02-01-2012
ANTYTHESYS
"Over Dose"
(Advoxya)
Time: (53:18)
Rating : 6.5
Non sorprende scoprire che la mente dietro al progetto Antythesys è Nemesis, tastierista di origini inglesi che ha militato nelle fila degli italiani Alien Vampires dal 2004 al 2008, e questo perché il suono della sua creatura, a conti fatti, denota parecchi punti in comune con la violenta compagine harsh-ebm-rave nostrana. In questa seconda prova, che vede B.R.K. al posto di Virul3nt (Shiv-r) al fianco del succitato mastermind (o almeno: questo denota il booklet, in contrasto col sito ufficiale) e che segue di un anno e mezzo il debut "Point Blank", certi aspetti vengono rifiniti e taluni angoli smussati, ma la formula non cambia: l'intento è quello di unire l'impeto della dance (soprattutto techno, trance e derivati) alla durezza dell'harsh-EBM attraverso un beatwork industrialoide velenoso e tagliente, una voce a dir poco lacerante e astute malizie da dancefloor (come ad esempio vocals femminili di algida sensualità), col groove a farla da padrone incontrastato. Un passo in avanti è sicuramente stato fatto rispetto ad un debut non troppo a fuoco e a tratti parossistico nella sua furia estrema, sia a livello di suoni che di costruzione dei brani, ma il limite degli Antythesys si annida proprio in quella che è la loro peculiarità e prerogativa: cercare l'impatto dance più sfrenato ad ogni costo. Non che non ci riescano, anzi: è dura star fermi quando lo strabordante groove delle bassline e l'incessante vortice ritmico/melodico ti travolgono col loro sovraccarico di testosterone e adrenalina, e l'ampio sfoggio delle astute malizie di cui sopra rende molte tracce potenzialmente incendiarie sia per i club alternativi che per i rave (quelli dei tempi d'oro, non le stupide cafonate hardcore di oggi), se non si fa troppo caso alla ferocia che Nemesis riversa nel microfono. Ma, a parte questo, non c'è davvero una sola autentica variante messa in atto, e l'album finisce per appiattirsi entro la mezz'ora... Un peccato, perché l'impressione è che, decidendo di ampliare i propri orizzonti oltre il dancefloor estremo, i Nostri posseggano il necessario per tentare nuove soluzioni potenzialmente interessanti, e tenersi liberi 4-5 brani per esplorare vie differenti, quando restano 7-8 tracce a disposizione del pubblico dei club, non potrebbe che giovare alla crescita artistica del progetto... Ma sono libere scelte, come il lettore ha quella di comprare o meno un lavoro unidirezionale, nel caso tale direzione sia gradita, oppure quella di rivolgersi altrove (suggeriremmo i Terrolokaust, ad esempio), qualora pretenda più varietà dal songwriting di un gruppo electro. Diamo atto agli Antythesys di aver compiuto un piccolo passo in avanti, ma se per loro la completezza rimane un aspetto superfluo, che trovino almeno la formula per dettare legge sul dancefloor: ripetersi con un disco del medesimo tenore sarebbe un grave segnale di debolezza.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.advoxya-records.com/