06-11-2011
DISPLACER
"Night Gallery"
(Tympanik Audio)
Time: (42:45)
Rating : 8
Pur non avendo mai rinunciato alle prerogative 'notturne' del suo sound, il solo-project canadese ha negli anni cambiato pelle, contaminandosi e contaminando in un interscambio produttivo con altri artisti della frangia IDM. Al nuovo "Night Gallery", terza uscita per l'americana Tympanik Audio, spetta il non facile compito di riprendere idealmente da dove il discorso si era interrotto dopo "Cage Fighter's Lullaby" (2006, terzo ed ultimo dei lavori pubblicati dalla francese M-Tronic), specie per quei cultori che considerano i primi due full-length "Moon_Phase" ed "Arroyo" le cose migliori mai partorite da Michael Morton. Raggiunta da tempo la piena maturità con una discografia di tutto rispetto, il Nostro si pone oggi nuovi traguardi di perfezione, ed incanala in un elegante flusso sonoro la vasta esperienza sin qui maturata per plasmarne frammenti sonori sempre più vicini alla forma-canzone. C'è - più forte che mai - l'indole notturna che ha sempre accompagnato Morton nel suo viaggio musicale (qui celebrato sin dal titolo), ci sono i ritmi 'metropolitani' integrati negli ultimi anni e, soprattutto, c'è un rinnovato approccio melodico, più prominente e funzionale a delineare quei fotogrammi mentali che l'ascolto di suoni così penetranti e di tale spessore, figli di una produzione al top del settore, sanno generare. Nelle nuove tracce si avverte forte l'intensità, la fisicità e la fluidità di un suono che, anche nei suoi più intimi dettagli, sa rilassare i sensi ("Invisible") come incalzare le membra e scuoterle ("Radioactive"), ma è nel cangiare delle sfumature che Displacer ha il proprio asso nella manica, per chi si ferma ad ascoltare con la dovuta attenzione (e l'adeguato impianto hi-fi). Se "Awakening" strugge con le note di piano prima di avvolgere col suo fluido sonoro e la conclusiva "Ice Cold" è un ambientale viaggio nei cieli della notte artica dagli accenni sinfonici e post-rock, "Falling" beneficia delle vocals di Downhouse e convince al primo impatto: tre momenti in particolare che ci rammentano la classe dell'artista di Toronto, che non certo per caso si è ritrovato ad essere fra i nomi di punta dell'elettronica intelligente odierna. Bene anche i brevi frammenti sparsi fra i brani veri e propri, dove il Nostro può dar sfogo a suoni ed influenze magari meno collocabili altrove, ma ottimali per sviluppare nuove prospettive atmosferiche. Col coraggio e la capacità/volontà di andare 'oltre', Morton ha saputo compiere un importante passo verso un nuovo e superiore livello di maturità, realizzando la sua opera più bilanciata, matura e compatta di sempre: diamogliene pieno merito.
Roberto Alessandro Filippozzi