05-09-2011
ELASTIK
"Critik"
(Koma Records)
Time: (48:31)
Rating : 7.5
L'act francese capitanato da Thomas Prigent aveva debuttato per la connazionale Sounds Around nel dicembre del 2009 col positivo ma ancora un po' acerbo "Métalik", e pur sfoderando grande versatilità ed una notevole creatività strettamente collegata al mondo dell'electro-industrial e della dark-electro, non era riuscito a fare breccia nel settore di riferimento, verosimilmente a causa di un'etichetta non propriamente affine al genere proposto... Oggi il Nostro, messa in piedi la Koma Records, si produce in proprio, rilasciando un secondo full-length che non delude le aspettative di crescita, innescate dalla curiosità suscitata da un debutto che già aveva evidenziato estro e ingegno. Riunito il solito gruppo di collaboratori per le parti vocali ed i relativi testi (non c'è più Malika, ma ritroviamo Black Sifichi, Cheval Blanc ed Horror 4o4, assieme alle new-entry Faustine e Cecilia H.), Thomas porta al livello successivo la propria ricerca sonora, migliorando ogni singolo aspetto del proprio songwriting, a partire dalla produzione, che esalta suoni curati e dal gusto vintage di grande effetto. L'album parte bene con la strumentale "Kristal" (permane la passione per le 'k' al posto delle 'c' nei titoli), acida e poderosa, ma l'artista francese mostra di cosa è realmente capace con la seguente "Ekymose", carismatica e penetrante song - baciata dalla sensuale voce di Horror 4o4 - che rimanda chiaramente ai nostri fondamentali Kirlian Camera. Sempre Horror 4o4 puntella con le sue vocals ora più spettrali, ora più algide, altri bei momenti di un'opera complessivamente ben riuscita come l'inquietante ed ossessiva "Toxik" e la più lenta, pesante, intensa ed avvolgente "Skalpel"; bene anche Cecilia H., algida dietro al microfono in una "Organik" che, col suo taglio darkwave, suona appunto più organica, mentre un altro episodio assolutamente degno di nota è "Insomniak", dove la voce maschile di Black Sifichi marchia col suo recitato sarcastico (per il quale viene usato l'inglese, in un disco dove spadroneggia un uso tutt'altro che dolce del francese) una costruzione sonora esaltante per le scelte ritmico/sonore operate e per la bellezza dei suoni. Bene anche i brani strumentali, dove il Nostro mostra di saper giostrare un'emozione anche nella glacialità degli scenari creati, delineati da suoni che sicuramente guardano ad un glorioso passato, ma che vengono attualizzati con stile e buon gusto. Un forte ed importante segnale di crescita, in vista di quel fatidico terzo album che potrebbe consacrare l'act transalpino nel gotha dell'elettronica oscura più suggestiva (percorso che auguriamo anche ai promettenti Stupre, connazionali di Elastik ed affini per sonorità), specie per quel tipo di pubblico che del dancefloor se ne infischia e pretende anzitutto qualità, atmosfera e concetto da una canzone. Saremo qui per dare il nostro modesto verdetto a tempo debito; per quanto attiene all'odierno, il consiglio è quello di scoprire già da ora questo interessante progetto: ne vale la pena.
Roberto Alessandro Filippozzi