Oggi apro Google e vedo il logo cambiato con un’omarino in b/n con aria depressa francamente indistinguibile. Dicono che è un omaggio a Kurosawa, oggi nel centenario della nascita.
http://revenews.info/akira-kurosawa-ann ... 05297.html
Preferisco il cinema del passato, di tutte le nazioni, a quello dai ’90-00 a oggi, ed ecco perché manco di solito da questa rubrica. Il cinema giapponese è stato ricco e affascinante e presenta spesso una stratificazione di più culture e vari livelli di lettura. Senza pretese esaustive:
Prima di Kurosawa, i grandi della vecchia guardia furono Kenij Mizoguchi e Yasujiro Ozu. In Occidente, di Mizoguchi, dopo gli anni 50 si diffusero “La vita di O-Haru, donna galante”, e “I racconti della luna pallida d’agosto” (Leone Argento a Venezia). La particolarità dei film di Mizoguchi è la poetica intimista, di accenti malinconici e pessimisti, e uno stile pulito e raffinato a volte con soluzioni più pittoriche che narrative. Solo presi tutti insieme offrono un affresco di un’idea della vita e del cinema dell’autore; i fatti rappresentati (dal passato, dal mito, dal presente) formano un discorso unico, in un’ottica di astrazione del reale: il suo modo di rappresentare non è legato alla contingenza del soggetto, della storia. Il desiderio è mostrare contenuti assoluti, sciolti cioè dall’ambiente storico in cui germogliano, per un cinema di meditazione e poesia, attraverso immagini evanescenti e piani sequenza lenti e suggestivi. http://it.wikipedia.org/wiki/Kenji_Mizoguchi
Yasujiro Ozu ha in comune con M. la scelta di rappresentare drammi personali e ambienti dimessi, definisce in modo più particolareggiato i personaggi, ma procede per sottrazione nella rappresentazione, con uno stile scarno e molto essenziale. La tipicità giapponese di Ozu (e la difficoltà magari per un’occidentale di comprenderlo appieno) è proprio l’essenzialità estrema: l’accumulo nelle storie di piccoli fatti, senza oscillazioni stilistiche o segnali di regia, lascia in apparente secondo piano la definizione dei conflitti morali e problemi di coscienza che nel cinema occidentale sono segnalati di norma con tecnicismi o soluzioni formali, qui invece tremolano costantemente sotto la superficie in attesa di esplodere con un segnale che non avviene mai, la cui comprensione è lasciata alla cooperazione interpretativa (e al senso morale) dello spettatore.
Wenders gli dedicò Tokyo-Ga. Apparentemente gran parte del cinema di Ozu tratta di argomenti familiari, in realtà è più profondo e sottile, e vero leitmotiv sono la tensione etica e il conflitto tra legge e libertà, dovere e individualità, crudeltà silenziosa dei legami. Tra i miei preferiti “Tardo Autunno” (60), “Fiori d’Equinozio” (58), “Tarda Primavera”(49).
http://it.wikipedia.org/wiki/Yasujiro_Ozu
Kurosawa nacque il 23/3 ma nel 1910, e giunge alla regia negli anni della 2GM. Se Mizoguchi e Ozu pur in maniera diversa rappresentano la poesia di fatti quotidiani e dimessi per trarne norme filosofiche, Kurosawa tratta testi, storie, temi filosofici e sociali con soluzioni visive violente, molto costruite. I suoi personaggi sono “tipi” di un Giappone violento, aggressivo, mitico e misterioso.
Il ‘barocco’ del cinema di Kurosawa consiste anche nel sovraccaricare le immagini di ritmi interni drammatici, nel dividere a volte in maniera stravagante la narrazione in blocchi.
Queste sue soluzioni si videro già in tutto il mondo a partire dal mitico “Rashomon”, noto per la forma insolita e la forza drammatica: il film ha un tema pirandelliano, la ricerca affannosa della verità di un delitto e la relatività di ogni giudizio umano. Si entra nella modernità con i metodi rappresentativi di questo film, che si dipana tra il relativismo del giudizio e le teorie del punto di vista. Ambientando però la storia in un Giappone leggendario, caricando i personaggi di tratti psicologici e comportamentali, li rende modelli di un’epica nazionale, usando tradizioni letterarie e teatrali.
Il Giappone misterioso e violento si ritrova ne “I Sette Samurai” (54) (è dedicato a questo film ‘Seven Samurai’ l’album di A Challenge of Honour), una storia di violenza, morte, conflitto di potere in un villaggio di contadini. “Il trono di sangue” (57) è una versione del Macbeth di Shakespeare. “La fortezza nascosta” (58) racconto di avventura con samurai, principesse, contadini…; “La sfida del samurai” (61); “Sanjuro” (62)…Comunque Kurosawa non si espresse solo nei film di genere Jidai-geki, http://it.wikipedia.org/wiki/Jidai-geki ma risultati ancora notevoli si trovano in film che trattano temi contemporanei o tratti da opere letterarie, questi privi di effetti lussureggianti ma con una ricerca di forte tensione dell’immagine e della narrazione:
“Nessun rimpianto per la mia giovinezza” (46), “Una domenica meravigliosa” (47), “L’angelo ubriaco” (48). Da segnalare per il cinema mondiale “L’Idiota” (51) da Dostoevskij, “Vivere” (52), “Testimonianza di un essere umano” (55), e “I bassifondi” (57) da Gor’kij, ambientato nel Giappone del 700, che costituiscono la Tetralogia della Solitudine, amare riflessioni sulla miseria morale e i meccanismi della società. Altro dramma sarà “Le canaglie dormono in pace” (60), tra i suoi film più complessi.
Kurosawa è rimasto attivo fino a tarda età: “Barbarossa” (65) romanzo 800esco; “Dodes’ka-den”(70) racconti moderni da S. Yamamoto; “Dersu Uzala” (75) dai diari di viaggio di V. Arseniev. Si assiste così al passaggio da una produzione influenzata dalla letteratura e dal teatro, a una più contemporanea, non intesa come trattazione di temi di vera e propria attualità, ma come interpretazione critica e personale della realtà nella sua intricata struttura. Ritorna però più volte anche sui suoi classici temi.
Ancora magistrali saranno “Kagemusha” (80), “Ran” (85) tragedia della follia ispirata a Re Lear di Shakespeare. In vecchiaia il suo stile rimane talvolta iconograficamente violento e ricco, con uno sguardo implacabile sulle cose, ma che lascia una voluta ambiguità di significati, suggerimento a non fermarsi mai alla semplice apparenza. Ancora escono “Sogni”, “Rapsodia in Agosto” e “Madadayo”. http://it.wikipedia.org/wiki/Akira_Kurosawa
A qualcun altro, arrivato indenne a leggere fin qui piace Kurosawa?