Le dichiarazioni sul Nazismo di Von Trier hanno, ovviamente, innescato un vespaio di polemiche, scatenando il fatidico esercito di censori...
Ed ovviamente Von Trier è stato bandito seduta stante dal democraticissimo festival di Cannes. E secondo me, bandire in maniera così scomposta e frenetica dimostra solo che i censori stanno al livello più basso, non Von Trier. Dal momento che non mi pare abbia sostenuto il Nazismo nè fatto alcun tipo di apologia, il punto immagino sia stato: "Oh mio dio, ma questo ha parlato di Nazismo e non ne ha detto il peggio possibile, bandiamolo subito!"...
E già mi vedo i suoi seguaci di ideologia opposta voltargli le spalle di qui all'aldilà, potete scommetterci: d'ora in poi sarà "quel regista filonazista"... che tristezza certe semplicistiche etichettature dettate dall'odio di piccoli individui che si ergono a difensori della 'moralità'...
Io credo che nessuno di questi censori si sia preso la briga di ragionare un minimo sulle frasi di Lars, sul loro reale signifcato e, soprattutto, sull'aspetto provocatorio che, se non altro, viene evidenziato in questo articolo che in buona parte condivido:
http://www.iljournal.it/2011/von-trier- ... one/235263
Von Trier e il gusto della provocazione
Le sbalorditive dichiarazioni del regista danese Lars Von Trier a proposito del nazismo stanno facendo il giro del web. Durante la presentazione del suo film “Melancholia”, in concorso a Cannes, il regista ha affermato di comprendere Hitler perché “l’uomo è pieno di male”, di avere, forse, delle discendenze naziste e di voler pensare a un film sulla soluzione finale. Ne è seguita, ovviamente, una bufera di polemiche. Von Trier si è poi scusato, dicendo di essere “caduto in una provocazione”, ma il Festival di Cannes ha replicato immediatamente con un comunicato ufficiale in cui si dice che il regista “è persona non gradita con effetto immediato”. Farsi espellere da un festival come quello di Cannes non è da tutti, e di sicuro aiuta a far parlare di sé. Bisogna soprattutto tenere conto di un fatto: per quanto scioccanti, le osservazioni di Von Trier ben si accordano al suo personaggio, da sempre molto discusso, amante della provocazione nel cinema e nella vita. Se queste frasi deliranti a proposito di Hitler fossero uscite dalla bocca di un qualsiasi altro personaggio pubblico avrebbero certo avuto un diverso peso, ma in questo caso si sta parlando di Lars Von Trier, che proprio sul gusto della provocazione sembra aver fondato parte del suo lavoro di regista, peraltro con risultati spesso fecondi e innovativi. Von Trier, fondatore dell’antihollywoodiano movimento cinematografico Dogma 95, detesta il buonismo e le ipocrisie della società, e nei suoi film lo ha ribadito costantemente – a volte anche in maniera estrema – fin dall’inizio della sua carriera (valga per tutti “Idioti”, del 1998). E’ anche un regista che, è evidente, ama le scene forti: basti pensare ad alcune sequenze di “Antichrist” (2009), volutamente disturbanti, rispetto alle quali viene spontaneo chiedersi se non ci sia un vero e proprio compiacimento nella rappresentazione della violenza. Alla luce di tutto questo, le dichiarazioni incriminate appaiono più che altro intrise di una massiccia e imbarazzante dose di humor nero e anche frutto di un inconfutabile e palese esibizionismo. Con tutto questo non si vuole, e non si può, in alcun modo, giustificare il comportamento del regista a Cannes. Ma conoscere Von Trier e la complessità del suo cinema forse sarebbe d’aiuto per inquadrare ciò che è accaduto in un contesto più ampio e meno fuorviante.