29-01-2012
[:SITD:]
"Icon:Koru"
(Accession Records)
Time: (61:45)
Rating : 8
Due anni dopo i buoni riscontri ottenuti col valido "Rot", il trio tedesco torna in grande stile per festeggiare i quindici anni di attività col quinto full-length, disponibile sia nell'edizione regolare che in un limitato e lussuoso box-set a quattro dischetti, con inediti, remix e quant'altro. Un importante appuntamento al quale i Nostri si fanno trovare ottimamente preparati, tanto che appare doveroso riconoscere in "Icon:Koru" l'opera più matura e riuscita del trio della Ruhr, sia a livello di suoni che di contenuti. Una produzione a dir poco maiuscola sottolinea tanto i dettagli - tutti da godere - quanto il feeling oscuro dell'elettronica del combo, esaltandone al contempo la potenza, sempre a braccetto col pathos simil-sinfonico dettato dalle ormai tipiche linee di synth. Se i suoni sono a livelli altissimi, così come la qualità degli arrangiamenti, il songwriting non è certo da meno: i tre, affiatatissimi, sono un'autentica schiacciasassi con mid-tempos possenti ed irresistibili come "Periculär (Richtfest II)", la potenziale hit "Atemlos" ed il muscoloso strumentale "Dark Defender", e quando affondano il colpo, sferrano un attacco letale al dancefloor con un successo annunciato come "State Of Tiranny". Il miglior pregio dell'opera in esame è quello di funzionare benissimo dall'inizio alla fine, e sia momenti più cadenzati come "Code:Red" o la pesante "Dystopie" che una bordata future-pop come "Tarnfarbe" non si discutono quanto ad efficacia. Ovviamente Carsten Jacek, da sempre 'anello debole' della catena, non è diventato di colpo un gran cantante, ma il lavoro svolto per questa nuova fatica denota la netta volontà di fare meglio che in passato, compito tutt'altro che impossibile per il quale il Nostro si è applicato a dovere, ed è giusto dargliene atto e merito. Tuttavia la musica cambia - com'è sempre accaduto anche in passato - quando il microfono passa nelle mani del tastierista Thomas Lesczenski, che con la sua voce 'clean' (ben diversa da quella iper-effettata di Carsten, che invece richiama la vecchia scuola dark-electro) marchia a fuoco tanto la travolgente "Beacon Of Hope" - fra techno-trance, future-pop e tribalismo dance - quanto la più atmosferica, accorata ed intensa "Sonic Barrier", che - guarda caso - rappresentano i due picchi creativi dell'intera opera. Impossibile non menzionare anche una intro ottimamente congegnata come "Extrajudicial Punishment" ed un tripudio finale drammatico e cinematografico come l'ottimo strumentale "Zephyr", fra i momenti di maggior enfasi emozionale. Onore e merito alla professionalità, alla perseveranza ed all'affinamento sonoro messi in campo dal trio, che anziché sedersi sugli allori ha sferrato il suo attacco migliore, sfruttando al massimo l'indiscusso potenziale di un sound che garantisce personalità e concretezza.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.accession-records.de/