh-EBM, che colpisce duro nei momenti più riusciti, puntando però fin troppo apertamente al dancefloor nel caso del disco in esame. Piccoli e fisiologici passi in avanti, in un lavoro che rispecchia scientemente l'anima più electro-oriented del progetto: tenete conto delle prerogative del dischetto, valutando se possa interessarvi maggiormente questo o il suo 'gemello'.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.advoxya-records.com/