Riporto dal sito dell'etichetta italian ATMF un comunicato preoccupante che ci aiuta a capire quale inquietante clima da caccia alle streghe mettano in atto certi signori un pò in tutta Europa:
L’increscioso episodio di censura subita recentemente da JANVS su “TERRORIZER”, noto magazine inglese, ampiamente distribuito all’estero e considerato quale uno dei punti di riferimento del Metal estremo, motivata con la presunta quanto infondata adesione politica di destra di JANVS, è occasione per una rapida quanto fredda considerazione sul clima e sullo stato di polizia mentale attualmente in essere nella stampa cosiddetta “indipendente”.
Le circostanze:
A seguito dell’ascolto del nuovo “VEGA” la caporedattrice Louise Brown esprime il suo forte e spontaneo apprezzamento artistico per la band e questo nuovo capitolo, manifestando l'interesse a promuovere il gruppo nella sezione “Breaking faces”, dedicata alle band emergenti. Una volta contattato il responsabile di questa sezione (James Hoare), nonostante venga ribadito dallo stesso il valore di “VEGA”, veniamo posti di fronte ad un interrogativo relativo alle esperienze in gioventù dei componenti del gruppo e presunte associazioni di destra dello stesso. Non ritenendoci il soggetto consono a fornire dettagli così personali (e soprattutto legati alla sfera delle opinioni), non forniamo rassicurazione alcuna, ritenendo l’uscita di cattivo gusto e fuori luogo, aspettandoci invece che venga valutata l’opera stessa, per ciò che manifesta e rappresenta nella sua sostanza. Tuttavia, invitiamo nel contempo la rivista – se nel loro interesse – ad indagare la questione in sede d’intervista. Da quel momento non riceviamo più alcuna risposta da James Hoare, al punto da ricontattarlo per chiarire la vicenda. La risposta è che non avendo fatto “pubblica ammenda” (vorremmo capire di cosa), “TERRORIZER”, una rivista che deve stare particolarmente attenta a ciò che pubblica (testuali parole del nostro interlocutore), non può supportare JANVS, nonostante il suo riconosciuto valore. Chiedendo dove nell’opera di “VEGA” si evincano richiami politici, avendo la stessa ben più ampio respiro e prospettive, troviamo un muro di gomma da parte di chi sembra voler svolgere un ruolo da poliziotto censore delle presunte opinioni personali (perché nessun richiamo è stato fatto ai contenuti concreti) con una convinzione pari a quella di un fedele impiegato della CIA o meglio del KGB o della DDR (visto l’orientamento politico ammesso della rivista durante una discussione telefonica). ATMF viene tacciata di essere anch’essa etichetta politica, pur muovendosi invece su terreni di natura spirituale e culturale. Nello sgradevole confronto telefonico finale con la redazione, dove sottolineiamo come la posizione della rivista ci risulti miope, supportando senza troppe paranoie gruppi quali Sepultura e Napalm Death, emergono altre sfortunate uscite da parte della stessa, quali: “in fondo il nostro giornale prende il nome ‘TERRORIZER’ dal nome del gruppo...quindi...” (lasciamo alla vostra intelligenza capire dove la rivista voleva andare a parare) oppure “in fondo i nostri lettori sono prevalentemente Death Metallers ed il Black Metal non conta un granché”. Tutte uscite evasive per non ammettere ciò che risulta ormai a tutti noi evidente, ovvero l’orientamento politico manifestato dalla rivista stessa. In precedenza era emerso che tutta questa storia fosse esplosa da una telefonata ricevuta in redazione (sulla quale dubitiamo) da parte di un lettore riguardo la pericolosità del progetto JANVS. Pertanto, ci chiediamo se sia ancora possibile che tali soggetti meschini, sconfitti dalla loro stessa assenza di dignità, possano influenzare in questa maniera abbietta e subdola l’opinione pubblica, manipolando le scelte editoriali di una rivista di tale portata, e se i lettori debbano ancora supportare una rivista che si fa in tal maniera ricattare e che teme la sua stessa ombra.
Il termine “estremo” dopo questa incredibile storia, che non è la prima né sarà l’ultima, va quindi ridefinito. Fortunatamente altre realtà editoriali restano ancora in piedi e agiscono a 360 gradi con autentica curiosità senza diventare ostaggio di tali perverse logiche. C’è chi crede invece che i lettori siano un insieme di idioti incapaci di decidere cosa sia meglio per loro, che sia necessario tenerli allo scuro di potenziali “pericoli”, pericoli che forse li avrebbero fatti riflettere su binari non predefiniti, aiutandoli quindi a selezionare cosa sia da supportare o meno, sulla base dell’effettivo valore artistico e non sulla plastica inoffensività garante del sistema. Questo è di per sé l’elemento più riprovevole di tutta questa triste storia.
Se questa è la sua politica, “TERRORIZER” è liberissima di imporla sia ben chiaro ed è bene che la cosa sia chiara e nota a tutti. Invitiamo quindi le etichette ed i lettori che ancora credono nella musica come forma di liberazione dalle catene della modernità a supportare con forza i soggetti che sono realmente liberi e fanno del termine “indipendente” qualcosa di autentico, senza essere supinamente e subdolamente subordinate al timore di reazioni politicamente corrette.