08-07-2012
NORMOTONE
"Inward Structures"
(Tympanik Audio)
Time: (70:21)
Rating : 6
Il mastermind che si cela dietro al monicker Normotone è Bruno Laborde, francese, appassionato di musica elettronica e già collaboratore di entità come Neon Cage Experiment e Deadcell. Questo "Inward Structures" rappresenta in realtà il suo debutto come solista, e il fatto di essere stato prodotto da una label dinamica e attiva come la Tympanik dovrebbe deporre a suo favore. Dovrebbe, perché in realtà il disco, a fronte di diverse buone intuizioni, presenta un pesante 'cono d'ombra'. Ma andiamo con ordine. Innanzitutto, nel lungo programma attraverso il quale si snoda "Inward Structures" è possibile apprezzare l'ottima preparazione tecnica di Bruno, capace di maneggiare abilmente synth, campionatori, sequencer, software ecc., traendo il massimo da ogni strumento. Inoltre è degno di nota l'intreccio tra strumenti tradizionali, voce compresa, ed elettronici, come a voler umanizzare una musica che potrebbe essere tranquillamente ascritta nell'ambito dell'IDM e della scena post-industriale. Bruno poi mette in evidenza un ottima capacità di mescolare i generi e le influenze, cercando di modificarle per raggiungere i propri obiettivi. Ciò è evidente in pezzi come "Some Few Words", che apre il CD, in cui viene mostrato più o meno tutto quello che ci attende nel resto del programma, con una leggera atmosfera ambient che fa da ouverture al crescendo ritmico ed elettronico per poi chiudere sulle note di una coda ambientale. Colpiscono i suoni prodotti, le lievi melodie, i giri armonici e gli strati ambientali, che fanno belli pezzi come "Confessions Of A Daydreamer", "Frozen Leave" e "Milky Skin In A Yellow Fuzzy Light". Anche gli apporti vocali, eseguiti da numerosi ospiti, pur limitandosi talvolta a semplici spoken words, rendono il lavoro più vario e meno noioso rispetto a tanti altri del medesimo genere. Quello che però limita il valore di "Inward Structures" è la scarsa qualità del songwriting. Bruno sembra essere come un architetto che dispone di tanta buona materia prima, ma che non sa assemblarla per costruire un bel palazzo. Nella stragrande maggioranza dei brani, le idee, le intuizioni, i suoni e ritmi sembrano essere slegati fra di loro, quasi che Bruno non riuscisse a disciplinare il proprio caos interiore. Verrebbe da pensare che questa specie di 'destrutturazione' sia voluta, ma la totale mancanza di coerenza e logica presente nei brani fa capire come non ci sia un 'disegno' prestabilito dall'autore nel frammentare la materia musicale, quanto piuttosto una incapacità nel legare fra loro gli elementi sonori. Difetto grosso questo, che ridimensiona non poco un disco che altrimenti avrebbe potuto essere nella top list della Tympanik. Speriamo, però, che questo sia solo l'inizio di un processo di maturazione che porterà Normotone a diventare un progetto di punta della nuova scena elettronica: le potenzialità ci sono tutte.
Ferruccio Filippi
http://soundcloud.com/normotone