da dave » lun dic 21, 2009 3:43 pm
ITALIA = PAESE DEL TERZO MONDO
Da La Stampa
Da Torino in Calabria
una transiberiana italiana
I passeggeri dell'Itercity 761
In treno per 24 ore, tra guasti e temperature polari
alessandro mondo
torino
Dopo 18 ore trascorse su un treno perso nel nulla - con il riscaldamento a singhiozzo, qualche coperta e poco o nulla da mettere sotto i denti - anche la rabbia si spegne. La signora Barbara non ha nemmeno la forza per parlare: doveva arrivare a Paola, due fermate prima di Lamezia Terme, ieri mattina alle 9,30. Ha messo piede sulla banchina della stazione alle 17,52.
«Una vergogna, mai vissuto niente di simile», sussurra al telefono con una voce che denuncia l’arrivo di un super-raffreddore. I due bambini, 10 e 11 anni, sono riusciti a dormire qualche ora prima dell’arrivo. Il marito, che è venuta a prenderla, si sforza di discutere civilmente in biglietteria le modalità del rimborso.
Barbara Losardo è uno dei «dannati» dell’Intercity 761, un numero che non dimenticheranno tanto presto: partito sabato notte da Torino Porta Nuova alle 23,42, con quasi tre ore di ritardo, è arrivato a Reggio Calabria ieri sera alle 20,35. Oltre venti ore di viaggio da Nord a Sud della penisola: un’odissea ferroviaria senza precedenti. Il maltempo ci ha messo del suo, d’accordo: le Ferrovie, mentre si scusano, fanno notare che il freddo polare ha colpito il trasporto ferroviario in tutta Europa. Anche così, riesce difficile comprendere come nel 2009 sia possibile vivere un simile inferno. «Vicenda incredibile - commenta Sergio Chiamparino, sindaco di Torino -. O si trova il modo di affrontare i ritardi o la gente continuerà a scegliere l’aereo».
Giudizio probabilmente sottoscritto dai passeggeri che sabato notte, a cinque gradi sottozero, abbiamo incontrato davanti all’Intercity fermo nel gelo e con le porte aperte: uomini, donne, bambini. Quando i primi disperati hanno telefonato in redazione erano le 22,30 e il Torino-Reggio Calabria registrava già un’ora e venti minuti di ritardo: «Venite, siamo bloccati in stazione senza spiegazioni».
La versione ufficiale parla del guasto al sistema di riscaldamento di una carrozza, mandato in corto dal gelo o difettoso di suo, ma - stando a quanto ci ha raccontato il personale delle Ferrovie sul posto - pare che anche il locomotore abbia fatto le bizze. «E’ incredibile, nessuno ci dice nulla», protesta Salvatore Grippaldi mentre scende da una carrozza di seconda classe con una copertina blu legata in vita. In un’altra circostanza la scena avrebbe un che di buffo. «Che diamine, dovevamo partire alle 20,50 - si sbraccia dal finestrino Francesco Nicito -. Non ci danno nemmeno una bevanda calda, niente di niente!». Vista da qui, l’alta velocità sembra un sogno.
Raccontano che le coperte sono arrivate pochi minuti prima: omaggio della Protezione civile o dei «City Angels», secondo le versioni. «E non ci sono nemmeno per tutti», precisa Antonio Sigillò. Poca roba, in ogni caso. «Cribbio, qui sopra ci sono bambini e anziani!», impreca Luigi Passero. I passeggeri chiedono, sollecitano, protestano. Il personale, sempre più sotto pressione ogni minuto che passa, cerca di non incrociare i loro sguardi. Alle 23,42, quando il locomotore sbuffa e le porte si chiudono, Angela Laino allarga le braccia. «Vada per il biglietto, ma chi ci risarcirà la nostra dignità?», commenta prima di congedarsi.
Non sa ancora che cosa dovrà passare. Sembra che tutte le sfortune del mondo si accaniscano sull’Intercity. I problemi al sistema di riscaldamento, lungi dall’essere risolti, lo bloccano prima a La Spezia e poi a Pisa Centrale: due ore di sosta forzata in ciascuna stazione. A Pisa una cinquantina di passeggeri, disperati, tentano la fuga e optano per l’Eurostar Fast Genova-Roma salvo scoprire che è bloccato dal maltempo. Raggiungeranno Firenze con un treno locale e da lì, a bordo di un «Frecciarossa», proseguiranno il loro viaggio.
Intanto il «761» riparte da Pisa accumulando ritardo su ritardo: ormai «ha perso la traccia», spiegano in gergo tecnico dalle Fs. Ferma a Roma Ostiense, dove i poveracci ricevono qualche genere di ristoro, poi torna ad arrancare verso la sua meta impossibile. Chi scende a Lamezia Terme, racconta Giuseppe Murace, attende tre quarti d’ora i bus-navetta verso Catanzaro e la fascia ionica. Gli altri passeggeri, rassegnati, tirano dritto sul treno maledetto in direzione di Reggio Calabria: ci arriveranno alle 20,35, avrebbero dovuto mettere piede in stazione alle 12,03.