29-01-2012
MINUSHEART
"The Big Idea"
(Echozone/Masterpiece)
Time: (52:36)
Rating : 7
Avevamo lasciato i Minusheart all'album di remix "Healed", e dopo uno stop di due anni il gruppo tedesco si ripresenta sul mercato con una formazione rinnovata e l'ambizione di spingere più in là il proprio sound. La proposta di Diver (programming, testi e voce) e soci (Vary alla sei corde, Wildhoney e Upstream alla batteria e tastiere live) sembra volersi scrollare di dosso le ombre pop e più soft in cui ci si andava a celare in precedenza. Quella di "The Big Idea", fin dall'opener "Inglorious Bang", è una quadrata EBM dalla produzione coriacea, che sfigura nel mainstream e nella sinuosità catchy della maggior parte dei colleghi nella scena tedesca, per far propria invece la scuola più propriamente americana (quella dei KMFDM, tanto per intenderci). Nonostante sia stata scelta come primo singolo, "Drawback" è leggermente inferiore rispetto all'intero disco, e le successive tracce lasciano un certo dissapore in bocca per la piattezza compositiva, nonostante l'introduzione della chitarra che rende almeno un po' più variegati i pezzi ("Peak Of Pleasure" appare uno dei momenti più maturi). È nella seconda parte dell'album che i Minusheart finalmente ci regalano le 'grandi idee' che il titolo presagisce. "Don't Call It Love" è una dance-track piacevole, che stimola i passi sulla pista. "Electric Heartbeat" e "Ride On Your Colors" fanno entrare in scena dei tappeti di tastiere che regalano quel pizzico di atmosfera richiamata a far la differenza: la giusta miscela funzionante per il quartetto tedesco. "Morphine Waltz" e "Solitaire" sono uno straordinario esempio di electro-EBM dove chitarre e aggressività vocale sono ben dosate e amalgamate tra loro, in cui di nuovo sonorità un po' più oscure 'riscaldano' maggiormente l'ambiente. Non a caso la chiusura del disco è affidata alla lugubre electro-ballad "I Don't Think That The Sun Goes Down", che si aggiudica il premio di miglior brano contenuto nel platter. Un prodotto non magistrale, ma i Minusheart hanno dimostrato con questo secondo album di essere una realtà vagamente alternativa nella Germania sintetica, e perciò da tenere d'occhio, non solo in campo elettronico.
Max Firinu