21-05-2011
VIGILANTE
"The New Resistance"
(Black Rain/Audioglobe)
Time: (71:50)
Rating : 6.5
"The New Resistance" è il nuovo capitolo della confusa e prolifica discografia dei Vigilante: sesta release in sei anni per l'artista cileno Iván Muñoz, costantemente sugli scudi tra full-lenght, EP, raccolte di remix e un live. Avvalendosi della solita folta schiera di collaboratori, il Nostro prosegue senza stravolgere la propria intransigente linea tra sonorità electro, EBM e industrial metal, un mix sonoro ad alto grado di violenza e ballabilità. Ottime prerogative per i temi trattati, legati come sempre alla decadenza della società attuale, manipolatrice tirannica della libertà e dei diritti di individui sempre più paralizzati dai media. Spezzare le catene e dimostrare che ci sono ancora sogni per cui combattere e ideali per cui morire è il credo rivoluzionario dell'agguerrito Muñoz, "The New Resistance" il manifesto ideale per questa rivoluzione. Musicalmente parlando, la one-man-band del Sudamerica cerca di dare una ventata d'aria fresca al genere ibridato in principio dai seminali Die Krupps, cosa che sembra diventata molto difficile negli ultimi tempi. Vigilante prova quindi a giocarsi la carta della differenziazione, affidando le sue composizioni ad alcuni tra i più celebri artisti, tra i quali Clawfinger, Ministry, Strapping Young Lad, Public Enemy, Atari Teenage Riot, Leæther Strip, gli stessi Die Krupps, Birmingham 6, Feindflug e Funker Vogt. Partendo da questi presupposti gioca sapientemente la carta dell'alternanza, passando da scatenati pezzi da dancefloor a penetranti mid-tempos, collegati dal filo comune della voce distorta o filtrata dal vocoder, da chitarre potenti e graffianti e da acidi suoni di synth. I brani che si susseguono sono una decina, riproposti in più versioni e rivisti in base alla personale chiave di ognuno degli illustri ospiti. Il migliore è sicuramente "The New Order", presente in ben tre versioni. Nella prima delle tre (realizzata con Hanin Elias, ex-Atari Teenage Riot) viene messo in evidenza il suo punto di forza, ossia un refrain veramente incisivo e toccante. Per il resto l'album prosegue diretto e potente fino ad "Army Of Time" (con Victor Love dei Dope Stars Inc.), episodio introspettivo che pare quasi fuori dal contesto, tanto è rallentato il suo tempo. Un album che farà la gioia di ogni amante dell'industrial metal (o EBM/metal, se preferite) e che, pur non essendo un capolavoro di originalità e nella sua eccessiva lunghezza, riuscirà a far saltare dalla sedia anche chi non è particolarmente avvezzo a queste sonorità. Di motivi validi per stringere i pugni e scendere in strada ce ne sono fin troppi...
Silvio Oreste